Eurovision Song Contest: l’ABC raccontato da un’esperta8 min read
Reading Time: 7 minutesDa qualche anno se ne parla sempre di più e negli ultimi mesi è tornato alla ribalta di giornali, tv e radio: l’Eurovision Song Contest, la più importante competizione canora d’Europa, sta riconquistando il pubblico italiano dopo un’assenza del nostro Paese durata dal 1998 al 2011, anno del rientro.
Merito, oltre che della tenacia dei fan italiani, anche della vittoria di Francesco Gabbani allo scorso Sanremo. Sarà proprio lui, con tanto di scimmia al seguito, a rappresentare l’Italia il prossimo 13 Maggio in Ucraina, a Kiev, con l’orecchiabile e ballabile Occidentali’s karma che continua a mietere un successo dietro l’altro non solo nel nostro paese, ma anche nel resto d’Europa.
Chi, come me, adora l’Eurovision (conosciuto in Italia anche come Eurofestival) sicuramente si sta già organizzando con popcorn e bandierine per fare il tifo e sta spargendo la voce tra gli amici. Non tutti però conoscono questa manifestazione e le domande sono sempre molte.
Per rispondere in una volta sola a tutti quelli che sono curiosi di saperne di più ho fatto qualche domanda a Cristina Giuntini, che oltre a raccontare i suoi viaggi (molto spesso al seguito proprio di Eurovision) su Le Nius è la Presidentessa di OGAE Italy, il Fan Club Ufficiale italiano dei fan dell’Eurovision.
1. Eurovision Song Contest: che cos’è?
Partiamo dalla base. L’Eurovision Song Contest è quello che io amo definire “il Sanremo internazionale”: un Festival di canzoni nel quale ogni Paese partecipante si presenta con la propria proposta musicale.
È nato nel 1956 proprio su modello del Festival di Sanremo, per stimolare la cultura dello scambio e dell’interazione fra i Paesi europei. Negli anni la sua formula ha subìto vari cambiamenti e attualmente si articola in due semifinali e una finale.
Da compassata manifestazione ospitata in modesti teatri, è diventato l’evento non sportivo più seguito in assoluto e oggi riempie le arene di fan più dei concerti delle rockstar internazionali.
2. Quanti e quali Paesi partecipano? E come vengono scelti?
Il numero varia di anno in anno, poiché non tutti i Paesi che hanno diritto alla partecipazione si presentano su base regolare. Spesso si crede, erroneamente, che l’Eurovision Song Contest sia riservato ai Paesi europei, ma non è così.
Hanno diritto ad accedere al festival tutti i Paesi appartenenti all’EBU, European Broadcasting Union: questo comprende anche Israele, ad esempio, il Marocco che finora ha partecipato una sola volta, o il Libano che, però, non ha mai partecipato.
Quest’anno, per la terza volta, sarà in gara l’Australia, invitata “in via eccezionale” due anni fa in considerazione della grande passione che i suoi cittadini hanno per questo Festival. Visto il grande successo ottenuto nelle due precedenti partecipazioni, l’Australia è stata nuovamente ammessa in gara e abbiamo motivo di pensare che la sua presenza diventerà costante.
3. Perché l’Italia ha smesso di partecipare per tanti anni?
Domanda da un milione di dollari! Forse per un certo cambiamento del gusto o per scelte diverse di programmazione (si sa che la musica, in televisione, viene spesso considerata come una Cenerentola). Fatto sta che, già dagli anni Ottanta, la RAI iniziò a trasmettere l’Eurovision Song Contest (che da noi veniva chiamato Eurofestival) non in diretta, ma in differita, a partire dalle undici di sera.
Oggi questo non sarebbe più possibile a causa del televoto, ma all’epoca la differita, unita a un crescente disinteresse da parte dei media, causò un lento ma inesorabile oblio da parte del pubblico. La partecipazione dei Jalisse nel 1997, malgrado un ottimo quarto posto, segnò, apparentemente, la fine del percorso italiano in questo Festival.
È stato solo nel 2011 che la RAI ha deciso di rimettersi in gioco e il secondo posto di Raphael Gualazzi ha letteralmente messo il turbo al nostro rientro.
4. L’Italia ha mai vinto? E ha mai organizzato?
L’Italia ha vinto due volte: la prima nel 1964, con Gigliola Cinquetti e Non ho l’età, reduce dalla vittoria al Festival di Sanremo. La seconda, invece, nel 1990, con Toto Cutugno e Insieme: 1992, una canzone che da noi non è stata molto considerata, ma che resta ancora oggi una delle preferite dei fan della manifestazione e viene spesso eseguita nelle feste a tema eurovisivo.
Oltre alle vittorie, dobbiamo ricordare diversi ottimi piazzamenti: il secondo posto di Gigliola Cinquetti nel 1974 e di Raphael Gualazzi nel 2011, diversi terzi posti fra cui Il Volo nel 2015.
Nel nostro Paese, l’Eurovision Song Contest è stato organizzato due volte: a Napoli nel 1965 e a Roma nel 1991, sempre a seguito delle nostre vittorie. Una delle regole più tradizionali vuole infatti che sia il Paese vincitore a organizzare l’anno seguente.
Una curiosità: nel 1991, la prima idea fu quella di organizzare la manifestazione a Sanremo, capitale italiana della musica; idea in seguito abbandonata per motivi di spazi e sicurezza.
5. È obbligatorio far partecipare il vincitore di Sanremo?
