Joan Miró, le opere famose: in mostra l’essenzialità della materia5 min read
Reading Time: 4 minutesLa mostra Joan Miró: la forza della materia, in corso al Mudec di Milano, racconta il percorso di sottrazione portato avanti dall’artista catalano sulla realtà rappresentata nelle sue forme primarie. Filo conduttore della mostra è l’essenzialità della materia che nei suoi lavori si è fatta linguaggio universale, superando i limiti delle forme e dell’apparire delle cose, una lingua che punta al nucleo dell’esistenza.
L’avventura artistica di Miró inizia negli anni ’20 e ’30 del Novecento, sotto l’influsso potente e liberatorio del Surrealismo, movimento che portava ad allontanarsi dal controllo della razionalità per esplorare le potenzialità espressive dell’inconscio. La sua emancipazione dal realismo lo spinge a cercare forme sempre più essenziali, alla ricerca di una profonda semplificazione della realtà stessa.
La sua arte sembra così rimandare a quella primitiva, fatta di segni fondamentali: linee, punti, spirali, che si caricano di contenuti sintetizzanti il mondo tangibile.
Personaggi, uccelli, stelle
Nelle opere più famose di Miró prendono forma figure singolari, i cui tratti sono ridotti al minimo ma la cui espressività riempie lo spazio. La loro semplificazione è tale da riuscire a concentrare in esse intere categorie: il genere umano, la natura che si manifesta sotto forma di uccelli, l’infinito che si rispecchia nel simbolo della spirale, il cielo fatto di semplici stelle.
Non c’è bisogno di altro per Miró. Gli elementi fondamentali sono tutti rappresentati. Quello che elabora è un vero e proprio vocabolario espressivo, che si sposa con la sua permanente sete di sperimentazione di tecniche e materiali da utilizzare e modellare.
I colori diventano significato, partecipano alla resa grafica della materia, ne riempiono le forme, ne rafforzano l’impatto visivo. In un’esplosione di vitalità che sembra quasi contrastare con la semplicità dei tratti pittorici.
I suoi stessi soggetti danno il nome alle opere, come se si volesse lasciare parlare l’essenza delle cose. In Personaggi, uccello, stelle (1942) la scena appare quasi caotica, lasciando trasparire un senso di vivace energia. Lo sfondo è sfumato sui toni del grigio, su cui si stagliano colpi di luce pura dati da colori accesi: il giallo, l’azzurro, il rosso.
L’uccello appare nella sua forma elementare, riconoscibile agli occhi di tutti, al contrario del personaggio che l’autore decide di non caratterizzare e di rendere con un intreccio di linee curve, a richiamare forse i garbugli interiori, la complessità umana.
Joan Mirò, le opere famose e la capacità di guardare oltre le cose
La mano di Miró scorre sulla tela con potenza sempre mutevole, scegliendo tecniche e materiali adatti alla sua energia espressiva. Il tratto tenue della matita si fonde con l’impalpabile luminosità degli acquerelli, dell’inchiostro di china. In queste tele anche i disegni si fanno leggeri, sognanti, non materici, ponendo le figure in una dimensione onirica, al di sopra di cielo e terra.
Con l’avanzare del tempo la sua mano sembra caricarsi di una forza diversa, tradotta in tratti pittorici massicci, che segnano la tela come se volessero squarciarla. E quando la pittura non basta più questa viene abrasa, addirittura bruciata. In alcune delle opere più famose di Miró le figure si fanno grandi, conquistando lo spazio, e le tele si popolano di occhi.
L’emotività e l’intensità dei personaggi è tutta racchiusa nella pupilla vispa, penetrante, ora indagatrice ora semplicemente curiosa.
Ne è esempio il dipinto Testa (1940-1970) al cui centro si impone tutta la forza incisiva di un occhio rosso, dalla pupilla dilatata, come quello di un rapace che scruta nel buio. L’occhio come simbolo della capacità di guardare oltre le cose per arrivare all’essenzialità della materia.
La cultura materiale secondo Miró
La curiosità di Miró nei confronti della materia si traduce in un profondo rispetto, non mancherà infatti di affermare in diverse occasioni che è proprio questa a dare il via a tutto, a decidere. E nel suo lavoro l’artista catalano si cimenta in continue sperimentazioni che lo vedono alle prese anche con semplici tavole di legno, trasformate in supporti vivi per la sua arte. I nodi naturali del legname diventano infatti elementi stessi della narrazione pittorica. In queste serie su legno e carta da imballaggio (Personaggio, uccello e Personaggio, uccelli, entrambe del 1976) sono le linee nere a comandare, disegnate di slancio, sono questi i primi tratti dettati dalla mano di Miró, gli stessi poi che suggeriscono all’artista come proseguire il lavoro.
Con la scultura egli continua a giocare, usando la tecnica della cera persa e l’assemblaggio di vecchi oggetti caduti in disuso a cui dona nuova vita.
La cultura materiale con Miró diventa arte, elementi della quotidianità sono recuperati e trasformati in parti vive di personaggi fusi in bronzo.
La sperimentazione prosegue ancora con le acqueforti e con l’uso del carborundum che portano alla creazione di opere energiche, fortemente espressive, dove i colori si contendono lo spazio attraverso un gioco continuo di forme piene e vuote. Il nero segna i confini delle figure, limiti profondi che sanno di infinito, intorno ad essi le stelle e una scala, segno di una possibilità di fuga, di liberazione.
Nel 1969 Miró auspica così una fuga dalla realtà minacciosa per la Spagna di Franco. I due amici sono rappresentati intrecciati tra loro, a segnare l’importanza dei legami, dell’aiuto reciproco, sotto un cielo di stelle dove non abbandonare mai la speranza nel cambiamento.
Joan Miró. La forza della materia ideata dalla Fundació Joan Miró di Barcellona sotto la direzione di Rosa Maria Malet, Direttrice della Fondazione, è in corso al Mudec fino all’11 settembre 2016.
Stefania Cardinale
Questa credo proprio che non me la perderò!