Festival di Venezia 2015: programma della sesta giornata4 min read

8 Settembre 2015 Cultura -

Festival di Venezia 2015: programma della sesta giornata4 min read

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Festival di Venezia 2015 programma della sesta giornataChi ha detto che il lunedì è stato lunedì anche per Venezia, aveva ragione: un festival un po’ fiacco anche se non è mancata una cometa. Vediamo nel dettaglio il programma della sesta giornata della 72ma edizione del Festival.

A cominciare da The Endless River di Oliver Hermanus. Un dramma desolante e desolato come le terre del Sud Africa dove è ambientato. Una storia di arresti, false riprese, tentativi reali e brusche frenate. Non ha avuto un grande successo di pubblico, a causa di una storia potenzialmente intensa ma piena di buchi narrativi e nella sceneggiatura. C’è amore, frastagliato, come nella vita reale ma c’è un irrisolto profondo che porta rabbia e odio: lasciamo che decanti, magari diventerà un vino per niente da buttare.

Grande successo per Amos Gitai che arriva a Venezia con un film molto importante: Rabin, the Last Day. Racconta infatti l’uccisione del premier laburista Yitzhak Rabin che avrebbe contribuito alla pace in Medio Oriente e, come venne scritto nella Commissione di inchiesta Meir Shamgar, quei 3 proiettili che uccisero Rabin il 4 novembre 1995 cambiarono le sorti di Israele. È un film intenso quello di Gitai, pieno di memoria ma anche di verità, poiché proprio dalle sue dichiarazioni si evince che niente del film è pura finzione, addirittura molte sequenze sono mescolate a immagini di repertorio. Ho l’impressione che nelle sale farà fatica ad affermarsi per la distribuzione, ma il suo successo è garantito. Come a Venezia, dove il pubblico ha apprezzato e Napolitano si è complimentato con il regista per aver dato spazio a un grande messaggio e a una verità di storia recentissima.

Un altro italiano, anche se fuori concorso, è Non essere cattivo di Claudio Caligari. È un film vero, ambientato nella periferia romana. Fatto di difficoltà date dalla povertà, dal senso di vuoto, fatto di amore ma quello malato che somiglia di più all’attaccamento, quell’amore che non ti salva se non sei disposto a salvarti da solo. Grande interpretazione degli attori, e vediamo spiccare un protagonista così eclettico da non essere immediatamente riconoscibile: Luca Marinelli, portato alla luce da La solitudine dei numeri primi, scoperto nella tenerezza quotidiana e pulita di Tutti i santi giorni di Virzì, confermato come artista imprevedibile ne’ La Grande Bellezza.
Non essere cattivo ci rimanda sullo schermo il gioco della perdizione che si trova ad essere vita, ma in realtà la distrugge. Bella scommessa per Venezia, che anche così promuove il nostro cinema.

Sempre di lunedì, nella sezione Orizzonti, vediamo invece Madame Courage di Merzak Allouache. Un film ambientato in Algeria, dove la protagonista sembra essere questa madame courage che altro non è che una droga potentissima che dà euforia e senso di invincibilità a chi ne fa uso. Per questo i giovani ne sono continuamente alla ricerca, e Omar, il protagonista di questa storia, ne è dipendente. Fa furti per accaparrarsi il denaro che gli serve, e per questo è diventato un ladro abilissimo. Un giorno però resta vittima dello sguardo di una sua preda. Una storia consumata, come quelle che basta guardarle anche da lontano per capire che esistono sempre. Un film polveroso, che rimane sulle dita.

In questo inizio settimana soft vediamo anche un film che viene dall’Iran, ambientato a Teheran. È Wednesday, May 9 di Vahid Jalilvand ed è la storia di un uomo che fa circolare sul giornale, l’annuncio in cui è disposto a donare diecimila dollari. Rispondono in tantissimi a questo annuncio e nonostante i tentativi di arginare la folla, due donne si vedono pronte ad insistere per avere quei soldi. Una donna, ex fidanzata del protagonista, ha bisogno di cure per il suo attuale marito, mentre l’altra donna vuole servirsi di quel denaro per permettere al suo compagno di uscire di prigione perché condannato ingiustamente. C’è denuncia nel film e la chiara idea di quanto ancora queste terre a stento riescano a sopravvivere nell’assenza di giustizia da parte dello Stato, che nega anche le più semplici libertà. I toni della pellicola, fortemente iraniani, ci restituiscono stavolta dei personaggi molto più reali dei quasi soliti “teorici” e morali tipi, presentati in questo cinema. Si perde il finale in un clima incerto, che lascia andare via le fila della narrazione.

Per Mifune: the last Samurai di Steven Okazaki andiamo in Giappone, con un documentario sulla figura Toshiro Mifune, grande attore che si affermò e ebbe grande popolarità e fama, prima di Bruce Lee. Il documentario ci narra della sua vita, ma fa da sfondo tutto un mondo funzionale al richiamo dei tempi d’oro del cinema giapponese, che insieme alla guerra caratterizzarono la vita di Mifune.

Chiude la giornata alla mostra di Venezia un altro documentario, francese: Jacques Tourneur le Médium (Filmer l’invisible) di Alain Mazars, proprio sulla vita del cineasta Tourneur e sulle sue particolarità paradigmatiche. Un maestro dell’invisibile, attento al soprannaturale, che col suo modus vivendi influenzò sia il suo cinema sia coloro che gli gravitavano attorno.

Nessun luccichio o emozione da capogiro, è vero, ma anche questo è sedimento nutriente del cinema, come un fiume che dopo la piena lascia le terre solitarie e gravide.

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Animo mal mescolato tra toni scuri e una buona dose di arancione. Leone ascendente scorpione: selettiva e piena d’amore. Mi piace la gente quanto il cinema, per questo a volte li preferisco a targhe alternate. Non so che significa ma ho sempre amato il dispotismo illuminato.
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