Interstellar è una cagata pazzesca4 min read

26 Novembre 2014 Cultura -

Interstellar è una cagata pazzesca4 min read

Reading Time: 3 minutes

Interstellar-Cagata-PazzescaSu queste pagine è già stato recensito in termini entusiastici ma, come dicono gli anglosassoni, I beg to differ. Prendo in prestito le parole di un altro film, quello sì un capolavoro: per me Interstellar è una cagata pazzesca.

Crepi l’avarizia: tutto il cinema di Nolan mi è sempre sembrato un mezzo bluff. Per quanto mi riguarda la prova migliore del regista inglese resta The Prestige, che pure pecca un po’ di pedanteria nel ribadire la sua lezioncina sulla sofferenza dell’artista. E sì, Memento è un buon film, benché il suo interesse non vada oltre il mero gioco del montaggio invertito.

Ma la trilogia di Batman, parere mio, è un prodotto sgraziato, senza eleganza, troppo preoccupato di conciliare l’anima del noir con quella del giocattolo milionario per ricordarsi di essere anche divertente. Mentre il venerato Inception m’è parso solo un Matrix in giacca e cravatta, in ritardo di un decennio sul prototipo e raccontato peggio.

Per Interstellar critica e pubblico – più il secondo della prima, a dire il vero – stanno chiamando in causa termini di paragone da nulla come Kubrick, Tarkovskij e il Cuaron del bellissimo Gravity. A me invece è sorto spontaneo un parallelo meno immediato, quello con Fabrizio Moro.

Molti di voi se lo saranno già dimenticato, eppure nel 2007 questo signore stravinse Sanremo Giovani con un pezzo intitolato Pensa. Il messaggio veicolato da Pensa era che prima di puntare un’arma da fuoco contro qualcun altro e premere il grilletto è meglio rifletterci bene: un concetto non esattamente rivoluzionario, sul quale spero che anche il più incallito dei criminali si troverebbe d’accordo. Malgrado ciò, per il semplice fatto che la canzone non parlava d’amore ma di mafia, i quotidiani titolarono “A Sanremo vince l’impegno”.

Mutatis mutandis, per come la vedo io Interstellar è il Pensa di Nolan. La crisi ambientale! I cambiamenti climatici! Il destino dell’umanità! Le leggi fondamentali dell’Universo! La musicona di Hans Zimmer che si infila chiassosissima in ogni inquadratura! Davanti a questo popò di roba, avrai mica il coraggio di negare che sia un grande film, eh?Interstellar-è-una-cagata-pazzesca

Eppure sotto non c’è granché, né concettualmente – un altro apologo sull’Omnia vincit amor? Nel 2014? Davvero? – né sul piano della narrazione: l’intero film, se vai a stringere, è solo l’ennesima variazione sul tema del paradosso dei gemelli, uno dei topos più abusati nella Storia della fantascienza. Variazione, peraltro, non delle più abili: il pubblico è obbligato a misurarsi con buchi – neri? – di sceneggiatura, misteriose reticenze – sovente il senso dietro alle azioni dei personaggi dev’essere intuito, o addirittura indovinato – e pesanti didascalismi. Su tutti il lungo sottofinale nel tesseratto, quando la sceneggiatura costringe Matthew McConaughey a spiegare punto per punto cose che qualunque spettatore minimamente smaliziato ha capito da un pezzo. Poi per forza viene fuori un film di due ore e mezza.

In Il cavaliere oscuro – che più che un film sembrava il riassunto di una serie televisiva – l’affastellamento di sottotrame creava l’illusione dello spessore; in Inception la confusione dei livelli narrativi creava l’illusione della profondità; in Interstellar la retorica e l’overdose di scene madri creano l’illusione del grande cinema. Nolan, come gli eroi di The Prestige, è un illusionista: è bravo a far credere alle platee di aver visto quello che non c’è. Ciò non toglie che quella cosa lì non ci sia.

