Immigrazione in Francia: la politica che non c’è a sinistra6 min read

21 Novembre 2013 Mondo Politica -

Immigrazione in Francia: la politica che non c’è a sinistra6 min read

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immigrazione francia
Il caso Leonarda, una ragazza Kosovara espulsa dalla Francia il 9 ottobre scorso, ha sottolineato le incoerenze e le fratture all’interno della sinistra in merito alla politica sull’immigrazione. Per paura di essere tacciata di buonismo dalla destra, la sinistra di governo preferisce sempre di più insistere sulla fermezza della sua politica invece di cercare di risolvere i veri problemi dei migranti. Del resto, la Francia è un paese nel quale il 67% della popolazione pensa che gli immigrati ricevano un sostegno maggiore rispetto ai cittadini e solo il 37% ritiene che l’immigrazione sia una risorsa. Se si considera poi il continuo appannamento della figura di Hollande, presidente della Repubblica francese, la cui popolarità è data intorno al 23%, e la continua crescita del Fronte Nazionale, partito che fa dell’intolleranza la propria bandiera, il tema dell’immigrazione rischia di non essere affrontato con la dovuta lucidità e rischia di trasformarsi in un terreno nel quale conquistare facili consensi.

Una madre e sette bambini trasferiti con un volo in Kosovo

« La vita è divisa in due. Anzi, ci sono due vite che non si mescolano: la vita a scuola, la vita nella via Sainte-Anne. Di conseguenza, ci sono due io che non si mescolano” racconta François Cavanna nel suo libro autobiografico. Un’infanzia classica di un immigrato italiano a Nogent-sur-Marne negli anni 1930. “Leonarda Dibrani, ragazza Kosovara di 15 anni aveva anche lei conosciuto la scuola. Il posto dove la vita è “come nei libri”. Come al cinema, come sui manifesti. Anche lei, di sicuro, ha degli amici di scuola con cui si diverte e bisticcia.

Amici di scuola che spariscono dalla sua vita non appena esce di là. Il 9 ottobre, Leonarda ha vissuto le sue ultime ore in Francia a scuola, prima di partire per sempre. Alla vigilia della sua espulsione, Leonarda ha passato la notte a casa di un’amica. L’indomani si è prepara per andare con tutti i ragazzi ad una gita scolastica. Durante il viaggio, un uomo chiama sul suo telefonino. “è mia madre”, racconta Leonarda mentre passa il telefono alla sua maestra. In realtà era la polizia e Leonarda capisce che potrebbe essere l’ultima volta che vede i suoi amici.

La ragazza, i suoi sei fratelli e sorelle, sua madre sono stati trasferiti con un aereo in Kosovo, a Mitrovica dove sono oggi ospiti in un appartamento con il padre espulso un giorno prima. La storia di Leonarda e della sua famiglia ha provocato dei tumulti in Francia. Alcuni giorni dopo la loro espulsione, la mobilitazione di migliaia di liceali ha fatto eco ai critici di una parte della sinistra che ha l’impressione di vivere di nuovo la politica attuata dalla precedente maggioranza.

Costretto a reagire, il primo ministro Ayrault ha sollecitato un’inchiesta amministrativa la cui conclusione è molto chiara : “la decisione è giustificata in diritto”, ma le“forze dell’ordine non hanno dato prova di discernimento” intervenendo durante la scuola. La santificazione della scuola è stata evocata parecchie volte in questo periodo dai responsabili politici, sopratutto a sinistra, dimenticando che quest”estate ci sono già stati due altri casi di espulsione di liceali che non hanno fatto lo stesso rumore sulla stampa e di cui non si è debitamente parlato nelle sedi politiche, come rivela l’associazione Rete educazione senza frontiere (RESF). Per spegnere definitivamente la polemica, il presidente della Repubblica Hollande ha proposto a Leonarda di “poter tornare in Francia da sola”, senza la sua famiglia. Una decisione che non ha soddisfatto nessuno e che mette in luce le contraddizione e l’imbarazzo della sinistra nel trattare i temi dell’immigrazione.

Ferma ed umana

Un altro caso simile avrebbe potuto suscitare una reazione simile a quella che si è vista in questi ultimi giorni per le strade delle principali città francesi. Quest’estate, due bambini di due e tre anni , sono stati portati con i loro genitori in un centro di ritenzione, ultima tappa prima del loro allontanamento definitivo. Eppure, l’allora candidato François Hollande aveva promesso “di vietare, a partire da maggio 2012, il trattenimento dei bambini, e quindi delle famiglie con bambini” sostendo che “la protezione dell’interesse superiore dei bambini deve prevalere”.

