Isola di San Giulio: così piccola, così piena di storia8 min read

16 Agosto 2017 Viaggi -

Isola di San Giulio: così piccola, così piena di storia8 min read

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Isola di San Giulio
@Ashley Coates via VisualHunt.com

Continuiamo il nostro giro per le isole d’Italia andando in Piemonte. Immaginate di trovarvi su una barca che solca le acque tranquille del Lago d’Orta e di dirigervi verso una minuscola isola, occupata quasi interamente da un monastero. Non stupitevi se, nelle carezze del vento, vi sembrerà di sentire delle voci misteriose ripetere un nome: “Lamberto… Lamberto…”

Potrebbe essere un ricordo d’infanzia, che ritorna alla vostra mente perché vi trovate davanti all’Isola di San Giulio.

Isola di San Giulio, un gioiello per pochi

Per raggiungere l’Isola di San Giulio non dovrete allontanarvi molto dalla riva del Lago d’Orta: soltanto 400 metri. Del resto, l’isola è lunga 275 metri e larga 140.

L’edificio che la domina è l’Abbazia Benedettina Femminile Mater Ecclesiae, mentre pochissime sono le famiglie che hanno deciso di abitare l’isola in pianta stabile. Molte delle case che circondano l’abbazia sono semplici abitazioni per vacanze: logico che la minuscola ma preziosa isola sia una vera e propria oasi di pace, adatta a chi ha bisogno di passare qualche giorno in totale relax o in meditazione, per ritrovare il contatto con una vita, oggigiorno, fin troppo frenetica.

Una bella possibilità per rilassarsi si ha percorrendo la strada perimetrale dell’isola, dove è possibile leggere, in più lingue, una serie di aforismi a tema silenzio e meditazione.

L’Isola di San Giulio è però gettonatissima anche per le gite mordi e fuggi: il panorama del lago che si osserva dalle sue rive è impagabile e le bellezze dell’Abbazia meritano sicuramente una visita, così come, naturalmente, la Basilica di San Giulio, che custodisce in una teca di cristallo le spoglie del Santo.

Non stupitevi di trovare i muri occupati da centinaia di scritte: non sono atti di vandalismo, ma un’antica usanza di lasciare un ricordo del proprio passaggio.

Un po’ di storia

A guardarla verrebbe da chiederselo: come farà tutta questa storia a occupare un’isola così piccola? Eppure, vi sono testimonianze della presenza dell’uomo sull’isola già nella preistoria.

C’è chi dice che in epoca romana l’isola fosse completamente abbandonata, c’è invece chi sostiene che vi si trovasse un centro culturale precristiano. In ogni caso, la leggenda secondo cui San Giulio vi avrebbe fatto costruire una basilica nel 390 è stata avallata da recenti ricerche archeologiche.

Nel Medioevo, l’isola divenne addirittura un centro difensivo e fu fortificata. Varie guerre e dominazioni ecclesiastiche portarono alla distruzione del castello che si trovava originariamente sull’isola e che venne sostituito dal Seminario Vescovile e, più tardi, dall’Abbazia.

L’Isola di San Giulio salvata da un drago

@elparainbow via VisualHunt.com

Dopo la storia, torniamo alla leggenda e precisamente a quella che vuole che, nell’antichità, l’isola non fosse altro che la tana di un temibile drago. Tale drago si comportava come tutte le creature del suo genere: terrorizzava gli abitanti della zona, distruggeva i raccolti, divorava gli animali e, quando gliene capitava l’occasione, anche qualche malcapitato paesano finito sotto le sue grinfie. Insomma, un vero e proprio incubo: del resto, provateci voi a vivere con un drago accanto a casa!

Ovviamente, nessuno era mai stato così coraggioso da pensare di affrontarlo, fino a che non si stabilirono a Gozzano, vicinissimo al lago, due fratelli di nome Giulio e Giuliano.

Fu Giulio, il futuro San Giulio, a decidere di porre fine a quella situazione. Una volta attraversato il lago con il solo aiuto del proprio mantello steso sulle acque come una zattera, affrontò il drago, uccidendolo. Una leggenda semplice e classica, che ancora oggi contribuisce a creare un alone di meraviglia intorno alla figura del Santo.

A testimonianza della vicenda, presso l’abbazia Mater Ecclesiae è ancora oggi conservato un eccezionale reperto: quella che viene definita una “vertebra di drago”. Si tratta, più probabilmente, di una vertebra di qualche enorme animale preistorico conservatasi fino ai nostri giorni, ma quello che è certo è che è stata rinvenuta vicino all’isola, e che la sua vista non manca mai di suggestionare i visitatori.

L’Abbazia Mater Ecclesiae

Entriamo, quindi, nell’Abbazia, non solo per vedere questo straordinario osso, ma anche per osservare la vita delle religiose. Sono veloci e leggere mani femminili, quelle che curano l’Abbazia Mater Ecclesiae e le varie attività che in essa si svolgono: come già detto, si tratta infatti di un’Abbazia abitata da suore.

Chi fosse attratto dal misticismo e dalla meditazione, sappia innanzitutto che qui si offre ospitalità quasi tutto l’anno, sia a singoli che a gruppi: un’occasione propizia per passare qualche giorno in raccoglimento e in dialogo con se stessi e con la propria spiritualità.

