Giovani NEET: chi e quanti sono in Italia e in Europa?27 min read

22 Agosto 2022 Giovani -

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Sociologo

Giovani NEET: chi e quanti sono in Italia e in Europa?27 min read

Reading Time: 21 minutes

Giovani NEET: quanti sono in Italia ed Europa 2017

Intanto, una precisazione. Cosa intendiamo per giovani? Eurostat, la nostra principale fonti di dati, ci consente di scegliere tra diverse fasce di età. Scegliamo quella dai 15 ai 29 anni. Ci sembra la più adeguata per leggere il fenomeno, comprendendo sia i giovani in fascia scolare che quelli potenzialmente già in fascia lavorativa. Come siamo messi quindi rispetto al resto d’Europa?

neet in europa

Secondo i dati Eurostat relativi al 2017 siamo il paese europeo con la più alta percentuale di giovani NEET. Un italiano su quattro tra i 15 e i 29 anni non lavora, né studia, né si sta formando. La media europea è del 13,4%.

Come è evoluto invece il fenomeno nel tempo? I dati Eurostat sono disponibili dal 2004 e da quell’anno, in cui eravamo al 19,6%, il dato è sceso fino al 18,8% del 2007 ed è poi salito vertiginosamente fino al 26,2% del 2014, anno in cui inizia una lieve discesa che ci porta al 24,1% attuale.

Dopo un decennio in cui il fenomeno è diventato più significativo in molti paesi europei, negli ultimi due anni si registra un calo dei dati quasi ovunque. Ci troviamo davanti, comunque, a un fenomeno che fino a prima della crisi del 2007-2008 era in generale più ridotto.

Se diamo uno sguardo di insieme al fenomeno e alla sua evoluzione, possiamo certamente dire che esso è particolarmente rilevante nei paesi dell’Europa mediterranea, con l’eccezione del Portogallo, e nei paesi dell’est Europa, che stanno però migliorando quasi tutti le loro performance. La percentuale di giovani NEET è invece inferiore nei paesi del centro-nord Europa, con la parziale eccezione della Francia.

Se è vero quindi che c’è stato un periodo più o meno difficile per tutti (tra il 2007 e il 2012 indicativamente), è vero anche che non ci sono tendenze globali in atto ovunque, ma contesti più favorevoli e altri meno. Ci sono paesi, nel centro-nord Europa, dove la percentuale di NEET è inferiore al 10%, e lo è rimasta anche negli anni della crisi: Paesi Bassi (5,9%), Svezia (6,8%), Austria (8,4%), Germania (8,5%), Danimarca (9,1%).

Perché? Alcuni fattori sono economici: sappiamo come la crisi di questi ultimi anni abbia colpito in maniera molto accentuata i paesi dell’Europa mediterranea che, crisi a parte, sono comunque strutturalmente più deboli dei paesi del centro-nord Europa. Altri riguardano il mercato del lavoro: questi paesi hanno generalmente un mercato del lavoro che tende a tutelare molto chi è dentro rendendo complicato l’ingresso a chi è fuori. Altri ancora chiamano in causa l’organizzazione del sistema di welfare, molto sbilanciato sugli anziani nei paesi mediterranei. Infine ci sono elementi socio-culturali, come il ruolo della famiglia e la scarsa predisposizione alla mobilità, a cui però tendo a dare meno peso che agli altri.

Giovani NEET: i dati in Europa

neet in europa

Fonte: Eurostat

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
7 Commenti
  1. Daniele

    In effetti io tra i 15 e 19 anni ero al liceo, ma dai 19 ai 24 non ho fatto sostanzialmente una mazza (nominalmente ero uno studente universitario, ma essendo iscritto a Lettere...)

    • Fabio Colombo

      in questo caso non rientravi tra le statistiche NEET, essendo iscritto all'Università

  2. dav1de

    Articolo interessantissimo. Personalmente sono stato NEET in America Latina, ed era un gran bel stare :)Domanda: la differenza tra disoccupato e NEET è data solo dall'età?

    • Fabio Colombo

      No. Ponendo come stabile una fascia di età (es. 16-24 anni) rientri fra i NEET se, oltre a essere disoccupato, non sei iscritto né a scuola né all'Università e nemmeno a percorsi formativi professionalizzanti. Infatti il dato sulla disoccupazione giovanile per quella fascia è più alto (40%). Il vero problema è che questo dato non distingue chi è disoccupato perché va a scuola e chi lo è perché non trova/non cerca lavoro. In questo senso il dato sui NEET è più significativo per leggere fenomeni che riguardano i giovani.

      • Lia

        Quello che scrive non è corretto, chi studia non viene considerato tra i disoccupati ma tra gli inattivi. Per ISTAT il disoccupato non è solo chi non lavora, ma chi sta cercando attivamente un'occupazione. Tutti i dati che lei ha citato sono di fonte ISTAT o EUROSTAT e i criteri di rilevazione sono gli stessi.

  3. Libero Labour

    Concordo con Fabio, infatti sul tema della disoccupazione giovanile i dati non sono "pacifici".https://www.lenius.it/disoccupazione-giovanile-italia/

  4. Barbara

    Leggendo questo articolo e rapportandomi con il mondo esterno devo dire che comprendo la dinamica giovanile. L'opportunità di crescita lavorativa in Italia è satura, anzi, più una persona è specializzata e intraprendente più viene declassata dalle società di selezione del personale. Sembra che questo stato, questa cultura "moderna" dia molta più sostanza e lavoro a una persona che non si pone poi così molte domande nella vita, che qualcuno che sia disposto a voler crescere e cambiare il mondo in cui siamo. Non è una questione di fare i preziosi, ma chi andrebbe mai a lavorare a nero o accettare stage a 300 euro al mese se ha passato gran parte della sua vita sui libri? se lo ritengono un insulto, non posso che dargli ragione. Il mercato del lavoro è cambiato è inutile negarlo e più ci avviciniamo a questo stereotipo di lavoro "macchina" più le persone risulteranno insoddisfatte e depresse nelle loro vite, motivo? perché stiamo andando contro natura.

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