Promesse da marinaio, la sinistra è infatti di fronte all’impossibilità di realizzare una sintesi tra due politiche antitetiche: una politica repressiva da una parte ed una più vicina ai migranti dall’altra. Al centro della polemica, il ministro dell’Interno Manuel Valls ha moltiplicato le parole e i gesti sgraditi a parte della sinistra.

Dall’ entrata in carica, nel maggio 2012, il ministro ha operato una rottura… dolcemente. “Non giudicherò l’azione dei prefetti sulla base dei numeri dei ricondotti alla frontiera (…) Ciò non significa però che dobbiamo rompere il termometro” affermava il ministro solo qualche giorno dopo essersi insediato a piazza Beauvau, sede del ministero dell’Interno.

Il termometro non è stato affatto rotto, testimone di un’atmosfera soffocante ed irrespirabile per i migrati irregolari e la minoranza rom la cui “vocazione” è di rimanere in Romania secondo le parole di M. Valls. Al di là dei buoni propositi, la lotta per la difesa dei migranti non è iscritta nel patrimonio ideologico della sinistra francese. A differenza del partito comunista che ha assunto molto prima dei socialisti la rivendicazione della libera circolazione dei lavoratori immigrati, i partiti di sinistra hanno molto esitato prima di affrontare la questione, spinti da un’ala maggiormente xenofoba. Solo negli anni ’80, quando la radicalizzazione del discorso della destra parlamentare coincide con la crescita dell’estrema destra, i socialisti e i comunisti decidono di intraprendere una vera opposizione sul fronte della lotta contro il razzismo. Prova che le stesse cause non producono gli stessi effetti, oggi è in un contesto simile che il governo preferisce non contrastare le idee estreme del Fronte Nazionale in materia. All’Elysée, “si capisce l’emozione” che ha provocato l’espulsione di una studentessa di scuola media, ma non si intende cambiare l’approccio al tema dell’immigrazione : “un controllo dei flussi migratori a monte, il rimpatrio di persone in situazione irregolari, ogni volta che è necessario”.

Immigrazione scelta

Di contro, il segretario generale del partito di opposizione UMP ha approfittato di questa occasione per rilanciare il tema della revisione della disciplina in materia di cittadinanza e rimettere in discussione il principio dello ius soli adottato nel1889.

I sondaggi vedono con favore un irrigidimento della politica sull’immigrazione. Quasi i due terzi della popolazione approva l’espulsione della famiglia Kosovara. Le bugie del padre, le zone d’ ombre che nascondono una parte della storia della famiglia, hanno fatto perdere ai Dibrani credibilità di fronte all’“opinione pubblica” che ha velocemente asciugato le lacrime di coccodrillo una volta passata l’ondata di “emozione”.

Davanti ad un’opinione pubblica ostile, la sinistra preferisce rassegnarsi ed abbandonare le sue promesse. Come nel 1980, quando Mitterrand aveva promesso di “cambiare la vita” agli immigrati, Hollande ha accantonato la sua proposta di dare il diritto di voti agli stranieri per le elezioni municipali.Il realismo glaciale dei responsabili di ieri – “non possiamo accogliere tutta la miseria del mondo” aveva detto l’ex primo ministro di Mitterrand Michel Rocard – e di oggi impedisce paradossalmente un’analisi serena della realtà dei flussi migratori.

Un quadro legislativo repressivo associato all’adozione di misure di regolarizzazione affrettatamente adottate escludono sempre più migranti, costretti in uno stato di clandestinità che li rende oggetto di sfruttamento sul lavoro e alla fuga dai controlli di polizia.

Una politica confermata a livello europeo dall’adozione del trattato di Amsterdam (1999) e del trattato di Lisbona (2007). Le tre direttive – “carta blu”, “sanzioni” e “rimpatri” – recepite nel 2011 dal diritto nazionale hanno disegnato il presente dell’immigrazione sia nel continente che al suo esterno: un’immigrazione “scelta” e non più “subita” che riserva un insieme di libertà come quella di circolazione agli “stranieri altamente qualificati” ed esclude dai flussi migratori i più poveri.

Immagine | apocalisselaica.net

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Laureato in comunicazione pubblica e politica in Francia, all’università Paris XII, ho studiato scienze politiche anche a Milano. Il mio passaggio in Italia è stato l’opportunità di confrontare la mia storia e la mia cultura a quelle di un altro paese a cui mi sono affezionato. In un certo senso, l’Italia mi ha fatto capire Rousseau. Qui, adesso, tocca a me parlare della Francia a voi Italiani. Per scambiare e condividere idee e, forse, aiutarvi a capire un po’ di più il vostro paese…
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