Haiti: rotta verso le elezioni5 min read

8 Giugno 2022 Mondo -

Haiti: rotta verso le elezioni5 min read

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Marco Bello, giornalista e fotografo, dal 1992 percorre l’America Latina e l’Africa. Dopo aver lavorato ad Haiti e in Burundi ha vissuto per diversi anni in Burkina Faso, dove torna regolarmente. Con Paolo Moiola ha vinto il premio giornalistico “Lorenzo Natali” della Commissione europea su democrazia e i diritti umani, con un servizio su Haiti. Specializzato in questioni africane, si occupa di cooperazione internazionale con l’Ong Cisv ed è redattore presso il mensile Missioni Consolata.

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È la notte tra il 6 e il 7 luglio 2021, un commando di una trentina di uomini armati fa irruzione nella residenza privata del presidente della Repubblica, Jovenel Moïse. Senza incontrare opposizione della guardia presidenziale, alcuni uomini armati raggiungono la camera da letto e crivellano di colpi il presidente.

La moglie, Martine, rimane ferita ed è subito evacuata a Miami. Si salverà.

Payi lok

haiti verso le elezioni
Photo by Paul Moville su Unsplash

Chi era Jovenel Moïse?

Imprenditore nell’agrobusiness, latifondista, faceva parte del Partito haitiano tèt kole (Phtk), della destra oligarchica haitiana, ed era stato proposto come candidato dal presidente Michel Martelly (2011-2016).

Moïse, entrato in carica nel 2017, durante il suo mandato, dal 2018, era stato contestato duramente dal popolo per accuse di corruzione nell’affare PetroCaribe (si parla di almeno 2,6 miliardi di dollari spariti tra il 2008 e il 2016).

Il movimento popolare che lo contestava era arrivato a bloccare il paese, «payi lok» in creolo, negli ultimi mesi del 2019.

Moïse aveva fatto in modo di evitare l’organizzazione di qualsiasi elezione, portando a scadenza gli enti locali prima, e poi (a gennaio 2020) il parlamento, di cui resta solo un terzo del senato in carica (ad Haiti il senato è rinnovato un terzo ogni due anni), ovvero dieci senatori che non possono legiferare.

Di fatto Moïse governava per decreto da inizio 2020, imponendo anche alcune importanti modifiche alle istituzioni. In ultimo, stava lavorando al varo di una nuova Costituzione, seguendo un procedimento anticostituzionale e illegale. Lui stesso si era prolungato il mandato di un anno (avrebbe dovuto lasciare la sua carica il 7 febbraio 2021).

Chi ha ucciso Jovenel Moïse?

L’inchiesta sulla morte di Jovenel Moïse, avvenuta tra il 6 e il 7 luglio 2021, è ancora formalmente in corso, ma ostacolata in tutti i modi da frange di uomini al potere. Anche l’FBI degli Stati Uniti ha aperto una procedura. Diciotto dei membri del commando sono mercenari colombiani, altri sono statunitensi di origine haitiana, mentre tra i principali indiziati ci sono alcuni uomini d’affari facenti parte dell’oligarchia ricca e ultraconservatice haitiana.

Fino ad oggi, gli arresti sono stati una quarantina, tra cui i più eccellenti quelli dell’ex militare colombiano Mario Antonio Palacios e degli uomini d’affari haitiani Samir Handal (di origini palestinesi) e Rodolphe Jarr. Quest’ultimo, ex grande trafficante di droga, ha ammesso di avere in parte finanziato il colpo di Stato contro Moïse.

Cosa succede ad Haiti?

Sul terreno il paese è controllato da alcune bande armate (chiamate gang), che gestiscono interi quartieri e importanti vie di comunicazione. Si finanziano anche con i rapimenti: decine di persone vengono rapite ogni settimana a scopo di estorsione, anche tra la popolazione meno abbiente, e chi non è in grado di pagare il riscatto, viene solitamente ucciso. Tutto questo genera grande insicurezza.

Le gang sono legate, in parte, ad alcuni politici che negli anni le hanno create e finanziate. Sono a loro strumentali, ad esempio, per impedire che la gente scenda in piazza a manifestare. Il fenomeno è talmente degenerato dopo l’assassinio del presidente Moïse, che si può parlare di assenza dello stato in ampie zone del paese.

Tra ottobre e novembre 2021 le gang sono arrivate a controllare l’uscita delle autobotti di carburante dal porto, chiudendo il rubinetto dei distributori e bloccando il paese.

L’inflazione inoltre è galoppante, i prezzi aumentano e la gente ha difficoltà a comprare generi di prima necessità.

Impasse politico

Sul piano politico, all’indomani dell’uccisione di Moïse, è stato creato un governo de facto presieduto dal medico Ariel Henry. Henry era stato designato dal presidente due giorni prima del golpe, ma ha giocato a suo favore soprattutto l’appoggio della comunità internazionale, riunita nel cosiddetto Core group (Stati Uniti, Francia, Germania, Unione Europea, Onu, Osa,…). Inoltre, dietro di lui c’è l’ex presidente Michel Martelly, che punta a un nuovo mandato.

A gennaio 2022 proprio Henry è stato indicato da Jarr, in un’intervista al New York Times, per avere intrattenuto contatti con alcuni complottisti, prima e dopo i fatti del 7 luglio. Diversi analisti vedono un problema interno al partito Phtk, che avrebbe portato all’assassinio del presidente, e non escludono che lo stesso Martelly non sia estraneo ai fatti.

Intanto, un’ampia convergenza di associazioni, società civile e partiti politici sedicenti di sinistra, si sono riuniti in un accordo, firmato il 30 agosto scorso, noto come «accordo di Montana», dal nome dell’hotel nel quale è stato siglato. Questo settore, più progressista e vicino alla Costituzione, ha proposto un Consiglio nazionale di transizione (Cnt) di 40 membri (leader di organizzazioni contadine, femministe, professionali e di partiti politici).

L’ultima mossa è stata l’alleanza, l’11 gennaio 2022, con il Protocollo d’intesa nazionale (Pen, in francese), una coalizione di partiti politici della destra tradizionale. Alleanza che è stata criticata da diversi settori di sinistra.

Il Montana-Pen si contrappone al governo Henry, con il quale però deve negoziare per arrivare a una transizione prevista di circa due anni, che porterebbe a nuove elezioni generali e quindi a uno stato di rispetto della Costituzione. Ma i rapporti di forza sono, in questo momento, favorevoli al gruppo di potere del Phtk.

La priorità, per la tenuta delle elezioni, è risolvere il problema dell’insicurezza nel paese, riportando l’intero territorio sotto il controllo delle autorità, seppure autorità de facto.

Marco Bello

Foto in copertina by Claudia Altamimi su Unsplash

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