Kerouac e la Beat Generation: il viaggio di Jack, sognatore e ribelle4 min read

14 Marzo 2015 Viaggi -

Kerouac e la Beat Generation: il viaggio di Jack, sognatore e ribelle4 min read

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kerouac beat generation
©Allen Ginsberg LLC, 2013

“La Beat Generation è un gruppo di bambini all’angolo della strada che parlano della fine del mondo”.

Jack Kerouac è per tutti il padre della Beat generation e l’ideatore di Sal Paradise, il personaggio di cui racconta le sue scorribande in giro per l’America nel romanzo On the road del 1957, trasformandolo in una vera e propria leggenda vivente. Ma Jack Kerouac è soprattutto un animo inquieto e ribelle, che decide di trascorrere nove settimane in solitudine facendo la guardia forestale su una montagna a nord-ovest di Washington (esperienza che racconterà nel romanzo Angeli di desolazione). La sua ricerca di pace va di pari passo con il desiderio di disciplina, che lo spinge prima all’università e poi in Marina Militare, ma senza mai trovare quello che cerca.

“Ho ricevuto una buona istruzione elementare dai Gesuiti della Scuola Parrocchiale di St. Joseph a Lowell, che mi permise di guadagnare degli anni nell’ammissione alla scuola pubblica […]. Ho fatto della lunghissime passeggiate notturne sotto i vecchi alberi del New England con mia madre e mia zia. Ascoltavo attentamente le loro chiacchiere. Ho deciso di diventare uno scrittore a 17 anni, sotto l’influenza di Sebastian Sampas, un giovane poeta locale che più tardi morì nello sbarco di Anzio. A 18 anni ho letto la vita di Jack London e ho deciso di diventare un avventuriero, un viaggiatore solitario…”

Così si racconta Kerouac, nato nella cittadina di Lowell, nel Massachusetts, il 12 marzo 1922. Un personaggio solitario, che preferisce affidare i suoi pensieri alle rive del suo quaderno piuttosto che alla voce. Un uomo alla ricerca di se stesso lungo le strade piuttosto che dentro quattro mura. Vagabondando e viaggiando senza un soldo in tasca, elemosinando passaggi di fortuna e accettando lavoretti qua e là, rifugiandosi nell’alcool fino a perdere il contatto con la realtà, fino a farsi prendere da veri e propri attacchi di febbre letteraria che lo portano a scrivere per ore. Il personaggio di Dean racconta:

“Adesso considera un po’ questi qua davanti. Hanno preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove devono dormire stanotte, quanti soldi per la benzina, il tempo, come ci arriveranno… e in tutti i casi ci arriveranno lo stesso, capisci. Però hanno bisogno di preoccuparsi e d’ingannare il tempo con necessità fasulle o d’altro genere…”

L’esperienza di Kerouac e della Beat Generation non ha ispirato solo una generazione di lettori, ma anche svariate generazioni di viaggiatori innamorati della strada e desiderosi di percorrerla senza una meta precisa: “Una macchina veloce, l’orizzonte lontano e una donna da amare alla fine della strada…”.

kerouac beat generation
@Thomas Hawk

Jack Kerouac ci regala il reportage di un’America in piena Guerra Fredda, non quella del Sogno, ma quella “vagabonda”, anti-sistema, pacifista, abitata dai sogni piccoli e sbrigativi di una generazione stanca, battuta, disillusa e senza la speranza di poter lasciare né ricevere qualcosa dal mondo in cui vive. Una generazione che si rifugia nell’evasione, nell’alcool e nel divertimento. Esattamente come Jack, bello e dannato nella vita e nella scrittura.

Affascinato dal genere musicale bebop e soprattutto da Charlie Parker, Kerouac scrive i suoi testi senza senza attenersi alla rigidità delle regole grammaticali, bensì utilizzando periodi lunghissimi, che nella sua immaginazione ricordano gli assoli del sassofono.

Jack Kerouac fu il primo a parlare di beat (battuto, sconfitto) riferendosi al prototipo dell’uomo moderno sconfitto dalla società, dalla falsa comunicazione, dall’avidità per il denaro, dalla violenza, dalla sete di potere. Fu invece la giornalista e traduttrice Fernanda “Nanda” Pivano a coniare il termine beatnik per indicare i giovani della Beat Generation, che contestano il conformismo della società materialista, mettono in discussione i canoni standard di “rispettabilità” ed esprimono il loro rifiuto con un atteggiamento nel quale confluiscono spinte diverse: in primo luogo ribellione, manifestata attraverso la scelta di un’esistenza vagabonda sulle strade e sui treni d’America e attraverso la libertà sessuale, voglia di una vita sfrenata e senza regole. Si tratta di un atteggiamento volutamente passivo, che non si propone di abbattere le istituzioni per stabilirne altre più consone alle esigenze dell’uomo, ma contrappone, alla falsità della società borghese, la chiusura in un proprio mondo solitario, del quale fanno parte solo coloro che condividono gli stessi ideali.

Kerouac beat generation
@Steve Rhodes

Quello di Kerouac fu un viaggio a diversi livelli. Fisico, di spostamento per le strade del mondo; mentale, accompagnato dall’alcool e dalle droghe; e poi antropologico, nel costume, nelle mode e nei comportamenti. Concetti che ritroviamo “Sulla strada”, quando alla fine di tanto girovagare nel suo Paese, da costa a costa, da Oceano a Oceano, e in mezzo mondo, Kerouac chiude il suo viaggio a 47 anni tornando al punto di partenza: dopo l’ultima grande peregrinazione in Europa, tra Portogallo e Germania, Kerouac ritorna negli USA, in Florida, per morire di cirrosi epatica a St. Petersburg, il 21 ottobre 1969, alcolizzato e perseguitato dalla consapevolezza che la sua vena creativa si è esaurita troppo velocemente.

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Viaggiatrice, sognatrice, lettrice. Una tesi in storia contemporanea e un corso in Gestione dell'Immigrazione sintetizzano la sua vita universitaria. Girasoli e asini le sue passioni. Nello zaino non mancano mai i libri, la macchina fotografica, la passione per i viaggi e un paio di scarpe da ginnastica con cui segnare la strada.
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