Gli 80 euro di Matteo Renzi: primo passo o propaganda elettorale?3 min read

23 Aprile 2014 Politica Politica interna -

Gli 80 euro di Matteo Renzi: primo passo o propaganda elettorale?3 min read

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gli 80 euro di Matteo RenziGli 80 euro sono senza dubbio l’argomento principe della settimana nei luoghi di lavoro, nei tinelli all’ora di cena, nei bar. La locuzione “ci fai una spesa” è ormai un ritornello più affermato del “Because I’m happy” di Pharrel Williams, come previsto dalle furbesche slide del premier.

Il nome del decreto legge partorito dal Consiglio dei Ministri è altrettanto astuto: “Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale – Per un’Italia coraggiosa e semplice”, un pizzico di liberismo (la competitività), un po’ di socialismo (la giustizia sociale), e tanto libro Cuore (l’Italia coraggiosa e semplice).

In soldoni, è proprio il caso di dirlo, il provvedimento si traduce in un bonus irpef (da maggio a dicembre) del 3,5% per chi guadagna fra gli otto e i diciottomila euro e di 640 euro fra i diciotto e i ventottomila (con un piccolo decalage sopra i 26mila). Circa dieci milioni di lavoratori saranno interessati dal provvedimento, 6,9 miliardi di euro il costo della manovra.

Gli 80 euro di Matteo Renzi: da dove arriveranno i soldi?

La copertura finanziaria del provvedimento verrà, come da decalogo tweet, dall’aumento dell’Iva (600 milioni), dalla rivalutazione di Bankitalia (1,8 miliardi), 2,1 miliardi dall’acquisto di beni e servizi (ovvero dieta delle forniture per gli enti locali), 100 milioni dalla riduzione da 8000 a mille delle municipalizzate, 300 milioni dalla lotta all’evasione, 900 milioni da riduzione delle spese militari, delle auto blu e dalla cosiddetta “norma Olivetti”, ovvero il tetto di 250.000 euro per gli stipendi dei manager pubblici.

Un provvedimento importante, insomma, che potrebbe tradursi in una non indifferente boccata d’ossigeno per una buona fetta della popolazione. Eppure non sono mancate le critiche, vediamole nel dettaglio.

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Gli 80 euro di Matteo Renzi: 4 critiche

1) è una manovra una tantum a fini elettorali. La copertura riguarda il solo 2014, benché il premier abbia promesso che i soldi per sostenere la spesa nel 2015 (che diventerebbero a quel punto ben 14 miliardi nei 12 mesi) saranno trovati con la prossima legge di stabilità. E’ indubbio inoltre che la vicinanza del 25 maggio abbia spinto il Consiglio dei Ministri a premere il piede sull’acceleratore nel tentativo di arginare la rimonta del Movimento 5 stelle, confermare il calo di consensi a Forza Italia e garantire così il primo posto fra i partiti al PD.

(“Speriamo si voti pure nel 2015, è il commento più diffuso fra i beneficiari del bonus”).

2) Un provvedimento solo per alcuni. Anche questo è vero. Partite Iva, pensionati e i cosiddetti incapienti (chi guadagna meno di ottomila euro) saranno esclusi dal bonus. Anche qui la promessa è che a loro si provveda in un futuro prossimo, anche se a quel punto trovare la copertura di eventuali altri sgravi potrebbe diventare un compito davvero proibitivo per il Governo

3) La partita di giro. Benché il Premier minimizzi l’impatto che la riduzione degli acquisti avrà sugli enti locali non è privo di fondamento il timore che per recuperare i tagli operati dal governo nazionale le regioni e i comuni siano costretti a imporre nuovi e più pesanti tributi ai cittadini, vanificando di fatto l’effetto dello sgravio Irpef. È il caso, ad esempio, della Regione Sicilia, che già pensa ad una manovra da 350 milioni.

4) Rischio per il debito pubblico. Programmare nuove spese per lo Stato significa inoltre rischiare di avvicinarsi pericolosamente alla soglia del 140% di debito pubblico individuata per noi dall’Europa. Sforare significherebbe subire pesanti sanzioni che vanificherebbero qualunque sforzo di copertura della spesa per il 2015.

Il provvedimento quindi, benché significativo e importante per tante famiglia, risulta ancora controverso, i suoi reali effetti si misureranno sul lungo periodo e solo il tempo (e non i voti alle europee) daranno ragione ad apologeti o ad accusatori.

È corretto però sottolineare che, nel bene o nel male, Matteo Renzi, dopo anni di proclami, stia cominciando a tracciare una rotta precisa e fattiva del suo agire politico, individuando un ceto (classe, si sarebbe detto una volta) di riferimento, un’idea precisa delle spese da tagliare, un metodo. Su questo dovrà essere giudicato, ed è già un progresso dopo troppi anni di promesse, parole al vento, invettive e insulti da parte di tutti gli attori in campo.

Immagini| Telegraph| imprese5stelle.org

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Quest'anno ho fatto il blogger, il copywriter, il cameriere, l'indoratore, il web designer, il dottorando in storia, il carpentiere, il bibliotecario. L'anno prossimo vorrei fare l'astronauta, il rapinatore, il cardiochirurgo, l'apicoltore, il ballerino e il giocatore di poker prof.
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