Flappy Bird, l’uccello del malaugurio3 min read

10 Marzo 2014 Giochi -

Flappy Bird, l’uccello del malaugurio3 min read

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Flappy Bird uccello[divider scroll_text=”il culo di Rubik”]
Riassunto delle puntate precedenti.

Due mesi fa, su queste pagine, riflettevo sull’involuzione qualitativa dei giochi da smartphone. Finita l’era di Ruzzle, un passatempo tutto sommato colto e impegnativo, sembrava che il futuro Re delle Ditate sullo Schermo fosse Dots, un giochino a elettroencefalogramma piatto. Di questo passo, concludevo, il prossimo campione della categoria sarà un gioco nel quale vince chi preme un tasto più rapidamente.

Solo che io stavo scherzando.

La buona notizia è che l’insipido Dots non è diventato popolare come prevedevo, e ha dovuto cedere il passo a QuizDuello, degno erede di Ruzzle. La notizia brutta, o quantomeno strana, è che il gioco a intelligenza zero che avevo ipotizzato, quello dove vince chi clicca più volte, esiste davvero. Il suo nome è Flappy Bird.

Per una disamina tecnica dell’app in oggetto vi rimando qui. In questa sede mi interessa soprattutto ripercorrere la storia di Flappy Bird e del suo creatore, intesa non come esempio di imprenditoria contemporanea, ma come apologo morale.

Tutto ha inizio il 24 febbraio 2013, quando un giovane sviluppatore indipendente di videogiochi, il vietnamita Dong Nguyen, distribuisce tramite iTunes un giochetto di sua creazione. Per alcuni mesi Flappy Bird va alla deriva nel mare magnum delle app per tablet e smartphone. Poi, all’improvviso, l’impennata: a ottobre il gioco entra nella lista dei prodotti più popolari dell’App Store. A gennaio dell’anno seguente, dopo il lancio della versione per Android, arriva nella top 10 delle app più scaricate d’America. A febbraio raggiunge il primo posto della classifica di iTunes in 53 Paesi.

Ora, chiunque abbia provato Flappy Bird non può che farsi qualche domanda su questo eccezionale riscontro di pubblico. Certo, il caso di Candy Crush Saga dimostra che gli utenti di casual game non sono una clientela molto esigente. Ma qui, tra la meccanica di gioco fin troppo elementare, la grafica rozza ed evidentemente scopiazzata e un livello di difficoltà che di rado ti permette di rimanere in partita più di cinque secondi, stiamo parlando di un prodotto che avrebbe sfigurato sul Commodore 64.

Lo stesso Nguyen attribuisce la popolarità della sua creatura a un puro e semplice colpo di fortuna.

Questo, almeno, è quanto si ricava dalle pochissime interviste concesse dal giovane vietnamita. Nguyen è un tipo schivo, non ama le luci della ribalta: il successo inatteso di Flappy Bird lo ha reso oggetto di un’enorme curiosità che lo infastidisce. Specie perché non tutte le attenzioni che gli vengono rivolte sono gradevoli: come spesso capita a chi diventa famoso da un giorno all’altro e senza chiari meriti, il game designer diventa il bersaglio fisso di una nutrita comunità di hater.

L’antipatia generalizzata diventa una vera e propria persecuzione di massa quando Nguyen ammette di non essere riuscito ad adattare il gioco per Windows. Iniziano perfino a circolare voci, che poi si riveleranno fortunatamente infondate, su un ragazzino che avrebbe pugnalato il fratello per non essere riuscito a superare il suo punteggio a Flappy Bird.

E così, una settimana dopo aver conquistato il mondo, Dong Nguyen crolla.

Poco importa che, a quanto si dice, il suo volatile digitale sia arrivato a fargli guadagnare 50.000 $ al giorno. L’8 febbraio viene cancellato da tutti gli store online.

La morale? Il successo non ti dà nulla. Né la felicità, né la fiducia in te stesso, né la certezza di essere bravo. Pensateci, la prossima volta che invidiate qualcuno.

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Classe 1975, è laureato in Lettere. Lavora come editor in campo letterario, televisivo e cinematografico. Vive con la sua famiglia a Segrate, in provincia di Milano.
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