Nei centosessantanove minuti di Interstellar c’è un solo momento di autentica sovversione delle aspettative: la scena nella quale scopriamo che nel futuro distopico dove è ambientata la vicenda i deliri dei complottisti sono diventati verità ufficiali, tanto da comparire sui libri di Storia. Il declino culturale va a braccetto con quello economico: spunto interessante, magari da sviluppare in un altro film, magari di un regista meno conformista.

In conclusione, perfino io devo ammettere che Interstellar ha almeno una virtù, la coerenza. Parlando di gravità e distorsioni temporali, adegua la forma alla materia: man mano che si procede col minutaggio, la visione si fa sempre più pesante e il senso di dilatazione del tempo sempre più marcato. Almeno, per me gli ultimi venti minuti sono durati due ore.

Un po’ come quando sei in coda sulla Saturno–Reggio Calabria.

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Classe 1975, è laureato in Lettere. Lavora come editor in campo letterario, televisivo e cinematografico. Vive con la sua famiglia a Segrate, in provincia di Milano.
8 Commenti
  1. pier

    Ah ah Daniele, recensione arguta e incisiva. Ma tra il profluvio di temi hai dimenticato l'Edipo Padre/figlia (praticamente Sofocle e il paradosso temporale). In effetti ''Interstellar'' contiene almeno tre o quattro altri film(oni), mentre ne segui uno ne appare un altro, poi ne sguscia fuori un terzo...le parti migliori secondo me sono quelle dove Nolan ''mostra'' anziché ''spiegare'': la prima parte sulla schiavitù agricola, che fa molto estetica da Depressione del '29, l'atterraggio nel pianeta ondoso, e poc'altro. Viste le ultime inquadrature sul pianeta/colonia, mi coglie il dubbio si voglia farne anche una saga. Oggi quando fai un filmone è perché sei in grado di generarne altri per coprirne i costi sbalorditivi (tipo Hunger Games)

  2. Stefania Cardinale

    forse quel giorno eri particolarmente storto :-)

    • Michele

      Per me invece, appassionato di fantascienza e di cinema sin dalla tenera età, ha pienamente ragione e anzi è stato anche troppo delicato nel commento. Il fatto è che alcuni registi giocano con il 'non contenuto' mostrato però con grande maestria. Sapendo che così facendo il film diventerà argomento di dibattito su quale fosse o non fosse il significato nascosto; sicuri che ci saranno pseudo-scienziati pronti a tirar fuori le argomentazioni più fantasiose. Un plauso va sicuramente fatto a chi ha la grande capacità di incantare la massa in questo modo, pur presentando zero contenuti o cliché già triti e ritriti.

  3. Daniele Gabrieli

    C'è qualcun altro che la pensa più o meno come me. A sorpresa, si tratta di Christopher Priest, l'autore del romanzo dal quale è tratto The Prestige:http://www.badtaste.it/2014/11/27/lautore-the-prestige-christopher-nolan-volevo-sam-mendes-dovrebbe-smettere-moderno-kubrick/107117/

  4. john ludos

    92 minuti di applausi!!!

  5. Luca Bertieri

    Detesto cordialmente Nolan ma Interstellar è un ottimo film sci-fi che ha sospeso la mia incredulità e mi ha fatto sentire in viaggio con i cosmonauti come non succedeva da tempo, inoltrandosi anche nell'impervio campo dell'hard sci-fi. Se una tirade sull'amore e la famiglia (molto meno "in your face" che in altri film - Gravity su tutti) è il prezzo che devo pagare perché le major realizzino film come questo invece di ridurre la fantascienza a pop-corn movies, ben venga.

  6. Luca Bertieri

    Metto qui il link ad una (imho) calzante recensione di un(a) blogger che vive di fantascienza, con un 'interessante riflessione su dove si posizioni Interstellar all'interno del genere sci-fi oggi: https://gerundiopresente.wordpress.com/2014/11/06/recensionando-interstellar/#more-4062

  7. Andreas Fernandez

    Quando ti sei spinto a dire che l'affastellamento di sottotrame in "Il Cavaliere Oscuro" crea l'illusione dello spessore, hai sfiorato la cagata pazzesca . Mi dispiace, nessuna illusione, solo un grande capolavoro di genere: piaccia o non piaccia Nolan.

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