Genny ‘a Carogna: perché in Italia serve il suo ok4 min read

4 Maggio 2014 Politica Società -

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Sociologo

Genny ‘a Carogna: perché in Italia serve il suo ok4 min read

Reading Time: 4 minutes
genny 'a carognaL’infinita commedia all’italiana che sta recitando il nostro paese sul palcoscenico del mondo si popola di un nuovo personaggio, Genny ‘a carogna, e mette in scena l’ennesimo strabiliante atto, la finale di Coppa Italia di calcio. Fiorentina-Napoli dello scorso sabato sera è stata, bisogna dire, una rappresentazione perfetta, quasi didattica, dei meccanismi di funzionamento della società e della politica italiana. Gli ingredienti ci sono tutti: calcio, camorra, stato, famiglia.

Il trofeo in palio tra l’altro, la Coppa Italia, suona quasi come uno scherzo del destino; non sono solo i calciatori a contendersi la coppa, ma anche ultras, rappresentanti istituzionali, boss e imprenditori sembrano partecipare all’affollata competizione per alzare la coppa di chi meglio aderisce allo stereotipo dell’italiano tutto “calcio, mafia e famiglia”.

In tutto questo la figura di Genny ‘a carogna è sociologicamente fenomenale. Al tempo stesso capo ultras e figlio di un camorrista (probabile che il primo ruolo sia conseguenza del secondo) inevitabilmente concentra in sé un potere enorme. Che i capi ultras in generale abbiano potere è cosa risaputa e che prefetti, questori, presidenti e capitani debbano trattare con loro è strutturalmente sbagliato ma in certi momenti inevitabile.

genny 'a carogna

Ieri sera era indubbiamente inevitabile. Dopo la sparatoria del pomeriggio la città di Roma era in ostaggio. Genny ‘a carogna ha avuto gioco facile a minacciare “se giocate facciamo il casino”, ed essendo non solo un capo ultras ma anche il figlio di un camorrista la minaccia valeva doppio. La trattativa è andata troppo per le lunghe e si è svolta in modo così spudorato davanti alle telecamere da farmi pensare che anche questo non fosse così casuale. In fondo sabato sera sia gli ultras sia la camorra hanno mostrato al mondo intero quanto valgono e quanto potere hanno.

Per quanto la decisione di giocare sia stata presa dal prefetto dopo avere sentito il questore di Roma, e sia stata avallata da un vertice informale in tribuna tra i presidenti del CONI Malagò, della Federcalcio Abete, della Lega Calcio Beretta, di Napoli e Fiorentina e addirittura il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, non è stato possibile applicarla finché il capitano del Napoli Marek Hamsik non ha avuto l’ok da Genny ‘a carogna.

Le istituzioni ne sono uscite a pezzi, se consideriamo che oltre ai sopra citati questore, prefetto, Presidente del Consiglio e autorità sportive è stato coinvolto anche il Presidente del Senato Grasso (seconda carica della Repubblica Italiana). È chiaro che l’immagine sgranata di Genny ‘a carogna con tanto di maglietta “Speziale libero” (già, Speziale, colui che a Catania uccise un polizotto, dunque un rappresentante dello Stato) trafigge soprattutto la credibilità delle istituzioni politiche e sportive del nostro paese.

Tuttavia sarebbe troppo facile fermarsi qua. Il fatto che per giocare la finale di Coppa Italia di calcio si debba trattare con elementi del calibro di Genny ‘a carogna è una questione strutturale, non è (solo) il frutto della mala gestione di una serata. Sabato sera bisognava fare così perché la struttura di un’organizzazione sociale non si cambia in una serata. E in questa struttura sociale Genny ‘a carogna è uomo di potere. Il potere che gli deriva dall’essere capo ultras e figlio di camorrista.

Per questo penso che iniziare a sparare a zero su “ma in che paese viviamo?” (rigorosamente con quindici punti interrogativi) sia un atteggiamento comprensibile ma vile. Perché di questa struttura sociale che conduce all’inevitabile “trattativa stato-mafia-calcio” siamo tutti parte anche se, è vero, con responsabilità diverse.

Non è un caso (o forse sì, ma è proprio un caso emblematico) che un ruolo importante nel cast di questa parodia dell’Italia ce l’avessero due dei più importanti imprenditori del nostro paese, Aurelio De Laurentis e Andrea Della Valle (figlio di Diego, comunque presente e frequentemente inquadrato in tribuna), come a simboleggiare che tutto in questo paese, politica ed economia, stato e mercato, istituzioni e imprese, deve passare per l’ok di un Genny ‘a carogna piazzato al posto giusto.

