Glossario del cambiamento climatico, dalla A alla Z25 min read

12 Agosto 2020 Ambiente -

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Naturalista, cambiamenti climatici

Glossario del cambiamento climatico, dalla A alla Z25 min read

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Glossario del cambiamento climatico: M-R

Indice

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Microclima

Complesso dei parametri ambientali (temperatura, umidità relativa e velocità dell’aria) che condizionano lo scambio termico tra individuo e ambiente. È definito anche come l’andamento medio degli elementi climatici negli strati dell’aria immediatamente a contatto con il suolo. Viene usato talvolta con altri significati: si intende così per microclima il clima di una zona geografica, ristretta e ben delimitata (fondovalle, lago, territorio urbano) o di un ambiente ancora più ristretto, per esempio un tratto di spiaggia, una piazza, l’interno di una stanza e altro.

Mitigazione

Strategie, azioni e misure volte a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra dovute alle attività umane. Le misure di mitigazione sono definibili come misure intese a ridurre al minimo o addirittura a sopprimere l’impatto negativo di un piano o progetto durante o dopo la sua realizzazione.

Di più sulla mitigazione.

Modello climatico

Conosciuti anche come Global Climate Models (Gcm) o Regional Climate Models (Rcm), sono programmi che simulano nel computer il comportamento del clima, facendo evolvere nel tempo del modello il valore di grandezze come la temperatura e le precipitazioni, che noi possiamo anche misurare nel sistema reale.

Ozono (O3)

Gas serra composto da molecole instabili con un odore pungente e dotato di grande reattività. Viene prodotto in atmosfera dalla reazione tra ossidi di azoto, composti organici volatili e raggi solari. Cambiamenti nella concentrazione di ozono influenzano sia la radiazione proveniente dal sole che quella proveniente dalla terra e l’effetto è fortemente dipendente dalla distribuzione verticale delle concentrazioni di ozono. Nella bassa atmosfera la radiazione solare e gli inquinanti emessi principalmente dal traffico autoveicolare producono ozono, ma questa sostanza è anche trasportata nella troposfera dalla stratosfera. L’aumento delle concentrazioni di ozono nella troposfera contribuisce al riscaldamento globale. Nella stratosfera l’ozono protegge il pianeta e i suoi abitanti dalle radiazioni ultraviolette. Per effetto di composti chimici, principalmente i clorofluorocarburi (CFC), si determina il cosidetto “buco”, ovvero una smagliatura nella fascia di ozono stratosferico. Di conseguenza aumenta l’intensità al suolo delle radiazioni ultraviolette provenienti dal sole. La perdita di ozono nella stratosfera ha un effetto antagonista all’effetto serra.

Ondate di calore

Sono condizioni meteorologiche estreme che si verificano quando si registrano temperature molto elevate per più giorni consecutivi, spesso associati a tassi elevati di umidità, forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione. Tali condizioni rappresentano un rischio per la salute della popolazione. Un’ondata di calore è definita in relazione alle condizioni climatiche di una specifica città e non è quindi possibile individuare una temperatura-soglia di rischio valida a tutte le latitudini.

Pannello Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC)

È il principale organismo internazionale per la valutazione delle informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche prodotte in tutto il mondo sui cambiamenti climatici. È un organo intergovernativo istituito nel 1988 dall’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO) e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP). Il suo obiettivo è fornire al mondo una visione chiara e scientificamente fondata dello stato attuale delle conoscenze sui cambiamenti climatici e sui loro potenziali impatti ambientali e socio-economici. Migliaia di ricercatori provenienti da tutto il mondo contribuiscono al lavoro dell’IPCC su base volontaria. Attualmente, fanno parte dell’IPCC 195 Paesi.

Precipitazioni atmosferiche

Ricadute d’acqua al suolo sotto qualsiasi forma. Sono un elemento climatico fondamentale dipendente dalla temperatura, dall’umidità dell’aria e dalla circolazione atmosferica. Le precipitazioni, siano esse piovose o nevose, hanno una propria classificazione legata a intensità, durata e, per quanto concerne i temporali, alla probabilità che l’evento si verifichi.

Pressione atmosferica

Pressione che si può registrare in qualsiasi punto della superficie terrestre e in particolare equivale al peso di una colonna d’aria su una superficie di 1 metro quadrato. La sua variazione determina il mutare della circolazione atmosferica e quindi dei venti. L’unità di misura della pressione è il Pascal. Si misura con il barometro ed i valori vengono indicati in meteorologia attraverso le isobare, linee immaginarie che congiungono su una mappa tutti i punti di uguale pressione atmosferica. Queste sono utili per identificare le zone di bassa pressione (cicloni) e quelle di alta pressione (anticicloni) e prevedere quindi le condizioni del tempo.

Resilienza

Il termine ha diverse accezioni a seconda dell’ambito di applicazione. In ecologia è la capacità di un’area, un ecosistema, una comunità vitale di resistere ai colpi, di attutirne gli effetti devastanti, di ritornare al suo stato iniziale, dopo una perturbazione che l’ha allontanata da quello stato. In generale possiamo definirla come capacità di ritornare all’equilibrio originale, di “recuperare” dopo l’impatto negativo.

La resilienza può anche essere intesa come la capacità di una popolazione, delle organizzazioni e dei sistemi vulnerabili a resistere e persino a prosperare in seguito a imprevedibili eventi distruttivi, è un concetto relativamente nuovo ma strategico per rispondere prontamente agli effetti del cambiamento climatico. All’interno di questo contesto troviamo quelle che vengono definite le “città resilienti”, ossia realtà urbane e metropolitane che adottano un modello di sviluppo urbano equilibrato e sostenibile basato sull’integrazione delle dimensioni della sostenibilità sociale, ambientale ed ecologica.

Di più sulla resilienza.

Riscaldamento globale (global warming)

Fa riferimento all’aumento di temperatura a lungo termine del sistema climatico terrestre osservato a partire da periodo preindustriale (tra il 1850 e il 1900) e causato dalle attività antropiche, in primo luogo dai combustibili fossili, che hanno determinato un aumento dei livelli di gas ad effetto serra intrappolati in atmosfera.

Di più sul riscaldamento globale.

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Politologa, naturalista e viaggiatrice. Si occupa di gestione di progetti incentrati sul cambiamento climatico e la sostenibilità. Analizza e racconta il rapporto tra uomo e natura nell'Antropocene e studia il conflitto tra uomo e fauna selvatica, per poi dare vita a progetti e strategie di comunicazione e coinvolgimento dei cittadini finalizzate a dimostrare che “noi siamo natura”.
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