Italicum: 5 cose che sappiamo dopo la decisione della Consulta3 min read

26 Gennaio 2017 Politica Politica interna -

Italicum: 5 cose che sappiamo dopo la decisione della Consulta3 min read

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Italicum: 5 cose che sappiamo dopo la decisione della Consulta
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  • La Corte Costituzionale, la cui decisione era attesissima dal day after del referendum costituzionale, ha parlato: l’Italicum è immediatamente applicabile in tutte le sue parti tranne il ballottaggio al secondo turno per le prime due liste e i capilista bloccati. Tradotto: potete tenervi la legge elettorale, che viene però stravolta rispetto alle sue intenzioni originarie, ovvero di andare verso un maggioritario molto consistente (pure troppo, appunto). Resta una legge proporzionale per la Camera, che darebbe una solida maggioranza solo nel caso uno degli schieramenti superi il 40%. Solo per la Camera, ricordiamo, perché l’Italicum non prevedeva la vittoria del No al referendum e quindi implicitamente dava per scontato la non eleggibilità del senato. Si andasse a votare oggi, come voterebbero gli italiani: qui trovate un riassunto dell’Ansa sul tema. Italicum + Consultellum, non proprio il massimo della vita ma abbiamo visto addirittura di peggio (remember Legge Calderoli detta anche Porcellum?)
  • Il governo Renzi, nonostante molti esponenti del Partito Democratico più o meno festeggino la decisione della Consulta (vedi il senatore Stefano Esposito, per dirne uno) ha tirato fuori a modo di vedere della Corte Costituzionale una legge in parte incostituzionale. Ora, premesso che la Corte Costituzionale non è la divinità scesa in terra, Renzi non ci fa una bellissima figura. E infatti non si esprime a riguardo, preferendo chiosare, dal suo nuovo blog su Medium, che il futuro, prima o poi, torna. Al di là della retorica, sarebbe bello ascoltare l’ex premier sulla decisione della Consulta: ma l’Italicum non si era detto fosse un’ottima legge?
  • Quindi si può tornare a votare oggi, ma è molto improbabile che ne esca un governo chiaro e stabile: due rami del Parlamento con due leggi elettorali differenti, sostanzialmente proporzionali, in uno scenario tripolare, dove i tre schieramenti difficilmente possono ambire a stravincere, ci regalerà probabilmente uno scenario da grande coalizione alla tedesca, come ci ricorda Andrea Sarubbi, ex deputato PD. Siamo sicuri di volerlo?
  •  L’assenza del ballottaggio annulla il vantaggio che l’Italicum dava politicamente al Movimento 5 Stelle. Se apparentemente questo non sembra sconfortare Beppe Grillo, che dal suo blog lancia la missione 40%, realisticamente i 5 Stelle possono dire addio a sogni di gloria, a meno che non decidano di allearsi. Smentite le voci su una possibile liaison con Meloni e Salvini, con queste condizioni i 5 Stelle potrebbero ritrovarsi ad essere opposizione ad un governo Pd-centrodestra. Non necessariamente un male al momento, viste le enormi difficoltà del Movimento a trovare una classe dirigente degna: gli elettori 5 Stelle però potrebbero non accontentarsi di altri cinque anni di opposizione, anche perché le condizioni sembrano molto favorevoli ad un governo anti establishment. Se non ora, quando?
  • A favore del voto subito ci sono Matteo Renzi e la sua parte di PD, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle. Contrari una parte del PD (Bersani e la minoranza anti Renzi, Franceschini e coloro che fanno parte del governo Gentiloni, renziani esclusi), il Nuovo Centrodestra, Forza Italia che spera nella riabilitazione di Berlusconi da parte della Corte Europea e soprattutto il Presidente della Repubblica Mattarella, che vorrebbe una legge elettorale uniforme per Camera e Senato con regole del gioco più chiare. Da una parte coloro che hanno la certezza di prendere molti voti, dall’altra governo attuale, Mattarella e quei partiti che temono il patatrac come Forza Italia e il gruppo Alfano. Dopo la decisione si gioca una partita molto delicata, che ha la sua soluzione dentro il Partito Democratico: Renzi ha la forza e i numeri per imporre a Gentiloni le dimissioni? Se la risposta è sì, probabilmente andremo a votare quasi subito, altrimenti si inizierà a parlare di come modificare la legge elettorale e sarà molto difficile vedere le urne prima del 2018.

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Lo appassionano filosofia, semiotica e Fc Internazionale. Prova a prendersi cura della comunità di Le Nius, in pratica delle relazioni con le persone. Formatore nelle scuole. Per lavoro si occupa di strategie digitali. davide@lenius.it
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