Tutti i dati sugli immigrati a Bologna e dintorni9 min read

3 Gennaio 2020 Dati migrazioni -

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Educatore

Tutti i dati sugli immigrati a Bologna e dintorni9 min read

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Sono soprattutto giovani, e soprattutto donne. Lavorano nel settore dei servizi, ma guadagnano poco. I minori vanno a scuola e molti adulti sono titolari di imprese commerciali. È il profilo in sintesi degli immigrati a Bologna, e nello specifico degli stranieri non comunitari che abitano la città metropolitana di Bologna, composta dal capoluogo emiliano-romagnolo e dai 55 comuni dell’ex provincia.

Il territorio, però, non è omogeneo e porta con sé molte sfumature. In questo articolo cercheremo di cogliere la complessità dell’area bolognese riguardo alla presenza degli stranieri, in particolare di quelli provenienti dai paesi extra Unione Europea. Vedremo, tra le altre cose, da quali paesi provengono, che tipo di permessi di soggiorno richiedono, qual è la loro età e il loro genere e che tipo di lavoro fanno.

Quanti sono gli immigrati a Bologna

Secondo i nuovi Rapporti annuali sulla presenza dei migranti nelle città metropolitane italiane, resi pubblici dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e da ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro), l’8,5% della popolazione residente nell’area metropolitana di Bologna è di cittadinanza non comunitaria.

immigrati nelle città italiane

Questo dato fa di Bologna la terza città metropolitana per incidenza sul totale dei residenti, alle spalle di Milano e Firenze e la pone di quasi tre punti al di sopra della media nazionale (5,9%). Stiamo parlando di cittadini regolarmente soggiornanti e provenienti da paesi extra UE: se consideriamo anche i comunitari, la quota di stranieri nell’area sale al 12%.

immigrati a bologna

Guardando ai dati relativi ai permessi di soggiorno, Bologna risulta invece la sesta città metropolitana per numero assoluto di cittadini non comunitari. Al 1° gennaio 2018 sono infatti 84.480 (il 2,3% del totale nazionale) ad aver richiesto o rinnovato il permesso.

Immigrati a Bologna: chi sono e da dove vengono

Nella città metropolitana di Bologna la comunità marocchina è la più numerosa (15,3% dei non comunitari), seguita dalla pakistana (8,9%) e dall’albanese (8,8%). A seguire troviamo, nell’ordine, le comunità ucraina, cinese, moldava, filippina e bangladese, con presenze che si attestano tra il 7,8% e il 6,6%.

stranieri a bologna

I dati appena riportati riguardano le sole comunità non comunitarie. Se consideriamo anche gli immigrati provenienti dai paesi UE è la comunità rumena a prevalere, con un’incidenza del 22% sul totale degli stranieri.

Per quanto riguarda le presenze per genere, nella città metropolitana di Bologna troviamo un leggero disequilibrio a vantaggio della componente femminile (51,9%). Un disequilibrio che nasce dal bilanciamento tra comunità a netta prevalenza maschile, come la pakistana (66,2% di uomini) e la bangladese (61,4%) e comunità connotate al femminile come l’ucraina (82,1% di donne), la moldava (69,6%) e la filippina (54,6%).

In riferimento alle fasce di età, la popolazione non comunitaria dell’area bolognese è mediamente giovane: due terzi ha un’età inferiore ai 40 anni e i minori sono oltre un quinto (22,1%).

Immigrati a Bologna: dove vivono

La città metropolitana bolognese non è omogenea nella distribuzione dei non comunitari. Solo in tre comuni la quota di cittadini provenienti da paesi extra UE supera il 10%, (Bologna, Crevalcore e Galliera); in altri 38 è compresa tra il 5% ed il 10%, mentre in tutti i restanti 14 comuni è al di sotto del 5%.

Considerando anche gli stranieri comunitari, il primato di incidenza spetta al comune di Crevalcore, che al 1 gennaio 2019 ha fatto registrare il 15,6%, seguito da Bologna (15,4%) e Galliera (15,3%). Dall’altro lato della classifica troviamo il comune appenninico di Camugnano, con un’incidenza del 4,9% su una popolazione di poco più di duemila abitanti. Seguono i comuni di Ozzano (6,5%) e Monte San Pietro (6,6%).

