Inter, le ragazze lo sanno3 min read

19 Dicembre 2013 Uncategorized -

Inter, le ragazze lo sanno3 min read

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inter-ragazzetta dello sport
@ massimo ankor

Dopo essermi guadagnata le occhiatacce di amici e parenti milanisti e aver perso le tracce di pressoché tutti gli juventini che conosco, mi accingo a distruggere definitivamente la mia vita sociale tratteggiando il profilo dell’interista che, si sa, tende ad essere piuttosto permalosetto.

Premetto che gli interisti su di me hanno un effetto nefasto. Innanzi tutto tirano fuori il mio lato qualunquista: è stato proprio osservando la sofferenza stratificata, multiforme e iterata dell’interista che è nato in me il rifiuto di diventare una tifosa vera. Io penso – qualunquismo, lo so – che la vita sia già abbastanza piena di traumi e delusioni: davvero non capisco il motivo per cui bisogna accrescerne il carico tifando Inter. È una domanda che non ha risposta, perché tifare Inter non è una fede, è una malattia. Psichiatrica.

Non esiste un interista che segua poco il calcio: per tutti loro il mondo si ferma quando gioca l’Inter. E non lasciatevi ingannare se un interista appare momentaneamente lontano dalla sua squadra, se non va più allo stadio, se guarda distrattamente una partita: quello non è disinteresse, è dolore. Cosa c’è di più funesto del vedere soffrire ciò che più si ama? Dite che esagero? Non credo. Chiedete alle ragazze degli interisti.

Scenario I
Tu sei bloccata in aeroporto: ti hanno rubato il portafoglio e non puoi comprare il biglietto per il bus che ti riporta in città. Sono le undici di sera, domani hai la sveglia alle 7.15 e sei stanca e stravolta, sbattuta tra non-luoghi da almeno sei ore. Ma non lo farai. Non chiederai al tuo fidanzato di venire a prenderti se lui è interista e l’Inter sta giocando contro il Gabicce Mare. La tua mente non è neanche in grado di elaborare quella soluzione, per cui piuttosto cerchi di rimediare qualche euro attraverso l’abile arte dell’accattonaggio. E per te è tutto perfettamente normale.

Scenario II
Il tuo fidanzato la cui timidezza comporta una certa ritrosia nel verbalizzare i suoi sentimenti verso di te anche dopo sette anni che state insieme, te lo ritrovi tutte le settimane in curva, paonazzo e con i muscoli del collo tesi che grida al vento al mondo e a se stesso una reiterata folle animalesca dichiarazione d’amore alla propria squadra: AMALA. Senza alcun imbarazzo. E per te è tutto perfettamente normale.

La ragazza di un interista sa che deve condividere il suo primato con l’Inter, non ha scelta. Non è un caso che l’Inter sia l’unica squadra in Italia (nel mondo?) che abbia costruito un inno sul modo imperativo del verbo amare: un mantra che si ripetono sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, in Gian Piero Gasperini e in Andrea Stramaccioni.

Lo struggimento e la dedizione del tifoso interista verso la sua squadra hanno molte cose in comune con il rapporto amoroso. L’emozione ben visibile ancora oggi quando guardano la pubblicità della sambuca con la voce di Mourinho è la stessa di una fanciulla sedotta e abbandonata nelle trame dei più convenzionali di un feuilleton ottocentesco.

Così come l’odio livido per le rivali, il godere per loro fallimenti risponde ad un legame che ha del morboso. Capite anche voi che vincere o perdere, in questa dinamica sentimental-amorosa, diventa quasi secondario: è l’esperienza stessa dell’essere interisti che li esalta e ciò che li rende fieri. In un mondo corrotto e venduto, si considerano i depositari di un calcio onesto e quindi perseguitato: questa precisa identità per loro è importante quasi quanto i dolci ricordi del triplete. Chissà se è veramente così, chissà quanto c’è di umile nel loro orgoglioso martirio.

Eppure, nonostante la loro psicosi da perseguitati che perdono solo perché sono onesti, mi fanno simpatia per quel modo tutto interista di credere ancora nella vittoria dopo ogni sconfitta. Non è mica facile, non è mica da tutti.

(Vi avevo già detto del loro effetto nefasto su di me, tirano fuori il peggio: tirano fuori il mio lato interista.)

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I momenti più significativi della mia vita sono stati: quando, a dieci anni, ho interpretato Mary Poppins nel musical Mary Poppins e quando ho indovinato la definizione di integrale agli orali della maturità. Sono insegnante (non di matematica, of course) e ho una particolare predisposizione per i casi umani. Temo che le due cose siano collegate.
9 Commenti
  1. Ema

    La realtà e' che siamo la quintessenza del romanticismo: ottimisti nella tragedia, scettici rispetto alla vittoria. Ma sempre follemente innamorati. Wolfgang Goethe, Leopardi, Foscolo, Byron, Shelley. Tutti interisti. Come Elio e le Storie Tese, d'altronde.

  2. Ema

    Grandi imprese, grandi tragedie. Noi sfidiamo il mare in tempesta con le scialuppe convinti di farcela e ci disperiamo quando non ce la facciamo. Ma poi ce la facciamo. E camminiamo sulle acque. Grandi imprese, grandi tragedie. Romanticismo puro. Il piccolo cabotaggio lo lasciamo ai milanisti e la vergogna imperitura della sozzura ai gobbi.

  3. Eleonora

    Si, è troppo vero! Non per niente la letteratura dietro all'Inter è sterminata, mica come le quattro ca**ate di Gattuso, massima espressione dei milanisti. :D

  4. Pier

    Cioè ragazzi, ma stiamo scherzando? parlate dell'unica squadra mai scesa in serie B, vincitrice di 18 scudetti 18, 9 coppe internazionali ecc. ecc. come se fosse una di quelle provinciali pericolanti che ogni anno lottano per non retrocedere! Piantiamola con questa aria sfigata, che quando sanno che sei interista ti compatiscono o si toccano, o la romanticheria patetica del ''siamo onesti, noi!'' (nel calcio di oggi, a certi livelli, chi è veramente onesto scagli la prima pietra) Lo so come è nata questa aura di jella. Questa comoda sindrome da MiaMartini del calcio italiano. Nei fulgidi (?) anni '80. Io c'ero, e i nostri erano particolarmente pervicaci nel a) non vincere mai e b) nel farlo sempre con grottesca fierezza. Erano gli anni'8o. Erano. Ora siamo qua, e siamo sempre ''fratelli del mondo'' (così i fondatori, a motivare lo splendido nome ''Internazionale'').PS consiglio alle donne-con-interista: se non vi viene a prendere perché gioca l'Inter, mollatelo. Ma non perchè è interista; perché probabilmente non vi merita.

    • Davide

      Non sono d'accordo. Se c'è l'Inter si può chiedere ad un amica/amico :D

  5. Elisa

    AMALA.

  6. massimo ankor

    sono l'autore della foto e sono anche interista. per me è un onore accompagnare un articolo così bello con una mia foto durante i festeggiamenti del mitico triplete (zona piazza duomo Milano)

  7. agu

    Massima stima per Massimo Ankor! E pure per la Ragazzetta dello Sport, si intende...

  8. Cinzia Ruggiero

    Grazie a tutti e grazie a Massimo. La tua foto è bellissima e si adatta perfettamente allo spirito dell'articolo. :)

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