Il populismo energetico che rema contro l’efficienza3 min read

22 Maggio 2014 Uncategorized -

Il populismo energetico che rema contro l’efficienza3 min read

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populismo energetico-efficienza energeticaIl testo che recepisce la Direttiva 2012/27/UE, attualmente alla Camera, introduce una novità molto significativa per il settore elettrico. Si tratta del passaggio per le utenze finali alla tariffa D1 finora totalmente disapplicata (esisteva solo come riferimento), al posto di quelle D2 e D3.

Di cosa si tratta è presto detto: la tariffa D1 è lineare, ovvero consumando 1 si paga 1 e consumando 100 si paga 100, mentre nel caso della D2 e della D3 il sistema – quello che doveva fronteggiare le crisi energetiche degli anni settanta – con l’intento di scoraggiare i consumi aveva previsto una tariffa progressiva, cioè con un prezzo unitario che cresce con l’aumentare dei consumi.

Quella che potrebbe sembrare la perfetta negazione dell’efficienza energetica, che è peraltro l’obiettivo della legge in cui è posta la misura, presenta invece alcuni elementi su cui è bene riflettere. Ce ne sono due importanti, che con l’efficienza energetica hanno molto a che fare.

Primo, in Italia il consumo domestico è tipicamente di elettricità e gas. Il gas viene consumato come materia prima e solo molto marginalmente viene prodotto da fonti rinnovabili. L’energia elettrica è invece il frutto di una conversione e nel nostro Paese – al netto dell’import che conta per il 10-15% – viene prodotto principalmente da gas e da fonti rinnovabili, storicamente dall’idroelettrico e dalla geotermia, più di recente da fotovoltaico ed eolico.

Questo per dire che consumare un kWh ulteriore di elettricità vuol dire grosso modo produrne metà con fonti convenzionali e metà con rinnovabili. Se si considera la curva annuale dell’energia elettrica si può immaginare che in estate, dove l’energia da rinnovabili è abbondante e non riesce ad essere utilizzata tutta, un aumento della domanda sarebbe coperto dal fotovoltaico.

populismo energetico-efficienza energetica

Ad oggi esistono tecnologie importanti ed efficienti che permettono di spostare il consumo dal gas, che tra l’altro è tipicamente importato, all’elettricità, anche quella che potrebbe essere prodotta dal fotovoltaico sul tetto di casa. Pensiamo alle pompe di calore, che stanno vivendo una fase di buona pubblicità per via delle attenzioni dell’Autorità e di alcuni operatori energetici che stanno pensando di includerle nelle proprie offerte commerciali. Sostituire la caldaia tradizionale con una pompa di calore per riscaldamento e raffreddamento è efficienza energetica, ma fa aumentare i consumi elettrici. Perciò togliere una tariffa progressiva e rimpiazzarla con una lineare non può essere stigmatizzato come un favore agli spreconi.

Oltre questo primo punto – la buona sostenibilità del vettore elettrico – di una certa obiettività, ce n’è un altro non meno importante. è bene che ognuno paghi l’energia che consuma il giusto, soprattutto per avere un’indicazione sul fatto che sta utilizzando qualcosa che non è finito né gratis. Qui sta la differenza tra un bene ed una commodity. Il fatto che l’energia non sia (più) una commodity non significa negarne il carattere pubblico ed il diritto universale ad accedervi. Però questi sono fattori che sarebbe estremamente distorsivo – dal punto di vista economico ed ambientale – includere nel sistema tariffario, ma devono trovare considerazione – la più ampia possibile – in adeguate misure di carattere sociale. In Germania, ad esempio, il costo dell’energia elettrica per un consumatore domestico è più alto di quello pagato un suo omologo italiano, ma le misure sul reddito intervengono nei casi di disagio economico e suppliscono alla difficoltà di poter pagare le bollette energetiche e al conseguente rischio di vedersi staccare la fornitura.

Per concludere, spostare la tariffa da un sistema in cui la conversione al vettore elettrico, più pulito del gas, costituirebbe un costo sproporzionato per il consumatore domestico, ad uno in cui la crescita della fattura sarebbe perfettamente proporzionale ai consumi è un fatto positivo in termini di equità ed efficienza energetica, ferma restando, in un periodo di difficoltà generalizzate come questo, la necessità di intervenire sul reddito delle famiglie disagiate in maniera ben più estesa di quanto accade ora con il cosiddetto bonus elettrico, e forse in una forma collegata con la spesa sociale dello Stato.

Le barricate delle Associazioni dei consumatori nei confronti di questa riforma è deludente e sa di “populismo energetico”, o comunque tipico di chi o conosce poco l’argomento o vuole solo preservare il proprio bacino con argomentazioni fin troppo semplicistiche.

Immagini| www.formiche.net| www.elettro-sistemi.net

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Fondatore di Climalia, prima società italiana di servizi climatici per la resilienza territoriale. Collabora con il Kyoto Club come responsabile della cooperazione internazionale e come esperto di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Consulente del Ministero dell’Ambiente, Acclimatise UK, AzzeroCO2 e Commissione Europea.
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