Il web: una rete complessa ma comprensibile3 min read

3 Gennaio 2014 Cultura -

Il web: una rete complessa ma comprensibile3 min read

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Il web è una rete complessa ma comprensibile

Molti di noi passano del tempo sul World Wide Web ogni giorno, perciò era ovvio che qualcuno prima o poi pensasse di esplorare com’è fatto e come “si comporta”. Molti però forse non sanno che un matematico ungherese ci è già in parte riuscito nel 1999: Albert-László Barabási. Infatti, grazie all’aiuto di un robot (crawler : un software simile a un super motore di ricerca), il ricercatore ha capito come prolifera e come si auto-organizza il web e, nel 2002, ha provato a spiegarlo con un libro comprensibile: Link, la scienza delle reti.

Barabási non ha esplorato tutto il web, si è limitato a mappare il sito dell’università per cui lavorava, ma ciò non gli ha impedito di trarre conclusioni sul suo funzionamento applicabili all’intera rete, e non solo, anche a tutte le reti complesse. Anche se l’espressione “reti complesse” può far paura, non spaventatevi, anche perché scoprirete che vi riguardano molto da vicino. Prima di tutto chiariamo che così come una cosa è l’anatomia e un’altra il funzionamento degli organi, allo stesso modo una cosa è vedere come è fatto il web, un’altra intuire come funziona.

Detto questo, è bene precisare che geograficamente il web è difficile da attraversare e, attualmente, impossibile da mappare nella sua interezza (anche con un super robot), perché è davvero molto esteso al punto da godere ormai di vita propria. Inoltre è un po’ labirintico, cioè è fatto di percorsi accidentati, frammentazioni, isole, ma ciononostante, pur nella confusione, è comprensibile. Si sa che per andare da un nodo all’altro esiste qualche percorso, solo che per tornare indietro non è necessariamente possibile fare il percorso inverso, a volte bisogna fare lunghi e tortuosi giri.

Ma al di là della sua geografia, come funziona il web? A rete complessa. Cos’è una rete complessa? Non si tratta di un oggetto tangibile e statico, ma di una maniera di funzionare, un andamento, che presenta però delle costanti riassumibili in una struttura. Immaginate una rete irregolare (non tipo griglia ortogonale) articolatissima, cioè composta da moltissime parti che si estendono a perdita d’occhio, con dei punti di intersezione più grossi, come dei nodi. Pensate metaforicamente a una struttura in continua oscillazione tra la rigidità del ghiaccio (ordine) e l’evanescenza del fumo (caos). Pensatela in continua espansione.

Dunque cosa ci permette di capire che il web funziona a rete complessa? L’osservare come crescono i nodi della rete. Consideriamo quei nodi che saltano più all’occhio nella rete, noti come hub: sono i nodi con un maggior numero di link (come Yahoo e Amazon), i più densi di collegamenti. Questi nodi più grossi sono un segnale di auto-organizzazione spontanea della rete, che non sta mai ferma, ma è in continua trasformazione ed espansione, cioè cresce, così come crescono gli hub.

Studiando i collegamenti degli hub, si è visto che la rete tende irresistibilmente alla crescita, ma non a una crescita meramente casuale. Barabási ha ricavato un modello di crescita, battezzato modello a invarianza di scala (meglio memorizzabile come legge di potenza) secondo cui più hai collegamenti, più ne avrai, perché i più tenderanno a cliccare su ciò che è più cliccato. Barabási ha trovato la formula matematica precisa che descrive questo andamento e l’ha applicata ad altri ambiti della conoscenza, perché si incrocia con altri studi della comunità scientifica internazionale sulle reti complesse.

Quali sono le altre reti complesse che seguono la stessa legge? Le cellule del nostro corpo, le reti sociali, i virus, gli ecosistemi e le reti neuronali. In altre parole, noi siamo fatti di un’intersezione (a rete complessa) di dispositivi che funzionano a rete complessa, e abbiamo parlato del meccanismo di proliferazione della vita stessa, ironia della sorte, servendoci proprio del web. Proprio per questo possiamo concludere che, oggi più che mai, viviamo nell’era della complessità.

