Che ne sarà di Juan Martin del Potro?3 min read

28 Giugno 2015 Uncategorized -

Che ne sarà di Juan Martin del Potro?3 min read

Reading Time: 3 minutes
juan martin del potro
@wikimedia

Vorrei soltanto trovare la felicità e non avere più problemi fisici

È una delle frasi che più colpisce tra le tante pronunciate da Juan Martin del Potro nel suo videomessaggio in cui annuncia l’imminente operazione al polso sinistro, la terza in poco più di un anno. Colpisce perché si accompagna allo sguardo malinconico di un ragazzo tanto forte quanto sfortunato. Non che l’argentino sia mai stato un mostro di vivacità, ma quello che appare nel video è un “Delpo” da coltellata al cuore: sguardo quasi assente, le mani in continuo movimento a rivelare un certo nervosismo e un cuscino stretto a sé quasi a cercare un conforto.

Questo è oggi Juan Martin del Potro, la “Torre di Tandil”, città vera e propria fucina di talenti. La torre però rischia seriamente di crollare, messa a dura prova da problemi alla schiena, alla colonna vertebrale, al fianco ma soprattutto ai fragilissimi polsi. C’è il rischio sempre più concreto di perdere per sempre il dritto più devastante del tennis, di perdere un giocatore vincente, uno capace di vincere le grandi partite, di tenere testa ai Fab 4.

È il tremendo destino di un ragazzo diventato campione a 20 anni, quando tra il luglio e l’agosto del 2008 collezionò 23 vittorie consecutive che gli valsero i trofei di Stoccarda, Kitzbuhel, Los Angeles e Washington. La consacrazione arriva l’anno dopo: fa quarti all’Australian Open, semifinale al Roland Garros e allo US Open compie il capolavoro massacrando Nadal in semifinale con un triplo 6-2 (sconfitta più pesante in uno Slam per lo spagnolo) e in finale sgambetta Federer rimontando uno svantaggio di 2 set a 1. Nessuno era mai riuscito a vincere uno Slam battendo nello stesso torneo i due colossi degli anni 2000, un’impresa che solo Djokovic avrebbe ripetuto un paio d’anni dopo. Il 2009 di Delpo finisce con una finale persa al Masters ma con la consapevolezza di essere nell’élite del tennis mondiale.

I guai però sono dietro l’angolo e investono come un treno in corsa questo ragazzone di quasi 2 metri: perde agli ottavi all’Australian Open e il polso fa crac, è costretto ad operarsi e a star fermo otto mesi, quando torna ci mette un po’ a ingranare ma pian piano si rivede il giocatore devastante di poco tempo prima. Chiude il 2011 alla soglia dei top 10, che ritrova l’anno dopo, vincendo anche una prestigiosa medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra. Gli manca il guizzo decisivo come nel 2009, però è lì tra i migliori, chiude il 2013 come numero 5 del mondo e si ha di nuovo la sensazione che il miglior Juan Martin del Potro stia tornando e che possa puntare nuovamente alla vittoria in un Major.

Il destino, infame, bussa di nuovo alla porta: a inizio 2014 subisce una brutta sconfitta al secondo turno degli Open australiani, qualcosa non va e l’incubo prende definitivamente forma a Dubai, quando è costretto a ritirarsi, tra le lacrime, contro l’indiano Devvarman: il polso, stavolta il sinistro, fa troppo male. Altra operazione, altra lunga riabilitazione e altra stagione buttata via.

Il resto è storia recente: ritorna a gennaio 2015 giocando un buon torneo a Sidney, ma il dolore c’è ancora, tanto da dover andare nuovamente sotto i ferri per un altro piccolo intervento. Le cose però non vanno come dovrebbero e oggi Delpo lo ritroviamo sul divano di casa sua, con accanto una foto dei momenti felici, ad annunciare il terzo intervento a quel polso martoriato. Ma forse, quel che più spaventa è la rivelazione che l’argentino fa durante il video:

Per la prima volta da quando è comparso il dolore, non mi sto più allenando sul piano tecnico e atletico ma sto lottando mentalmente e psicologicamente per non arrendermi e cercare soluzioni

Già, del Potro non si allena, eppure non avrebbe alcun tipo di problema a giocare il dritto, il servizio, il rovescio slice, oppure fare semplicemente lavoro atletico senza coinvolgere il braccio sinistro. Invece ha scelto di fermarsi completamente, si sta lasciando “morire” e questo angoscia tanto quanto vederlo su quel divano, con lo sguardo di chi forse non ha più la forza di combattere.

CONDIVIDI

Classe 1991, nato a Palermo e cresciuto a pane (e panelle), Milan e fumetti Disney. Folgorato da Federer durante Wimbledon 2003, ho iniziato ad interessarmi anche al tennis, praticandolo da autodidatta e con pessimi risultati. Divoratore di pizza, appassionato e ossessionato da ogni tipo di statistica, studio Comunicazione ma odio comunicare.
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

TORNA
SU