Gigi Meroni, quello strano con il dribbling ubriacante2 min read

17 Ottobre 2013 Uncategorized -

Gigi Meroni, quello strano con il dribbling ubriacante2 min read

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GigiMeroni

Prima di Cassano, molto prima. Prima di Balotelli e del suo genio bambino, con una punta di romanticismo in più data dall’aria bohémien che al Mario nazionale non appartiene. Gigi Meroni era “quello strano”, che si guarda con ammirazione e diletto in attesa che ne faccia una delle sue, in campo o fuori, senza la parte un po’ sgradevole dello star system attuale che quasi impone al ribelle di turno un’aria da cattivo ragazzo.

A Meroni, che sta a Balotelli come i Kiss a Marilyn Manson (i più bravi sono sempre gli originali), non serviva dare di matto per farsi adorare. Bastava guardarlo mentre inventava diavolerie, anche perché il moralismo dell’epoca poco avrebbe concesso a certi colpi di testa. Era già abbastanza scandaloso l’avere una relazione con una donna sposata. Il resto lo faceva la passione per la pittura, un po’ fuori dallo stereotipo del calciatore ignorante e senza altre passioni che non siano la palla. Forse quell’abilità nel pennellare su tela lo aveva reso incline a dipingere traiettorie fuori dal comune, come quella che fermò l’Inter a San Siro dopo tre anni di dominio casalingo.

Meroni era anche quello che girava con una gallina o un’oca al guinzaglio, c’è chi dice per scommessa ma non ci giureremmo, perché il bohémien in fondo è più facile immaginarlo strambo. Buono come il pane, ma strambo. Spinto dalla voglia di sorprendere. Con un destino sfortunato che lo accomunava a chi più di lui ha fatto storia per qualità calcistiche e capacità di essere personaggio: George Best. Entrambi idoli di folle che avevano conosciuto la sfortuna più nera, il Torino a Superga e il Manchester United a Monaco di Baviera, chiamati a risollevare una storia funesta con l’allegria tipica da giocolieri. Proprio mentre Meroni veniva investito da un’auto guidata dal futuro presidente del proprio club, Tilli Romero, Best aveva da poco cominciato la stagione che lo porterà al trionfo in Coppa Campioni e al successivo Pallone d’Oro.

Quasi un omaggio al fratello “sfigato”, che alla morte per ubriachezza in età avanzata fu strappato con clamoroso anticipo. Una targa a Torino ne ricorda il dramma. Per i giorni precedenti fate un giro tra i Vhs di casa. Hanno un’aria romantica. Quasi bohémien.

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Realizzatore di sogni parzialmente mancato, giornalista sportivo riuscito. Segno che qualcosa è andato per il verso giusto, dai venti in poi. Sostenitore convinto della necessità di pensare e divulgare, meglio se in un pub, peggio se in discoteca. Scrittore per diletto, con la fortuna di vivere del mio lavoro.
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