Hungry Hearts e Il giovane favoloso: i film italiani a Venezia3 min read

2 Settembre 2014 Cultura -

Hungry Hearts e Il giovane favoloso: i film italiani a Venezia3 min read

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Hungry Hearts e Il giovane favoloso i film italiani a VeneziaApplausi e commozione hanno accolto Hungry Hearts, il secondo dei film italiani in concorso a Venezia. Per la seconda volta l’apprezzatissimo regista italiano Saverio Costanzo partecipa alla Mostra Internazionale del Cinema; nel 2010, infatti, presentava La solitudine dei numeri primi, tratto dal romanzo di Paolo Giordano. E come il precedente film, anche Hungry Hearts s’ispira a un romanzo: Il bambino indaco di Marco Franzoso.

Hungry Hearts è girato e ambientato a New York, un luogo in cui è difficile sopravvivere con pochi mezzi economici. Protagonisti Mina, magistralmente interpretata dalla musa e compagna Alba Rohrwacher, e Jude, il divo americano Adam Driver, che lo scrittore, con perizia narrativa, fa incontrare nel bagno al ristorante cinese: chiusi in bagno e poco dopo a letto insieme.

Il tempo è trascorso; i due sono diventati una coppia. Concepiscono un bimbo che Mina dà alla luce con fatica e verso il quale inizia a nutrire fin da subito un esasperato ed esasperante senso di protezione. Sceglie per lui un’alimentazione esclusivamente vegana. Quando Jude si accorge che il piccolo non cresce e rischia la vita per denutrizione, il film giunge a un esito catastrofico, quasi horror, mirabilmente ripreso dal visionario Costanzo.

Girato in 16mm, il film denuncia le ossessioni indotte da tutto l’universo rigorosamente “organic”, dietro cui si possono celare incoscienti abusi. In conferenza stampa il regista dice: [quote align=”center” color=”#999999″]“Noi percepiamo il mondo fuori come tossico nella sua totalità, ma questo è un discorso sociologico molto generico; personalmente sul tema della nutrizione ho adottato un punto di vista molto ‘laico’: amo anche il Big Mac e porto una volta al mese i miei figli da McDonald’s. Chi fa scelte radicali diventa sordo e l’ideologia di qualunque tipo ha ucciso milioni di persone. Bisogna avere a cuore la nostra vita”.[/quote]
E aggiunge a proposito dei suoi personaggi: “non ho mai pensato che Mina potesse nuocere al bimbo, lei è il nostro eroe specie nel momento in cui tocca la sabbia del mare tornando a sentire le cose”.

L’atmosfera di suspence che sprofonda nell’horror, con echi da Rosemary’s Baby, non rende il film citazionista, al contrario sembra l’opera più matura del regista romano, che guadagna ben dieci minuti di applausi e commuove e scuote la platea veneziana.

In concorso per il Leone d’Oro anche Il giovane favoloso di Martone, un film che sembra essere “tutto e il contrario di tutto“, per usare le parole di Elio Germano, protagonista del film, e che tenta di ricostruire la complessa personalità di Giacomo Leopardi.

Nell’alternanza di numerosi registri stilistici, Martone realizza un’opera che, nel tentativo di evitare meri compendi biografici, muove da fasi di ricerca cinematografica ora più barocche – nella parte napoletana – ora astratte e quasi sperimentali, supportate dalla convincente colonna sonora elettronica di Apparat.

Alla metamorfosi fisica del poeta corrisponde l’andamento del film, altalenante e fratto: evidente è la costante necessità di mettere in discussione la sua tensione poetica e gli ambienti promotori di cultura che lo emarginano, costringendolo a un esilio, non certo intellettuale. Straordinaria l’interpretazione di Germano, chiamato ad una impresa ardua.

Opera ambiziosa, Il giovane favoloso è capace di cogliere e trasmettere la complessa e attuale profondità leopardiana. Ed è un invito alla ‘rilettura’ di un classico, lontano dalle orientate e inamidate letture scolastiche, perché, per usare le parole del poeta “chi è capace di ridere è padrone del mondo”.

Immagine  | Matteo Mignani

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Brigida Ranieri nasce il 21 luglio 1983. Dottore di ricerca in Filologia Classica e redattrice presso il Thesaurus Latinae Linguae a Monaco di Baviera, ora è ricercatrice all'Università degli Studi di Perugia. Ama leggere e viaggiare e vive la vita come in un romanzo russo o in un film in bianco e nero di Godard in compagnia di Jean Paul Belmondo.
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