Il Pimpa è in Iraq nei giorni dell’attentato a Soleimani2 min read

9 Gennaio 2020 Politica Società -

Il Pimpa è in Iraq nei giorni dell’attentato a Soleimani2 min read

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Il Pimpa in Iraq a fare giocare i bambini.

Marco Rodari è di Leggiuno, comune varesotto noto per avere dato i natali a Gigi Riva. Marco Rodari è il Pimpa, Claun di guerra e di pace, che fa spettacoli con giochi di prestigio per bambini italiani e di Paesi esteri coinvolti da tensioni.

Il Pimpa era in Iraq il 3 gennaio quando Qasem Soleimani, generale iraniano a capo delle Guardie della Rivoluzione, è stato ucciso in un attacco mirato a Baghdad. Mentre lo intervistiamo, Marco è ancora lì.

Marco, ciao. Come sei venuto a sapere dell’uccisione del generale iraniano Soleimani?

L’ho saputo la mattina stessa da chi mi accompagnava per i vari spettacoli; non li abbiamo sospesi, ma c’è stata una attenzione maggiore negli spostamenti da quel giorno.

Se la situazione dovesse peggiorare rientrerai in Italia?

Finché posso essere utile resto, se invece divento un “peso” si ritorna a casa.

Tra i pochi Occidentali rimasti in Iraq, sei un bel segnale di speranza per chi t’incontra: in questi giorni il clima intorno a te è cambiato?

No, non ho notato nessun cambiamento nei miei confronti.

Al di là del 3 gennaio, l’attentato ti ha costretto ha modificare i tuoi programmi?

Ho visto solo rallentare il mio lavoro nei due giorni successivi, ma a questo sono abituato, qui si vive sempre alla giornata!

pimpa iraq guerra

Il 40% dei 40 milioni di abitanti dell’Iraq ha meno di 15 anni, tu anche quest’anno stai facendo ridere moltissimi bimbi: che generazione sta crescendo a Baghdad, la capitale?

I bimbi che ho incontrato io hanno vissuto anni con tanti attentati e questo sicuramente mina la capacità relazionale degli stessi: quando un’auto che non conosci ti si avvicina uno dei pensieri che fai è quello che potrebbe essere un’autobomba. Invece i Bimbi qui non hanno alcun timore a guardare il cielo: da lì il pericolo non è mai arrivato per chi è nato dopo il 2006 e mi auguro davvero che continuino a guardarlo.

Un anno fa mettevi piede a Mosul dopo tre anni di ISIS e ci raccontavi di bambini che ti aspettavano insospettiti, perché erano abituati ad essere raccolti in un unico luogo per ben altri motivi: hai incontrato bambini più sereni (e casinisti)?

Si, ed è frutto del grande lavoro fatto da tutti!

Com’è stato il tuo Natale?

Sereno, poi è cambiato il tempo.

E sono trascorsi soltanto pochi giorni di 2020… Chiedi qualcosa a quest’anno?

Di poter continuare a fare il clown, soprattutto ora, perché il poter praticare la mia arte è segno di una situazione magari preoccupante, ma non drammatica.

Ti chiedo un’ultima cosa: diversi nostri lettori sono giovani genitori. Hai un suggerimento da dare loro quando i loro figli gli chiedono cosa sia una guerra?

A parole è impossibile dirlo, purtroppo bisogna provarla. Ma la prima notte che i loro bambini non dormiranno per paura di un temporale e la mattina seguente dovranno andare a scuola, stanchi, sotto fulmini e saette… Ecco: la stanchezza e le paure si possono “lontanamente” avvicinare a quelle che si vivono in guerra.

Qui tutte le nostre interviste al Pimpa

clown in iraq

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Milanese milanista, per Le Nius redattore e formatore. Comunica per Fondazione Arché, blogga per Vita.it. Persegue la semplicità e, nel cammino, interroga il suo tempo. Ha sempre da imparare. paolo@lenius.it
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