Immagine / Cluster di internet di Bill Chadwick

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Nata milanese, naturalizzata scozzese, morta veneziana, risorta in riva al Piave. Con alle spalle 12 traslochi e 2 lauree (lingue e arti visive), l'ex poetessa della classe non ha ancora capito cosa farà da grande, intanto si interessa di quasi tutto, a fasi. Qui è amante di cause perse, tipo comunicare.
9 Commenti
  1. lorenzo

    La WWW si differenzia in modo netto da altre forme di flusso che nascono da un progetto unitario: si va da sistemi di flussi a carattere unidirezionale caratterizzati da una progressiva ramificazione (dall'apparato vascolare umano che prevede specularmente un "tracciato" di andata e uno di ritorno a quello vegetale) a flussi che si sviluppano radialmente da un centro verso la periferia (la maggior parte dei flussi urbani che pur si avvalgono di collegamenti trasversali pluri-livello). Nel WWW si assiste ad una proliferazione incontrollata ad andamento variabile con picchi di flusso incostanti nel tempo, fonte frequente di ingorghi di dati, che appaiono molto spesso disorganizzati e disaggregati e che possono unicamente venire filtrati secondo codifiche in costante aggiornamento ed in cui inevitabilmente l'aspetto quantitativo tende a prevalere nettamente su quello qualitativo. In sostanza in rete c'è tutto, si trova tutto, ma nessuno sa che cos'è il tutto. Ciò proprio in relazione al meccanismo di apposizione continua nel tempo a carattere multicentrico e stratificato per categorie pure esse variabili. Ma come faremmo senza? Eppure spesso si sente parlare di regolamentare il WWW, di porre delle regole, di costruire da zero dei portali a pagamento.... Ma per ora, come una creatura dotata di vita propria, il WWW continua a sopravvivere in una sorta di indipendenza anarchica, che può essere solo filtrata temporaneamente per poi rinascere in uno sconosciuto "altrove".

    • Chiara

      Sì, il genere di reti di cui parla il libro a cui faccio riferimento, come dici tu, si differenza da cose come l'apparato vascolare e appunto si sofferma più sull'andamento della rete, che sulla sua geografia. In campo medico, il collegamento è con il funzionamento di neuroni e cellule, o con la propagazione dei virus. Come ben descrivi, il web continua a proliferare in modo incontrollato, come una creatura dotata di vita propria. Diciamo però che non si tratta di qualcosa di totalmente anarchico (esistono gerarchie nel web, dettate dai suoi supernodi, cioè gli hub) e casuale (la sua proliferazione segue la legge di potenza). In questo senso gli studi di fisica della comunità scientifica internazionale sul caos, casualità e complessità hanno permesso di capire il funzionamento delle reti complesse, come il web. Il matematico ungherese di cui parlo, oltre a esplorare parzialmente la geografia del web, ha il merito di aver trovato la formula matematica che descrive il suo andamento, e di applicarla con successo anche alle altre reti complesse. Mancano ancora le conferme degli astrofisici sulle possibili applicazioni della legge di potenza al cosmo, e di conseguenza, all'origine dell'universo.

  2. Pier

    La parola Rete è entrato nel linguaggio comune. Tutti la usiamo. Un nome astratto per definire un sacco di cose concrete. E infatti in origine la rete era, assai concreta, quell'arnese intessuto con cui si cacciava o pescava, da cui anche il significato metaforico di ''tranello, insidia''. Quindi, qualcosa con cui contenere, separare (pensiamo alla rete che divide due giardini), isolare, si è poi ribaltato nel suo opposto, in un entità che unisce, abbraccia, connette. In inglese questo processo è più netto: la rete ''che separa'' (net) è diventata rete ''che unisce'' col suffisso work, ed ecco network. La rete era fatta di tessuto, era già un sistema in sè. L'evoluzione linguistica sembra essersi concentrata sul microcosmo. Ha analizzato la rete da dentro, dall'interno. Separandola dal suo originario scopo materiale e mono-funzionale, l'ha allargato e resa pluri-funzionale. Un attrezzo utile, un ''nome-comune-di-cosa'', è diventato una grandiosa e poliedrica metafora.

    • Chiara

      La rete è una metafora poliedrica e per questo insidiosa, nel senso che può indurci a far confusione. Questo perché c'è una differenza abissale tra una rete tipo griglia, rete da campo da tennis, rete da pesca (reti ortogonali, non complesse) e quello che è una rete complessa, la quale per noi non è fisicamente visualizzabile, anche perché non è statica, ma in costante movimento, e qui inizia la nostra difficoltà nel capirla. Quello che viene riassunto in un modello strutturale non è una forma percettibile, è la descrizione di un andamento: appunto quello della complessità. Parlare di complessità è più interessante oggi, perché la complessità include in sé le reti, ma non il contrario. Etimologicamente "complesso" non significa difficile, ma composto da tante parti. Però, intuitivamente, più parti in gioco ci sono, più aumenta la probabilità di far fatica a starci dietro. La rete complessa non parte da quello a cui è impossibile star dietro, ma dagli appigli che si notano nel mare magnum: le costanti, che sono appunto i nodi della rete. Capendo come si comportano i nodi, capisci in buona parte tutta la rete. Quindi, tornando alla tua illuminante distinzione tra "net" e "network", l'enfasi, per capire il tutto, è da mettere più su "work" (ciò che risulta intrecciato e soprattutto COME è intrecciato) che su "net" (la rete ortogonale).

