Kakà, storia di un campione ritrovato3 min read
Reading Time: 3 minutesUn ragazzo trentunenne, esploso dieci anni fa, vicino ai 100 gol con la maglia del Milan e vincitore di un pallone d’oro è la sorpresa della settimana. Non siamo impazziti, è semplicemente la storia della rinascita di Ricardo Kakà.
Era settembre e il Milan vincitore del turno preliminare di Champions si apprestava a subire delle importanti modifiche: via Boateng, troppo discontinuo e ormai inviso ai tifosi, dentro Kakà, il figliol prodigo, il terzo grande ritorno dell’epoca berlusconiana, dopo i due, ben poco fruttuosi, di Gullit e Shevchenko.
Un ritorno importante ma denso di interrogativi, perché Kakà, che con il Milan aveva vinto tutto, non è mai riuscito a dimostrare tutto il suo talento a Madrid, fermato prima dagli infortuni, poi dalla concorrenza, poi dalla mancanza di fiducia. Il Kakà che tornava a Milano dopo quattro stagioni nei blancos non era certo lo stesso calciatore che aveva lasciato Milanello nel 2009. Un giocatore totale, dotato di una grandissima capacità tecnica in progressione e da fermo. Un trascinatore in campo, un esempio, un campione capace di fare questo. E poi quella faccia da eterno bravo ragazzo, il campione buono, amato da tutti, l’anti-Balotelli.
Quel bravo ragazzo, che nell’estate del 2009 aveva tradito i cuori rossoneri in un Milan che iniziava già a smantellare la gloriosa squadra del periodo ancelottiano, è tornato “a casa” per ricominciare a giocare a calcio, perché nel Real Madrid di Mourinho non ne aveva più avuto modo. L’obiettivo, nemmeno tanto nascosto, è quello di riconquistare la nazionale brasiliana che il prossimo giugno giocherà i mondiali in casa, magari riuscendo a dare un contributo importante a questo nuovo Milan in cui si è ritrovato, che naviga in acque ben più torbide rispetto a quello che aveva abbandonato quattro anni fa.
La rinascita personale del 22 rossonero non è iniziata però nel migliore dei modi: da un parte una squadra in eterna difficoltà di gioco e di classifica, dall’altra il faticoso esordio a Torino, la prova incolore e un infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi per un mese. Sembrava la vittoria degli scettici, di chi accumunava la seconda parte di carriera di Kakà a quella di altri brasiliani del recente passato – Rivaldo, Adriano, Ronaldinho – prima fenomeni e poi, alla soglia dei trent’anni (o in alcuni casi anche prima), talenti smarriti.
Ricky, invece, è tornato. Titolare nella sfida stellare al Barcellona di Messi, dove è stato autore di una prestazione quasi commovente per lo spirito di sacrificio messo in campo. Poi è arrivato il primo, straordinario, gol della stagione.
Infine, nell’ultima settimana, quella appena trascorsa, Kakà ha convinto anche i più scettici, tornando a giocare come un tempo. Tre gol consecutivi in tre partite differenti, tutto il Milan sulle sue spalle, l’inizio di una rinascita in grado di portarlo nuovamente in verdeoro – anche perché non riusciremmo più a comprendere come faccia Scolari a preferirgli Robinho.
Non avrà più la velocità di esecuzione di un tempo – a volte è evidente come impieghi un paio di secondi in più a muoversi negli spazi stretti – ma ha ancora i suoi colpi straordinari, la capacità innata di farsi seguire dai compagni, di gestire lui stesso dal campo i movimenti del pallone, di essere leader onnipresente della causa rossonera. Un campione ritrovato, una scommessa vinta: Ricardo Kakà.
Immagine| Calciomercato news
Nikolas Kallmorgen
Il link al gol al Manchester è un colpo basso...brividi :)