Restringendo il campo al solo Comune di Bologna, che a fine 2018 ha fatto registrare la presenza di 60.352 stranieri (inclusi i comunitari) e di ben 150 diverse nazionalità, il primato va alla Bolognina (rione compreso nel quartiere Navile) dove vivono circa novemila stranieri (26%). Seguono San Donato (19%) e Santa Viola (18%).

Quanti sono i minori, gli alunni e le famiglie con figli

I minori non comunitari presenti nella città metropolitana di Bologna sono 18.673, pari al 2,3% dei minori non comunitari in Italia, mentre i nati stranieri sono 1.798 e rappresentano il 2,7% nazionale.

Considerando invece i minori inseriti nel sistema scolastico, l’area bolognese conta 17.561 alunni di cittadinanza non comunitaria, pari al 2,7% del totale nazionale. Si tratta di un’incidenza piuttosto alta se si pensa che l’area ospita il 2,3% dei regolarmente soggiornanti italiani.

Gli alunni non comunitari risultano distribuiti in maniera uniforme nelle scuole bolognesi, anche se non mancano realtà caratterizzate da una presenza massiccia o addirittura nulla: poco meno del 10% degli istituti non ha alunni provenienti da paesi extra UE, mentre nel 4,6% delle scuole si supera il 40%. Nella maggioranza dei casi, però, gli iscritti non comunitari coprono una percentuale inferiore al 15%.

Venendo alle famiglie, nella città metropolitana di Bologna se ne contano 16.994 con almeno un componente non comunitario, pari all’1,6% del totale nazionale. Si tratta per il 71% di nuclei familiari senza figli, mentre il 25,1% ha uno o due figli e solo il 4% ha più di tre figli.

I permessi di soggiorno degli immigrati a Bologna

immigrati a bologna
Foto: Luca Sartoni

Al 1 gennaio 2018 nella città metropolitana di Bologna si registra una quota di lungosoggiornanti (o soggiornanti di lungo periodo) del 59,1%. Si tratta di quei cittadini stranieri che, in possesso da almeno 5 anni di un permesso di soggiorno in corso di validità e in grado di dimostrare la disponibilità di un reddito minimo stabilito per legge, hanno ottenuto un permesso di soggiorno a tempo indeterminato. La percentuale dei lungosoggiornanti nell’area bolognese è leggermente al di sotto del livello nazionale (61,7%), ma in costante crescita: tra il 2011 ed il 2018 è aumentata di oltre 15 punti percentuali.

I cittadini possessori di permessi di soggiorno soggetti a rinnovo sono invece 34.391 (40,9% del totale) e tra il 2017 e il 2018 sono aumentati dell’1,7%. L’aumento riguarda, in particolare, i permessi per motivi di studio (+32%) ed i permessi per motivi familiari (+8,7%), mentre diminuiscono i permessi rilasciati per lavoro (-1,8% a fronte di -12,9% nazionale). Diminuiscono già nell’arco del 2017 anche i permessi legati a motivi di asilo e umanitari (-24,6%), anticipando quella che sarà la tendenza nazionale nel 2018.

I dati del report si fermano al 31 dicembre 2017 e non tengono conto del Decreto sicurezza (n.113/2018), convertito con modifiche dalla legge n. 132/2018, che ha abolito il permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituendolo con alcuni permessi di soggiorno per casi speciali.

A occuparsi di queste persone è il sistema di accoglienza italiano, di cui abbiamo parlato ampiamente qui.

I lavoratori stranieri a Bologna

Nella città metropolitana di Bologna i lavoratori non comunitari sono 38.953 e rappresentano l’8,4% degli occupati dell’area. Il coinvolgimento dei non comunitari nel mercato del lavoro (regolare) riguarda soprattutto i maschi (uomini: 65,3%; donne: 34,7%) e la percentuale femminile risulta inferiore a quella rilevata su scala nazionale (al di sotto del 40%).

Pur essendo in linea con la media nazionale (circa 59%), il tasso di occupazione della popolazione non comunitaria dell’area metropolitana bolognese risulta inferiore a quello della popolazione autoctona (extra UE: 59,2%; autoctoni: 72,6%); il tasso di inattività è superiore (extra UE: 30,9%; autoctoni: 24,1%) e il tasso di disoccupazione è maggiore (extra UE: 14,5%; autoctoni: 4,2%).

Qui troviamo un elemento distintivo della città metropolitana bolognese rispetto ad altre aree, ad esempio quella di Milano e di Roma, dove sono gli autoctoni a far registrare un tasso di occupazione inferiore e un tasso di inattività maggiore.