Ma non solo di questo si occupano le monache: sono anche delle studiose, effettuano traduzioni e scrittura di testi sulla Lectio Divina. Inoltre, si effettua restauro di tessuti antichi con alta professionalità, in una “Scuola di Restauro di Tessuti e Arazzi” collegata con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Vi si tessono paramenti sacri sugli antichi telai a mano, vi si dipingono icone e si producono le ostie-pane. Insomma, le suore benedettine non hanno certamente tempo per oziare!

Lamberto e l’Isola di San Giulio

Facciamo, però, un passo indietro: all’inizio vi ho parlato di un certo Lamberto, il cui nome potrebbe capitarvi di sentire urlato nel vento, avvicinandovi all’isola. Ma chi è questo Lamberto?

Nient’altro che il protagonista di un romanzo breve per bambini, “C’era due volte il Barone Lamberto” di Gianni Rodari. Si tratta di un curioso nobile che, ossessionato da una profezia ricevuta in Egitto da un santone, ha assoldato ben cinque dipendenti che hanno il solo e unico compito di ripetere in continuazione il suo nome dentro a un microfono, poiché, nelle parole del santone,

colui il cui nome è sempre pronunciato resta in vita.

Tutto questo fino a che un nipote, per liberarsi di lui, somministra del sonnifero ai suoi dipendenti. Il Barone muore, ma, al suo funerale, le persone che ripetono, piangendo, il suo nome, sono talmente tante da riportarlo in vita.

Ovviamente, la vicenda si svolge proprio sull’Isola di San Giulio, che, in questo modo, è stata legata per sempre anche alla letteratura.

Adesso scendiamo a Orta

Orta San Giulio
@michael clarke stuff via VisualHunt.com

Per quanto interessante, ricca di storia e di vedute suggestive, l’Isola di San Giulio è estremamente piccola e, a meno che non vogliate passare la giornata in meditazione, prima o poi sentirete l’esigenza di riprendere il traghetto e tornare a Orta.

A quel punto non potrete fare a meno di visitare il paesino e di perdervi nelle viuzze pavimentate di ciottoli, osservando gli edifici quasi in stile viennese, vivacemente colorati. Sicuramente avrete anche voglia di fermarvi in uno dei tanti caffè con i tavolini all’aperto che si trovano sulla piazzetta principale.

Non rimanete, però, troppo a oziare e mettetevi in marcia per affrontare la salita che porta alla Chiesa dell’Assunta, una bella costruzione fra il barocco e il rococò, che contiene anche la Cappella del Rosario, oltre a innumerevoli dipinti di grandi artisti.

Purtroppo non è visitabile Palazzo Penotti Ubertini, nella stessa piazza della Chiesa, come non lo è Villa Bossi, che si affaccia sul lago e che oggi ospita uffici comunali. Sono però notevoli i giardini.

Una curiosità: su di un terrazzino affacciato sul lago noterete la statua bronzea di un pittore davanti a un cavalletto vuoto. Sembra proprio voler immortalare l’Isola di San Giulio, che si pavoneggia davanti a lui: è “Il quadro perfetto”, un’opera dello scultore Carl Heinz Schroth.

Orta e Isola di San Giulio: come arrivare e come muoversi

Il Lago d’Orta, come potete immaginare, non si trova nelle vicinanze di aeroporti: il meno distante è quello di Milano Malpensa. In auto potrete raggiungere facilmente il lago dalla A26, mentre in treno la stazione è Orta/Miasino.

Vi sono bus che partono da Arona e Stresa: trovate informazioni sul sito del Comune. Per quanto riguarda la navigazione sul lago, vi basterà avvicinarvi al porticciolo e verrete indirizzati dagli stessi barcaioli verso l’imbarcazione giusta. Oppure informatevi qui.

Dove dormire e dove mangiare

A Orta, un hotel veramente suggestivo che è anche un ottimo ristorante è l’Hotel Leon d’Oro, adatto per un soggiorno speciale: pur vantando solo tre stelle è un vero e proprio hotel di charme. Se, però, avete voglia di una cena romantica sull’isola, per voi c’è il Ristorante San Giulio.

Gustate una tipica paniscia, risotto con fagioli borlotti, cavolo verza, odori, vino rosso, lardo, cotica e salam d’la duja. Assaggiate anche il gorgonzola DOP e la fidighina, salame a base di fegato. Come dolce, i biscottini di Novara, senza latte né burro, digeribilissimi, e ancora fra i pochi a mantenere la tradizione della doppia cottura dalla quale deriva il termine biscotto.

Insomma, che siate alla ricerca di voi stessi, del fantasma di Lamberto o del drago, vi conviene passare almeno una giornata a Orta e all’Isola di San Giulio. Come minimo, approfitterete della stupenda vista, dell’aria di lago e della deliziosa cucina. E, soprattutto, avrete la possibilità di vivere uno dei luoghi più incantevoli al mondo.

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Fiorentina per nascita, pratese per residenza, cittadina del mondo per vocazione. Ama viaggiare, studiare le lingue, scrivere racconti, cantare, ballare, la musica, il teatro, i musei, l’arte. Scrive per ogaeitaly.net e recensisce libri per sololibri.net. Il suo peggior difetto è essere curiosa della vita. O è un pregio?
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