Fotografia minimalista a Fuerteventura: dai contorni senza gradiente*1 min read

30 Giugno 2014 Viaggi -

Fotografia minimalista a Fuerteventura: dai contorni senza gradiente*1 min read

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Fotografia minimalista Fuerteventura
@thomasronchetti.net

Capita spesso, ammirando l’ampio orizzonte di paesaggi brulli e privi di elementi che si stagliano per altezza, di avere la sensazione di non sapere proporzionare le distanze.
Siamo infatti inconsciamente abituati a delimitare lo spazio circostante secondo un parametro poco variabile: l’altezza umana. Potremmo dire infatti che una siepe si aggira intorno ai 3 metri se ci volesse una piramide di due uomini, dalle indiscusse qualità circensi, per vedere al di là di essa. Potremmo anche dire che la distanza che ci separa da quella casa laggiù è di circa 100 metri ricordando la lunghezza della pista della giornata dell’atletica al liceo o di un campo da calcio, o di due campi da basket, su per giù.
Insomma elementi strutturali creati da e utilizzati per definire uno spazio umano, o meglio umanizzato. Ma la mancanza di tali elementi in un panorama selvaggio ci obbliga a ragionare visivamente, a cercare indizi e a tracciare segmenti mentali che li uniscano, approssimando distanze che comunque non si materializzano mai completamente.
C’è chi insegue questo movimento della mente, a livello fotografico, cercando di comporre una cosiddetta fotografia minimalista, che contiene cioè un minimo numero di oggetti distinti, volendo quasi allargare i bordi dell’immagine che non possono limitare la ricerca mentale di ulteriore spazio.

Poi, all’improvviso, un’auto.

* Gradiente: quei contorni che sorgono sul campo visivo senza che esistano nella stimolazione le discontinuità di chiarezza o di tonalità che normalmente accompagnano la presenza di linee e contorni (Grammatica del vedere. Saggi su percezione e Gestalt. 1980, Kanizsa Gaetano)

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Non è forse la vita una serie d'immagini, che cambiano solo nel modo di ripetersi? Da un po' a questa parte cerco di smentire categoricamente questa citazione, attraverso questa: fare denaro è un'arte. Lavorare è un'arte. Un buon affare è il massimo di tutte le arti. Non è che ci riesca molto a diventare milionario, ma mi diverto, perché in fondo, come lo stesso autore conferma, inconsapevolmente sfruttando Hegel: la più eccitante attrazione è esercitata da due opposti che non si incontreranno mai. Non è che impazzisca per Hegel, Warhol o le citazioni. Quello che mi piace fare lo trovate su thomasronchetti.net
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