Nonostante le grandi opportunità di una ricca area metropolitana, si legge nel rapporto, la popolazione non comunitaria occupata è diminuita tra il 2016 e il 2017 di oltre duemila unità, vedendo una riduzione della propria incidenza sul complesso della popolazione occupata nell’area: nel 2016 i cittadini extra UE occupati rappresentavano il 9,8% dei lavoratori, nel 2017 la loro incidenza è scesa all’8,4%. Il decremento dell’occupazione non comunitaria nell’area metropolitana bolognese è confermato anche dall’andamento del relativo tasso di disoccupazione, che è passato dal 12% del 2016 al 14,5% del 2017.

Ma che lavori fanno gli stranieri non comunitari nella città metropolitana di Bologna? Secondo i dati riportati nel rapporto il terziario assorbe la maggioranza degli occupati (71,5%, a fronte del 68,6% rilevato a livello nazionale). Risulta inoltre rilevante l’occupazione in ambito industriale (il 27,9%), ma molto meno quella in ambito agricolo (0,6%).

Il 41% circa dei cittadini extra europei occupati nella città metropolitana di Bologna svolge un lavoro manuale non qualificato. Tuttavia spicca, nel confronto con i dati nazionali, la maggior incidenza del lavoro manuale specializzato, che coinvolge il 29,2% a fronte del 27%. È maggiore anche la quota di dirigenti e professionisti tecnici e intellettuali (8%, contro 5,3%), mentre è minore quella di impiegati, addetti alle vendite e ai servizi personali (21,5% contro 30%).

Relativamente alle retribuzioni, la maggior parte degli occupati non comunitari nella città metropolitana di Bologna (38,6%) percepisce uno stipendio tra gli 800 e i 1200 euro, il 36,3% guadagna oltre 1200 euro e il 25,1% meno di 800 euro.

stranieri a bologna
Foto: Mick De Paola

L’imprenditoria straniera a Bologna

I titolari di imprese individuali di cittadinanza non comunitaria nella città metropolitana bolognese sono 6.418 e rappresentano il 13,5% del totale. Si tratta di una percentuale leggermente superiore a quella rilevata su scala nazionale (11,7%), che vede l’area metropolitana di Bologna in sesta posizione per incidenza (il primato spetta a Milano con il 25,6%, seguita da Firenze e Roma, rispettivamente con 21,5% e 20,2%).

Il commercio è il settore di attività prevalente per le imprese individuali a guida non comunitaria, accogliendone complessivamente il 32,4% (a fronte del 44,6% nazionale). Spicca, nel confronto con il quadro italiano, la maggior quota di imprese non comunitarie che opera nei servizi alle imprese (12% contro 6,3%), mentre risulta inferiore la quota di imprenditori del settore agricolo (0,8% contro 2,2%). Rilevanti anche la quota relativa alle costruzioni e al turismo, rispettivamente 24,9% e 10,5%.

Immigrati a Bologna: in conclusione

La città metropolitana di Bologna si distingue per una presenza di cittadini non comunitari di quasi tre punti superiore alla media nazionale. Si tratta di una presenza giovane, costituita per oltre un quinto da minori, quasi tutti coinvolti nel sistema scolastico.

Se dalla scuola sembrano arrivare buone notizie, però, lo stesso non si può dire per il mondo del lavoro. Anche se i dati sono in linea con il quadro nazionale, la situazione occupazionale dei non comunitari sembra meno dinamica rispetto ad altre aree metropolitane, soprattutto se si confrontano i tassi di occupazione e di inattività con quelli dei cittadini autoctoni.

Questo può far pensare ad un contesto meno favorevole per gli stranieri dal punto di vista delle possibilità lavorative regolarizzate. I non comunitari che un lavoro ce l’hanno, del resto, si trovano spesso a svolgere mansioni non qualificate e sono pagati poco.

Qui tutti i dati sulla presenza migratoria a Milano

Qui tutti i dati sulla presenza migratoria a Roma

Qui, invece, tutti i numeri sugli stranieri in Italia

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Educatore professionale e formatore, ha lavorato in diversi ambiti del terzo settore. Nel suo lavoro mescola linguaggi e strumenti per creare occasioni di crescita personale attraverso esperienze condivise. Per Le Nius scrive di temi sociali e non profit.
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