Giovani NEET: chi e quanti sono in Italia e in Europa?27 min read
Reading Time: 21 minutesQuanti sono i giovani NEET in Italia ed Europa? Dati 2019
Già, siamo il paese europeo con la più alta percentuale di giovani NEET. Quasi un italiano/a su quattro tra i 15 e i 29 anni non lavora, né studia, né si sta formando. Questo potrebbe in linea di massima anche significare che un sacco di giovani italiani sono in giro per il mondo a godersi la vita. Oppure che sono depressi e chiusi in casa senza neanche più la spinta a studiare o cercare lavoro. O ancora che stanno lottando per trovare una via d’uscita dall’universo NEET senza trovarla. È il limite dei numeri, quello di non raccontarci le storie.
Nel resto d’Europa il fenomeno è molto più contenuto. Anche nei paesi mediterranei, che di solito se la giocano con l’Italia, i giovani NEET sono molto meno che nel nostro paese: il 17,7% in Grecia, il 14,9 in Spagna, il 9,2 in Portogallo.
Gli altri paesi con percentuali superiori al 10% sono i paesi dell’est (Romania, Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Polonia), oltre a Francia e Regno Unito. I paesi del centro-nord hanno invece tutti percentuali inferiori al 10%.
Come è evoluto invece il fenomeno nel tempo? Se prendiamo gli ultimi 10 anni osserviamo un trend decrescente in tutti i paesi europei eccetto Cipro e Danimarca che fanno segnare un punto percentuale in più, e l’Italia che ha la stessa percentuale del 2010.
Ci sono cali davvero consistenti, come in Irlanda e Lettonia (-10 punti), Estonia (-8) e Bulgaria (-7). Il trend è simile ovunque: una più o meno drammatica risalita negli anni della crisi, tra il 2007 e il 2012, e da lì una curva discendente.
Quando saranno disponibili i dati sul 2020, avremo modo di valutare i primi effetti della pandemia sul numero di giovani NEET, che si prevede possa risalire.
Giovani NEET in Italia: numeri e caratteristiche
In termini assoluti, come anticipato, i giovani NEET in Italia sono due milioni, in calo di oltre 100 mila unità rispetto al 2018. Il picco è stato toccato nel 2014 (2,4 milioni di NEET), la buona notizia è quindi che negli ultimi sei anni il valore assoluto è diminuito di oltre 400 mila unità.
Vi è una leggera prevalenza femminile (53%), ma guardando il trend notiamo che rispetto a 10 anni fa le giovani NEET sono diminuite del 7% mentre i maschi in condizione di NEET sono aumentati del 3%. È in corso quindi un deciso riequilibrio di genere.
Vi è poi nella popolazione NEET una sovrarappresentazione dei giovani con cittadinanza non italiana: sono 289 mila i NEET stranieri, il 14,5% del totale dei NEET, mentre la popolazione straniera totale rappresenta l’8,5% della popolazione.
Quanto alla distribuzione territoriale dei giovani NEET in Italia, sono le regioni del sud a presentare i dati più alti. Sicilia, Calabria e Campania superano abbondantemente la quota del 30% di NEET, seguite da Puglia, Sardegna, Basilicata, Molise, Abruzzo e Lazio con una quota tra il 20 e il 30%.
Le regioni con le percentuali più basse sono quelle del nord est, che hanno dati in linea o solo leggermente superiori alla media europea, seguite dalle altre regioni del centro-nord con percentuali tra il 15 e il 20%.
La nota positiva è che l’incidenza dei giovani NEET è in calo in tutte le regioni con l’unica eccezione dell’Abruzzo.
Daniele
In effetti io tra i 15 e 19 anni ero al liceo, ma dai 19 ai 24 non ho fatto sostanzialmente una mazza (nominalmente ero uno studente universitario, ma essendo iscritto a Lettere...)
Fabio Colombo
in questo caso non rientravi tra le statistiche NEET, essendo iscritto all'Università
dav1de
Articolo interessantissimo. Personalmente sono stato NEET in America Latina, ed era un gran bel stare :)Domanda: la differenza tra disoccupato e NEET è data solo dall'età?
Fabio Colombo
No. Ponendo come stabile una fascia di età (es. 16-24 anni) rientri fra i NEET se, oltre a essere disoccupato, non sei iscritto né a scuola né all'Università e nemmeno a percorsi formativi professionalizzanti. Infatti il dato sulla disoccupazione giovanile per quella fascia è più alto (40%). Il vero problema è che questo dato non distingue chi è disoccupato perché va a scuola e chi lo è perché non trova/non cerca lavoro. In questo senso il dato sui NEET è più significativo per leggere fenomeni che riguardano i giovani.
Lia
Quello che scrive non è corretto, chi studia non viene considerato tra i disoccupati ma tra gli inattivi. Per ISTAT il disoccupato non è solo chi non lavora, ma chi sta cercando attivamente un'occupazione. Tutti i dati che lei ha citato sono di fonte ISTAT o EUROSTAT e i criteri di rilevazione sono gli stessi.
Libero Labour
Concordo con Fabio, infatti sul tema della disoccupazione giovanile i dati non sono "pacifici".https://www.lenius.it/disoccupazione-giovanile-italia/
Barbara
Leggendo questo articolo e rapportandomi con il mondo esterno devo dire che comprendo la dinamica giovanile. L'opportunità di crescita lavorativa in Italia è satura, anzi, più una persona è specializzata e intraprendente più viene declassata dalle società di selezione del personale. Sembra che questo stato, questa cultura "moderna" dia molta più sostanza e lavoro a una persona che non si pone poi così molte domande nella vita, che qualcuno che sia disposto a voler crescere e cambiare il mondo in cui siamo. Non è una questione di fare i preziosi, ma chi andrebbe mai a lavorare a nero o accettare stage a 300 euro al mese se ha passato gran parte della sua vita sui libri? se lo ritengono un insulto, non posso che dargli ragione. Il mercato del lavoro è cambiato è inutile negarlo e più ci avviciniamo a questo stereotipo di lavoro "macchina" più le persone risulteranno insoddisfatte e depresse nelle loro vite, motivo? perché stiamo andando contro natura.