È un’Inter bipolare2 min read

28 Ottobre 2015 Uncategorized -

È un’Inter bipolare2 min read

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inter bipolareRobert Louis Stevenson a Roberto Mancini “je fa ‘na pippa”, per dirla in francese. Perché l’Inter di oggi è ben oltre Dr Jekyll e Mr. Hyde: qui davvero si toccano apici di bipolarismo altissimi. Palermo e Bologna, due trasferte, quattro tempi, in campo due squadre diverse, una per i primi 45′, una per i secondi. Eppure i nomi sulla maglia erano sempre gli stessi.

Inter bipolare: i Dr. Jekyll e Mr. Hide di Mancini

Il copione dei primi tempi è ormai ben noto: manovra lenta, compassata, solo e soltanto in orizzontale perché di muoversi senza palla non se ne parla e quindi gli spazi sono quelli che sono. Le distanze tra i reparti sono orrende, i centrocampisti oltre a non muoversi si nascondono dietro gli avversari e quelle poche volte che hanno la palla ci mettono 4 tocchi per fare una cosa che potrebbero fare di prima, l’unica cosa che si può fare è far girar palla tra i difensori: infatti contro il Bologna sono stati ben 87 su 301 (29%) i passaggi tra i 4 difensori più il portiere nel primo tempo. Il risultato è che essere pericolosi è impossibile, non è un caso se, con quello al Dall’Ara, sono ben 7 su 10 gli 0-0 all’intervallo. E che il massimo di tiri in porta nei primi 45′ è stato 3, contro Atalanta e Carpi. Forse non è tanto questione calcistica quanto di atteggiamento, Malesani si arrabbierebbe moltissimo a vedere una squadra così molla. Le avversarie danno l’impressione di non faticare nemmeno a contenere il possesso palla, anzi, se ne stanno lì buone dietro la linea della palla, se possono provano a ripartire e far male (come ha fatto il Palermo), altrimenti si limitano a difendersi.

Nella ripresa la questione cambia. Sarà che Mancini negli spogliatoi si fa sentire, sarà che il lavoro sulla condizione fisica è stato perfetto (i dati dicono altro, però l’impressione è che i nerazzurri abbiano più gamba degli altri e soprattutto ne abbiano fino al 90′), però il cambio di marcia c’è e si nota abbastanza. Nulla di eccezionale, semplicemente sembra si ricordino di come si gioca a calcio per cui si iniziano a vedere cose sensate, movimenti, addirittura tiri in porta. Si alzano ritmi e baricentro, e ancora non è un caso se a Bologna i passaggi dei difensori nel secondo tempo siano stati solo 28 su 179 (15%). E il discorso non cambia nemmeno in 10 contro 11, anzi se possibile si è vista addirittura un’Inter migliore, più offensiva (12% di passaggi nella trequarti offensiva nel primo tempo, 19% nel secondo). Se inizi a giocare con il talento medio a disposizione prima o poi il gol arriva, che sia una giocata intelligente (Jovetic-Biabiany a Palermo) o una giocata intelligente condita da un po’ di culo (Brozovic-Ljajic più l’errore di Gastaldello).

Come un pizzico di fortuna è servita ad Handanovic nel finale per salvare su Destro, anche se lì c’è pure il merito del portiere. Resta il fatto che la fase difensiva tutto sommato funziona, quella offensiva non ancora. Miglior difesa del campionato e un attacco da un gol a partita: più bipolari di così.

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Classe 1990, trapiantato a Milano ma orgogliosamente friulano, collaboro dal 2011 con il Messaggero Veneto, dal 2013 con Libero e dal 2015 su FabbricaInter, occupandomi prevalentemente di sport. Il mio film preferito è "The Blues Brothers" e John Belushi è la mia guida spirituale, anche se Dio è portoghese.
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