Assolutamente no, anzi, dal nostro rientro è successo solo tre volte: nel 2013 con Marco Mengoni, nel 2015 con Il Volo e quest’anno con Francesco Gabbani. Nel 2011, Raphael Gualazzi aveva vinto la sezione Nuove Proposte.
In realtà, non c’è una regola precisa per la definizione del rappresentante, ogni Paese sceglie come più lo aggrada: con una selezione nazionale ad hoc, con una nomina interna o attraverso un festival a se stante come facciamo noi. L’Italia sta portando avanti un discorso di interazione fra il Festival di Sanremo e l’Eurovision Song Contest e per questo motivo cerca sempre di scegliere il proprio rappresentante fra i partecipanti a Sanremo: unica eccezione è stata Emma, nel 2014.
Negli ultimi anni è stata introdotta la regola secondo la quale il vincitore di Sanremo ha la facoltà di rappresentarci all’Eurovision Song Contest: in caso di suo rifiuto, si procede a nominare un altro rappresentante scelto dalla RAI. È successo lo scorso anno con gli Stadio, che hanno “abdicato” in favore di Francesca Michielin.
6. Però il cantante scelto deve avere la nazionalità del Paese che rappresenta, giusto?
Sbagliato. Non è neppure necessario che vi abiti, né che ne sia originario e che ne parli la lingua. È una regola abbastanza controversa, che non sempre riceve consensi. Questa libertà di partecipazione, negli anni, ha aiutato Paesi molto piccoli come Andorra, che ha avuto la possibilità di presentare cantanti catalani o Monaco che ha “preso in prestito” i suoi rappresentanti dalla Francia.
Per contro, si sono create situazioni un poco surreali, con cantanti che, negli anni, hanno partecipato a selezioni nazionali di Paesi completamente diversi fra di loro e autori che le hanno letteralmente inflazionate di loro composizioni, forti anche dell’eliminazione della regola della lingua.
7. A proposito della lingua, quasi tutti cantano in inglese: come mai?
Avviene proprio a causa dell’eliminazione della famosa “regola della lingua”. Questa regola, che prevedeva che ogni Paese presentasse un brano in una delle sue lingue nazionali, fu introdotta nel 1966 dopo che la Svezia, l’anno precedente, aveva presentato una canzone in inglese.
La norma resistette fino al 1973, anno in cui fu eliminata per essere reintrodotta nel 1977 fino al 1999. La sua eliminazione ha fatto imbestialire i puristi, che amavano l’Eurovision Song Contest anche per la varietà di lingue diverse che vi si ascoltavano e che rappresentavano un ulteriore motivo di interesse e scambio culturale.
Per contro, ha trovato terreno più fertile nelle ultime generazioni, convinte che l’inglese, essendo la lingua più diffusa fra quelle in gara, dia più possibilità di vittoria. Per questo, oggi abbiamo una vera e propria inflazione di brani in inglese, a volte tradotti in modo non perfetto e in alcuni casi vere e proprie stranezze, come Cipro che canta in francese o la Lettonia che canta in russo!
8. A parte il nostro rappresentante, perché dovrei essere interessato a cantanti che non conosco?
Perché presto potrebbero diventare famosi, come è successo a Céline Dion (Svizzera 1988), Lara Fabian (Lussemburgo 1988), Julio Iglesias (Spagna 1970), Olivia Newton John (Regno Unito 1974), Dulce Pontes (Portogallo 1991).
Perché molti lo sono già, come Bonnie Tyler (Regno Unito 2012), Anouk (Paesi Bassi 2013), Anggun (Francia 2012), i Blue (Regno Unito 2011), le Las Ketchup (Spagna 2006), le t.A.T.u. (Russia 2003).
E poi perché la musica non ha confini di nessun tipo e anche uno sconosciuto cantante montenegrino potrebbe, nel giro di una notte, ottenere un posto di riguardo nella playlist del vostro iPod. Scommettiamo?
9. Va bene, mi sono incuriosito: dove lo guardo?
Sulla RAI! Finalmente, dopo tanti anni di astinenza, durante i quali ci eravamo ingegnati a saltare dalla TV spagnola a quella maltese, dal 2011 possiamo tornare a dirlo!
Le semifinali, il 10 e il 12 Maggio, verranno trasmesse da RAI4, e la finale, il 14 Maggio, da RAI1.
Il tutto a partire dalle 21:00 CET, orario fisso e imprescindibile per l’inizio della manifestazione, al quale si deve adeguare anche chi ha un fuso orario diverso (in Azerbaijan nel 2012, per effetto delle tre ore di differenza, gli show dal vivo iniziavano a mezzanotte).
10. Se volessi vederlo in compagnia o scambiare le mie opinioni?
Esiste OGAE Italy, il fan club italiano della manifestazione, appartenente al circuito OGAE International che riunisce i fan club dei Paesi partecipanti. È una realtà molto vivace che organizza feste a tema eurovisivo, incontri, ed è presente ogni anno alla manifestazione, oltre che al Junior Eurovision Song Contest (quello dei ragazzi), al Festival di Sanremo e ad alcune selezioni nazionali. Puoi dare un’occhiata al sito e, se ne hai voglia, usa la sezione Contatti!
Spero con queste dieci domande a Cristina di aver stimolato la vostra curiosità su questa manifestazione, ma sappiate che si tratta solo della prima infarinatura: il mondo dell’Eurovision Song Contest è vario, interessante e affascinante. Soprattutto, è un modo piacevole di stimolare la conoscenza e lo scambio fra i popoli, partendo dalla cosa più piccola, banale eppure necessaria che si possa trovare nella nostra vita di ogni giorno: una semplice canzone.