Intervista a Giacobbe Fragomeni: “Non è più la boxe di Loi, ma io mi diverto ancora”3 min read

18 Aprile 2014 Uncategorized -

Intervista a Giacobbe Fragomeni: “Non è più la boxe di Loi, ma io mi diverto ancora”3 min read

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@World Series Boxing
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Giacobbe Fragomeni è pronto a tornare sul ring. Ci sale tutti i giorni, su quello della palestra in Emilia che da quattro anni è diventato il covo dei suoi allenamenti. Di primavere alle spalle il pugile milanese (nella foto con Simona Galassi, a lungo simbolo della boxe femminile italiana) ne ha 44, con tante battaglie nei guantoni e una gran voglia di non fermarsi. E’ cosciente di avere meno cartucce da sparare di un tempo, arriva con l’esperienza dove la carica giovanile lo spingeva a inizio carriera. Di esuberante è rimasto il carattere, che lo ha reso un beniamino non solo a Milano e dintorni. ”Bisogna sempre sorridere – dice – e poi io sono contento di stare in mezzo alla mia gente. Tanti verranno a vedermi da Parma, da Venezia. Per fortuna i tifosi non mi mancano”.

Il 26 aprile a Rho salirai sul ring per un match di preparazione verso l’Europeo dei massimi leggeri contro Grigory Drodz, in una riunione alla quale parteciperà anche Andrea Sarritzu. Come ti senti?

“Non conosco ancora l’avversario, ma l’importante è essere a posto io. Se sto bene non mi interessa molto chi ho di fronte. E’ un avvicinamento al prossimo incontro, mi sto preparando con tranquillità, come per ogni gara importante. Gli avversari non vanno mai sottovalutati e a quasi 45 anni non posso permettermi di sbagliare”.

Quali stimoli ti spingono, dopo oltre vent’anni di carriera, a boxare ancora?

“So che tra un po’ dovrò smettere, non voglio arrivare al momento in cui farò ridere i polli, ma sto bene fisicamente e mentalmente. Quando hai queste cose vai sempre avanti. Io mi diverto, a combattere e ad allenarmi. Credo sia questo il trucco. Ho iniziato a 21 anni, non prestissimo, e la carriera che ho alle spalle non è corta ma nemmeno lunghissima. Silvio Branco, ad esempio, ha iniziato da piccolo come tanti altri”.

@Giuseppe Nicoloro
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Qualche giorno fa, su Lenius.it, abbiamo ricordato il grande Duilio Loi. Cosa è cambiato da allora, quando la boxe riuniva 60.000 persone a San Siro?

“Loi è stato un grande. Quelli erano altri tempi, è inutile nascondersi. Allora c’erano tre sport: ciclismo, calcio e pugilato. Ora regna solo il calcio. Non saprei dire come mai il pugilato è calato così, forse non c’è più la fame che c’era una volta, quando sia il mio sport che il ciclismo erano discipline dure e spesso per povera gente. Però tempo fa circolavano anche altri soldi, oggi quasi quasi devi pagare tu. Mancano l’apporto della televisione e il seguito che c’era una volta”.

 Hai già studiato Drodz?

“Ovviamente. E’ un bell’avversario, ha tutti i colpi, è alto. Ho notato che soffre un po’ il pugilato che faccio io. Molto probabilmente il match si farà in casa sua. I tedeschi e i russi hanno delle risorse molto diverse dalle nostre”.

Cosa farai una volta chiuso con il pugilato?

“Io ho fatto una bella carriera, ma quando smetterò dovrò andare a lavorare. Rimarrò certamente nel mondo della boxe. A me piace il professionismo ma non mi dispiacerebbe far crescere i ragazzi. Purtroppo bisognerà capire quali paletti metterà l’AIBA in futuro. Secondo quello che sta accadendo chi allena nel dilettantismo non potrà fare lo stesso fra i pro e i pugili saranno costretti ad allenamenti totalmente diversi per le due categorie”.

Frase, quest’ultima, pronunciata con un tono critico. Quello di chi ama la boxe e in circostanze differenti avrebbe forse conquistato il Meazza. Ma quelli, purtroppo, erano altri tempi.

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Realizzatore di sogni parzialmente mancato, giornalista sportivo riuscito. Segno che qualcosa è andato per il verso giusto, dai venti in poi. Sostenitore convinto della necessità di pensare e divulgare, meglio se in un pub, peggio se in discoteca. Scrittore per diletto, con la fortuna di vivere del mio lavoro.
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