Questa storia sembra quindi sceneggiata ad uso didattico, per raccontare il funzionamento della società italiana, e così è agli occhi del mondo.

genny 'a carogna

Tuttavia è stato un episodio talmente palese che non può filare così liscia. Oltre a trattenerci dal produrre lamentele sterili senza considerare le nostre responsabilità, evitiamo anche di fermarci alla superficie. In fondo che seguito ha Genny ‘a carogna? L’1% delle persone presenti allo stadio sabato sera? Esageriamo e facciamo anche il 5%?

Certo, ha un network importante, capace di influenzare calciatori e presidenti di società sportive, autorità sportive e politiche di prim’ordine, è, come si diceva, uomo di potere. Per questo tendiamo a riconoscere a Genny ‘a carogna un potenziale rappresentativo della società italiana. Per avere una visione più equilibrata dovremmo tuttavia riconoscere anche la presenza di quel 95-99%, certo silente e troppo spesso accondiscendente, ma comunque esistente.

È da questa fetta di società che può partire l’azione culturale e politica che toglie lo scettro del potere a Genny ‘a carogna. C’è da augurarsi che avvenga prima che De Laurentis ne faccia un film, dandogli il ruolo di protagonista.

Immagine | Genny ‘a carogna tributo Facebook

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
5 Commenti
  1. pier

    Gli ultrà danno/tolgono sostegno alle squadre di calcio, cioè -al vertice - a centri d'interesse economico (divenuti) molto rilevanti. Ecco perchè le squadre faticano a gestirli. Poi, gli ultrà sono voti potenziali. Il capo-ultrà coordina e indirizza quei voti. Ecco l'importanza di questa fetta di società, e l'arrendevolezza delle istituzioni. (Adoro il calcio, ma quand'è così mi vien voglia di passare all'hockey su prato.)

  2. Mauro

    Un momento, prima di interpretare un episodio come paradigma della società, forse è il caso di dare il peso che merita a quello che è successo prima. Che prima di una partita giocata in campo neutro (Roma) ci siano scontri tra una delle due tifoserie e la tifoseria locale (romanista) non è normale, e non dipende dal fatto che Genny è figlio di un camorrista. Che prima della stessa partita un tizio prenda una pistola e si metta a sparare ai tifosi, quasi ammazzandone uno, è altrettanto anormale. Con queste premesse sarebbe stato paradossale che la partita si svolgesse tranquillamente. Ricordo che per l'omicidio di un tifoso laziale in un autogrill sospesero un'intera giornata di campionato. Ricordo che per un giocatore morto d'infarto in campo sospesero un'intera giornata di campionato. Questa volta si deciso di giocare, come volevano tutti i rappresentanti della polizia, delle due società e della lega calcio. Sentire il parere anche dei tifosi, dato che gli animi erano inevitabilmente caldi (non per chissà quale follia dei tifosi stessi, ma perché, ripeto, qualcuno aveva sparato ad uno di loro un'ora prima), mi sembra sia stata la cosa giusta da fare e non uno scandalo civile.

    • Fabio Colombo

      sì infatti Mauro non mi sembra che nessuno gridi allo scandalo civile. anzi, si ripete più volte che l'andamento delle cose era inevitabile. ciò non toglie che si possa riflettere su quali poteri e meccanismi stanno dietro ai fatti e ai loro protagonisti.

  3. Mauro

    Beh a me sembra che si stia facendo il contrario da ieri sera. C'è un problema di "zona grigia" di connivenza/ricatto tra tifoserie organizzate (quasi tutte), società e a volte criminalità organizzata. E poi c'è un problema di ordine pubblico che non si riesce a far rispettare a Roma quando c'è di mezzo il calcio (vedi tutti gli ultimi derby). In questi problemi il ruolo di Genny nostro è del tutto irrilevante. Anzi, ribadisco: a ben vedere lui si è anche comportato in modo responsabile e ha dato l'assenso all'inizio della partita, cosa che non era scontata (vedi i precedenti che ho citato nel mio commento). Ma invece l'hanno fotografato a cavallo della cancellata, ha un nome buffo ed è parente di un camorrista, quindi il protagonista è diventato lui.

    • Fabio Colombo

      sì, con "nessuno" intendevo in questo articolo, effettivamente in molti poi si concentrano sul presunto scandalo civile. il tema ordine pubblico è un altro punto di vista interessante e molto delicato, intendo proprio quello quando dico che in certe situazioni "trattare" con i capi ultras è inevitabile. la questione strutturale alle spalle però resta e in questo senso la figura di Genny 'a carogna è emblematica...

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