Intervista a Dente: “Le canzoni sono fotografie”6 min read

13 Agosto 2015 Cultura -

Intervista a Dente: “Le canzoni sono fotografie”6 min read

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intervista a dente
@facebook.com/Yeahjasi

Musica, divertimento e un bel ricordo a cui ripensare durante il freddo inverno lontano da casa. Cosa c’è di meglio di un bel concerto per rendere l’estate indimenticabile?

Comincia così il mio agosto di vacanza a San Vito dei Normanni, un piccolo paesino della provincia di Brindisi sempre esageratamente lontano dai concerti. Qui resta ancora intatta la mia cameretta tappezzata di copertine di cd stampati su fogli A4 scoloriti, frasi di canzoni più vecchie di me e, soprattutto, una quantità eccessiva di gingilli e ornamenti imbarazzanti a tema Dente: cantautore italiano, fiore all’occhiello del panorama musicale indipendente italiano e, soprattutto, custode della mia infinita stima e di tutto il mio cuore.

Nel corso degli anni, l’ossessione patologica sviluppata nei suoi confronti mi ha vista dimenarmi tra treni regionali lentissimi, richieste di passaggi impensabili, autobus vecchi e puzzolenti, amici e amiche coraggiosi costretti ad accompagnarmi ovunque fosse possibile per assistere ad un concerto o solamente per ascoltarlo parlare.
Poi è successo quello che non avrei neanche mai lontanamente immaginato: Dente che viene a suonare praticamente a casa mia, allo YEAHJASì! Brindisi Pop Fest.

Cos’è lo YEAHJASì! Brindisi Pop Fest

Nasce dalle menti geniali di Amerigo Verardi, cantautore, musicista e produttore discografico italiano e Roberto D’Ambrosio. Lo YEAHJASì! è sicuramente uno tra gli appuntamenti estivi più attesi dedicati alla scena musicale brindisina e pugliese: una realtà in cui artisti noti a livello nazionale incontrano le giovani band emergenti del territorio. Il festival ottimizza al massimo delle sue potenzialità l’Ex Fadda di San Vito dei Normanni, uno spazio sociale che promuove la cultura in ogni sua forma. Giunto ormai alla sua quarta edizione, la YEAHJASì! Brindisi Pop Fest quest’anno ha ospitato, il 4 e 5 agosto, Edda, Paolo Benvegnù e Dente.

L’idea comune di fondo consiste nel considerare la cultura e la buona musica essenzialiimprescindibili nel vivere una vita piena di stimoli, desideri e partecipazione.
Durante il festival è previsto, infatti, un workshop: un incontro pomeridiano di approfondimento, coordinato dalla giornalista di “Rumore” Barbara Santi, durante il quale gli ospiti mettono a completa disposizione delle band emergenti la propria esperienza, analizzando i più vari aspetti della loro produzione musicale. E dopo il quale, soprattutto, fan accanite e perdutamente innamorate possono liberamente chiedere una foto e fare domande stupide ma sicuramente simpatiche, come le mie, ai loro cantautori del cuore.

Qualcosa tipo: “Dente, come te lo spieghi il fatto che il tuo fandom sia prevalentemente femminile?” Domanda a cui lui ha prontamente risposto con una classica risposta alla Dente:

“Le donne sono tutte intelligenti, quindi io piaccio alle persone intelligenti”

Come dargli torto?

Intervista a Dente: tra libri e canzoni

intervista a dente
@facebook.com/Yeahjasi

Così, in un caldo pomeriggio di agosto, scopriamo come nascono gli album di Dente: “Con la penna su un foglio di carta ed in mano una chitarra, in un tempo indefinito e nel modo più naturale e non obbligato possibile, perché vien meglio”.
E questo spiega anche come il suo ultimo lavoro, “L’almanacco del giorno prima” (album uscito nel gennaio del 2014), sia stato registrato in una scuola elementare di Busseto, in provincia di Parma: “Lo studio di registrazione mi dà noia: doversi attenere ad orari di apertura, chiusura, pausa pranzo non fa per me. Abbiamo scelto di allestire uno studio personale in una scuola elementare dismessa per avere a disposizione spazi e tempi più liberi”.

Il cantautore di Fidenza ci confessa che non c’è, tra le sue canzoni, una alla quale si sente più legato o una che, col senno di poi, non avrebbe scritto: “Le canzoni sono fotografie – mi dice – Ce ne sono alcune che a volte scrivi in momenti che, poi, ti si ritorcono contro”.