  3. Paola

    Internet in questi anni ha avuto una notevolissima diffusione, in quanto permette di venire a conoscenza di infiniti argomenti nei vari campi. Leggo che il web funziona a rete complessa, 'rete irregolare, articolatissima, in continua espansione'. Ho trovato questo articolo, che, con un linguaggio preciso e chiaro, espone un argomento di particolare interesse in questa "era della complessità".

    • Chiara

      Sì la diffusione è appunto dovuta alla sua capacità di proliferazione, che non è solo metaforicamente "virale", bensì lo è letteralmente. Il mondo in cui viviamo è paradossale: si richiedono sempre più doti di iperspecializzazione settoriale, ma la nostra cultura attraverso il web sembra un'evoluzione dell'enciclopedia, ma dove la capacità di navigare e selezionare la propria rotta di viaggio, fa totalmente la differenza. Mentre i pensatori aspirano ancora una volta all'abbattimento delle barriere tra i diversi ambiti della conoscenza, il mondo del lavoro va nella direzione opposta. Più che l'eclettismo è apprezzata una generica creatività applicata alle nuove tecnologie, dato che la produzione di App sempre nuove vende: il mercato della tecnologia è basato sull'obsolescenza. Credo nel potere di traduzione della complessità in linguaggio comprensibile, e tradurre non significa semplificare. Secondo la mia esperienza, quando si prova troppo a semplificare qualcosa a tutti i costi, ne si rende comprensibile un pezzetto, mentre si rende incomprensibile il resto, di solito la parte più interessante. Semplificare significa rinchiudersi e rinchiudere, abbracciare la complessità significa aprirsi al mondo e alla vita. Perché la complessità è vita.

  4. Paola

    Internet in questi anni ha avuto una notevolissima diffusione, in quanto permette di venire a conoscenza di infiniti argomenti nei vari campi. Leggo che il web funziona a rete complessa, 'rete irregolare, articolatissima, in continua espansione'. Ho trovato questo articolo, che, con un linguaggio preciso e chiaro, espone un argomento di particolare interesse in questa "era della complessità".

  5. lorenzo

    Riprendendo il discorso dell'aspetto strutturale, ho paragonato all'immagine che proponi in apertura alcune mie immagini che colgono il caotico aspetto invernale dei rami degli alberi privi delle foglie. Questo aspetto http://www.photocommunity.qtp.it/showthread.php/42520-Alberi per intenderci. Se ne parlava con Sergio un collega fotoamatore molto attento alle strutture naturali e questo è stato il suo interessante commento: "Entrambi seguono le regole della geometria frattale. Si tratta di figure che, a differenza di quelle euclidee, sono formate dalla ripetizione su scale diverse degli stessi elementi base. L'esempio più semplice di frattale è il cavolfiore, che in questo periodo potresti trovare nel tuo frigo."

    • Chiara

      Parlando di reti complesse è molto importante tracciare una netta distinzione tra quello che, meramente a occhio nudo, a livello di metafora visiva, ci pare che assomigli all'idea di rete complessa e invece quello che la rete complessa è. Quello che nella rete complessa è struttura è un andamento basato su delle costanti. La rete complessa naturalmente assomiglia molto di più come andamento a quello dei radicanti, come l'edera, che a un albero. Quello che può dare sul piano puramente visivo l'idea di complessità nelle tue foto dei rami è a mio avviso più che altro l'intersezione con il cielo. Come metafora dell'oscillare tra una struttura rigida e una evanescente, ma qui siamo lontani dalla rete complessa della fisica. I frattali sono un esempio di auto-organizzazione strutturale della materia, che ci colpisce perché molto ben visibile a occhio nudo, come l'esempio del cavolo romano o del cristallo di ghiaccio. Perciò intuitivamente tendiamo a associare la ripetizione di questi elementi a un lavoro di tessitura complesso, perché composto da molti elementi, ma i frattali non sono reti complesse. Le reti complesse descrivono un andamento, non una forma che si ripete molte volte, includono in sé il movimento, l'oscillazione, "l'irregolare" che nasce dall'irrompere del caos.

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