Il nuovo libro di Naomi Klein: una rivoluzione ci salverà?5 min read

26 Febbraio 2015 Mondo Politica Politica interna -

Il nuovo libro di Naomi Klein: una rivoluzione ci salverà?5 min read

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il nuovo libro di naomi klein
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[Immergiamoci in questo libro ascoltando Nothing but Flowers dei Talking Heads, erano gli anni ’80 e David Byrne illuminava i suoi ascoltatori con la necessità di fare scelte ecologiche responsabili.]

Elaborare le riflessioni di Naomi Klein è stato più complicato del previsto, il pensiero che ritornava alla mente per chi come me si occupa di clima da dieci anni era: “Ha scoperto l’acqua calda”.

L’ultimo libro della scrittrice e attivista canadese –Una rivoluzione ci salverà– è un’utile lettura per riflettere sulla più pericolosa crisi che l’umanità sta vivendo: quella ecologica. Come la stessa autrice ha ammesso, solo di recente ha compreso come sia prossimo il limite ambientale.

È un bel problema: se un’attivista impegnata come la Klein solo da qualche anno ha compreso che i gas climo-alteranti immessi nell’atmosfera hanno cucito una coperta termica, che sta facendo lievitare le temperature e di conseguenza fondendo i ghiacciai e desertificando sempre più terreni, figuriamoci il cittadino medio, tenuto spesso all’oscuro.

Scrive Naomi Klein:

è sempre più facile negare la realtà per permettere che la nostra visione del mondo vada in frantumi, un fatto che era vero per stalinisti irriducibili al culmine delle purghe come di negazionisti climatici libertari di oggi.

Gran parte di questa libro si occupa di mostrare come potenti e ben finanziati Think Tank della destra e di gruppi di pressione si trovino dietro la negazione del cambiamento climatico negli ultimi anni. Questo a fronte di risultati scientifici cancellino ogni ragionevole dubbio circa i risultati che le attività umane, ne siano la causa.

Questa decennale contrapposizione ha fatto si che la risposta politica dei governi sia stata spesso ambigua ed indecisa. I governi hanno fatto marcia indietro da impegni assunti (Canada, Australia) e le preoccupazioni ambientali hanno perso posizioni nell’agenda politica a un punto in cui in molti contesti sono trattati come praticamente irrilevante.

Per la Klein niente di tutto questo è accidentale. Sulla scia del suo libro del 2007, The Shock Doctrine, una denuncia tempestiva e potente della devastazione ambientale e sociale operata da politiche neoliberiste di “terapia d’urto”, la scrittrice canadese interpreta la marginalizzazione del cambiamento climatico nel processo politico come il risultato delle macchinazioni di élite aziendali.

Queste élite sono riuscite a sbilanciare dalla loro parte le azioni governative favorendo decisioni che favoriscono un approccio graduale e indolore e che non abbiamo bisogno di andare in guerra con nessuno.

scrive nel libro.

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Il nuovo libro di Naomi Klein: crisi del movimento ambientalista

La prima parte del libro racconta come il movimento ambientalista è stato fatto deragliare dalla crisi finanziaria e dall’austerità, unitamente alla promozione aziendale della negazione del clima.

La seconda sezione, focalizzata sul che fare con ciò che Klein chiama “pensiero magico”, è per molti versi il cuore del libro. Qui la Klein considera le correzioni tecniche “assurde” proposte dai negazionisti per il cambiamento climatico, tra cui schemi di geo-ingegneria.

Tra queste uno degli schemi magici è l’oscuramento dei raggi del sole con palloncini-solfato al fine di simulare l’effetto di raffreddamento sul clima delle grandi eruzioni vulcaniche. I rischi di tali tecniche mega-fix sono evidenti. Come ogni scienziato del clima vi dirà, noi semplicemente non sappiamo abbastanza sul sistema Terra per essere in grado di progettarle in modo sicuro. Eppure, come note Klein, tali schemi folli saranno sicuramente tentati se il cambiamento climatico improvviso prende seriamente in corso.

Klein è una scrittrice coraggiosa e appassionata che merita sempre di essere ascoltata, e questo è un libro potente e urgente che chiunque abbia a cuore il cambiamento climatico vorrà leggere. Eppure è difficile resistere alla conclusione che si restringe nell’affrontare la vera portata del problema. Quando ho letto The Shock Doctrine, ero convinto che le élite aziendali e politiche fossero sul punto di implodere a causa della crisi finanziaria. Ma l’idea che le élite aziendali siano responsabili del mondo è meno convincente oggi.

L’ordine neoliberale ha recuperato, e in alcuni paesi anche raggiunto una sorta di stabilità, al costo di un peggioramento dei conflitti globali. La fantasia di un libero mercato globale ha dato modo alle lotte torbide della geopolitica, con grandi potenze che spintonano per il controllo delle risorse naturali. Questo è un mondo pericoloso, ma non a causa di un’elite onnipotente e responsabile. Questo perché nessuno degli stati che si contendono il potere in Medio Oriente, Ucraina o nel Mar Cinese Meridionale è in grado di controllare o prevedere le conseguenze delle loro azioni. Nessuno è responsabile nei conflitti del mondo.

Un altro dato interessante che evidenzia la Klein è che l’origine del cambiamento climatico precede di gran lunga la nascita del capitalismo, e questo si evince in un interessante capitolo su quello che lei chiama “estrattivismo” il modello economico che considera la Terra come un insieme di risorse in attesa di essere sfruttati

Abbiamo iniziato trattando l’atmosfera come una discarica di rifiuti, quando abbiamo iniziato a utilizzare il carbone su scala commerciale alla fine del 1700.

Inoltre, anche se Klein non esplora il fatto, vale la pena tenere a mente che il modello estrattivo è stato applicato su vasta scala delle economie pianificate dell’ex Unione Sovietica e la Cina di Mao, dove si sono verificate alcune delle più grandi catastrofi ambientali del XX secolo.

La scrittrice e attivista offre ai lettori un assist da cui possono scaturire riflessioni più articolate in materia economica. Ma non solo, può essere anche un’occasione per un’auspicabile autocritica sulle scelte fatte dal frastagliato mondo ambientalista.

Gli economisti di diversa estrazione, tutti devoti al dio della crescita, in televisione come dei bravi conduttori di una televendita cercano di piazzare il loro anacronistico paradigma di una crescita infinita in un pianeta finito. I neoliberisti tentano di piazzare Von Hayek, Friedman e i Chicago boys, i keynesiani, John M. Keynes e il gruppetto di marxisti sopravvissuti, Karl Marx.

Tutti fautori di modelli economici e di visioni politiche nate nel secolo scorso che hanno in comune il miraggio della crescita. Una crescita che oggi, a prescindere dall’impatto ambientale, potrà essere solo effimera quando non gonfiata da bolle monetarie.

La storia è colma di esempi di rivoluzioni a cui sono seguite controrivoluzioni e restaurazioni. Una rivoluzione ci salverà solo se prima si realizza una rivoluzione personale. Una rivoluzione che libera da quella brama di potere e di visione elitista che a volte coincide tra chi contesta e chi causa i disastri ambientali ed economici. Forse più che una rivoluzione serve una conversione.

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Fondatore di Climalia, prima società italiana di servizi climatici per la resilienza territoriale. Collabora con il Kyoto Club come responsabile della cooperazione internazionale e come esperto di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Consulente del Ministero dell’Ambiente, Acclimatise UK, AzzeroCO2 e Commissione Europea.
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