“Sono fotografie, anche se vieni con gli occhi chiusi o con la bocca storta. Una fotografia è una fotografia”

Diverso è il discorso se si parla di Social, mondo che Dente non riesce ad amare: “Non sono capace di usarli come andrebbero utilizzati, mi impongo di usarli per scopi promozionali. A volte, magari, risulta una comunicazione fredda perché scelgo di non usarli in modo personale”, mi dice.

“E poi non mi va di passare le giornate a pensare cosa scrivere su Facebook: preferisco vivere”

A giugno, invece, Dente ha esordito in ambito letterario, pubblicando il suo primo libro, “Favole per bambini molto stanchi“, edito da Bompiani: “È stato come un gioco: ho scritto le favole in una notte buia e tempestosa – racconta Dente durante il workshop con Barbara Santi – Per divertimento, come quando ho scritto i primi due dischi di cui voi, fortunatamente, non siete a conoscenza. Il libro, invece, mi è sembrato più bello di quei primi esperimenti e allora l’ho proposto agli editori”.

La scelta di scrivere un libro, aggiunge, non ha niente a che vedere con la musica: le illustrazioni che accompagnano il libro, opera della mano geniale e stravagante di Franco Matticchio, servono proprio a valorizzare questo distacco.
“Molti editori – continua – per tanti anni mi hanno chiesto di scrivere un romanzo: se vendi un certo quantitativo di dischi, allora potrai vendere altrettanti libri. Poco importa cosa c’è scritto, tanto poi c’è l’editor che mette tutto in ordine. E questo io non l’ho mai fatto”.

“Volevo fare un libro, e l’ho fatto a modo mio”

Così, da un paio di mesi a questa parte, il cantautore di Fidenza è impegnato nella presentazione di quest’ultimo un po’ ovunque. E, così, andrà avanti almeno fino al mese di ottobre. È qui che arriva diritta e spietata, la domanda più attesa da tutta la fandom dentesca.

“E poi? Cos’hai in programma per il futuro?”

Niente, almeno a breve. Dente prospetta un ritorno alle origini, raccontando la volontà di registrare un album “fatto in casa e fatto per me”. Tornare ai tempi di “Anice in bocca“, il suo primo disco, uscito nel 2006: “Quel disco l’ho registrato nelle pause pranzo, quando lavoravo come perito elettronico, e durante i weekend. Mi rintanavo nella stanza dove mia mamma stirava, con un computer e un microfono di 15mila lire”. Ammette, comunque, di aver già preparato qualcosa. Ma quello che ha pronto, dice, “fa schifo”, quindi ci toccherà aspettare ancora un po’ per sentire qualche nuovo inedito.

Nel frattempo, ci accontentiamo della splendida esibizione live con i Miope: una bella e validissima realtà musicale del territorio brindisino.
Si spengono le luci, parte un applauso e qualche urlo. Io, nel frattempo, cerco di contenere il mio entusiasmo.
Entrano prima i Miope, che cantano il loro pezzo “Un’altra cosa”. Poi entra Dente con una chitarra e un foglio con la scaletta scritta a mano. Luci verdacee, il concerto si apre e le canzoni si susseguono tra risate, sguardi complici e qualche strofa di disperazione urlata da sotto il palco.

La musica sbarazzina e leggera che egregiamente modulano i ragazzi dei Miope ben si accostano ai testi, ricolmi dei classici giochi di parole e tonnellate di angoscia esistenziale: pane, amore e dissapori in tempi di precarietà emotiva e sentimentale. Dente molleggia sul palco e insieme a lui i suoi capelli arruffati. Autoironia e sarcasmo accompagnano i suoi principali successi e le pause sono un continuo botta e risposta con il pubblico. Ridono un po’ tutti. Chiudono con la “Cena d’addio”, ma io lo so che sarà solo un arrivederci.

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Da biologa pentita, procedo in direzione contraria al buon senso e mi rifugio a Milano per studiare Scienze della Comunicazione, dopo anni di vagabondaggi alla ricerca della pace interiore. Così, la riscopro nella Tequila, nei concerti al Magnolia, nelle canzoni coi finali tristi, nelle newsletter di Rockit e nelle pagine del Rolling Stone. Adoro ossessivamente X-Factor e odio il fatto che Sanremo coincida con la sessione invernale.
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