È vero che siamo un popolo di bamboccioni?16 min read

15 Dicembre 2020 Giovani Welfare -

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Sociologo

È vero che siamo un popolo di bamboccioni?16 min read

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Età media di uscita di casa: i dati 2018

30,1 anni. Un’età media di uscita di casa ci colloca al quarto posto in Europa, preceduti solo da Croazia (31,8 anni), Slovacchia (30,9) e Malta (30,7). La media europea invece è di 26 anni e ci sono paesi dove l’età media di uscita di casa è 18,5 anni (Svezia), 21,1 (Danimarca), 22 (Finlandia).

In tutti i grandi paesi europei i giovani lasciano la casa dei genitori per andare a vivere da soli molto prima dei giovani italiani: a 23,7 anni in Germania e Francia, 24,7 nel Regno Unito, 27,6 in Polonia, 29,5 in Spagna.

età media di uscita di casa

Il dato dell’età media di uscita di casa assume proporzioni particolarmente rilevanti per i maschi, che mediamente vanno a vivere in autonomia a 31,2 anni in Italia, mentre le femmine si distaccano a 29,1 anni, comunque quattro anni dopo la media europea.

L’età media di uscita di casa è un dato in continua crescita: in Italia si lasciava la casa dei genitori a 29,5 anni nel 2004, e da allora la crescita non si è mai fermata. È un trend che accomuna alcuni paesi europei, ma non si può dire che ci sia una tendenza univoca in Europa.

In particolare, negli ultimi 15 anni (2004 – 2018), l’età media di uscita di casa è cresciuta in 13 paesi, in particolare in Europa mediterranea e orientale e nei paesi anglosassoni: Malta (+1,7 anni), Grecia (+1,6), Slovacchia (+1,4), Bulgaria (+1,3), Irlanda (+1,2), Regno Unito (+1,1). In Italia la crescita è stata più contenuta (+0,6 anni), ma si partiva da un dato già molto alto.

15 paesi hanno visto invece diminuire l’età media di uscita di casa negli ultimi 15 anni, soprattutto paesi del centro-nord Europa e paesi baltici: Lussemburgo (-6,2 anni), Lituania (-2,7), Slovenia (-2,6), seguite da Estonia, Polonia, Lettonia. I trend tendono a ripetersi anche considerando gli ultimi dieci e cinque anni.

Dati simili se, oltre all’età media di uscita di casa, consideriamo anche i dati su quanti giovani vivono ancora con almeno un genitore (aggiornati al 2017). Ebbene, il 66,4% dei giovani italiani tra i 18 e i 34 anni vive con almeno un genitore. Siamo quarti in Europa dopo Croazia (73,2%), Slovacchia (70,9%) e Grecia (67,2%).

La media europea è del 48,1% e i paesi con le più basse percentuali di giovani che vivono con i genitori sono i paesi nordici: Finlandia (18,7%), Danimarca (19,2%), Svezia (25,5%), Olanda (35%).

Come vuole l’immaginario collettivo, i maschi tendono più a restare a casa dei genitori (lo fa il 72,7%), mentre le femmine sono più indipendenti (vive in casa il 59,8%). Come mai? In Italia l’uscita da casa dei genitori coincide spesso con il matrimonio o l’inizio di una convivenza, fase della vita che le donne tendono ad attraversare prima degli uomini. Questo spiega, almeno in buona parte, perché più femmine giovani vivono fuori dalla casa dei genitori.

L’Italia presenta inoltre percentuali in crescita, eravamo ad esempio al 60,9% nel 2005, anche se questa è una caratteristica comune a molti paesi europei. In Ungheria la percentuale di giovani che vivono con almeno un genitore è aumentata di 10 punti dal 2005 al 2018, in Belgio e Grecia di 9 punti, nel Regno Unito di 7 punti. Il fenomeno interessa anche paesi come la Spagna, la Francia, il Portogallo, la Svezia.

Tra i pochi paesi in cui la percentuale di giovani che vivono con i genitori è in diminuzione segnaliamo l’Estonia (-12 punti percentuali), la Romania e la Germania (-8 punti).

Se consideriamo gli ultimi cinque anni però notiamo un’inversione di tendenza: nella maggior parte dei paesi europei la percentuale di giovani che vive con i genitori è in calo: di 5 punti in Austria, 4 punti in Bulgaria e Repubblica Ceca. Fanno eccezione l’Irlanda (+8,4 punti percentuali), la Spagna (+6 punti), la Grecia (+5 punti), il Belgio (+3,7), la Francia (+2) e l’Italia (+1,2 punti).

Le differenze tra paesi sono ancora più interessanti se consideriamo la fascia 25-34 anni, quando ci aspettiamo che ci sia più autonomia da parte dei giovani. L’Italia rimane il quarto paese in Europa, con il 49,3% dei giovani tra i 25 e i 34 anni che vivono ancora con i genitori, superata anche qui da Croazia (59,7%), Slovacchia (57%) e Grecia (56,3%).

Nei paesi nordici praticamente tutti i giovani dopo i 25 anni sono usciti di casa: vivono con i genitori il 3,2% dei giovani danesi, il 4,7% dei finlandesi, il 6% degli svedesi. Differenze abissali. Se consideriamo i paesi più grandi siamo messi così:

età media di uscita di casa

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
11 Commenti
  1. Stefano

    Interessante. Ma come si misura, tecnicamente, l'eta' di uscita di casa? Dal cambio di residenza? Io, per esempio, ho smesso di vivere coi miei a 23 anni ma ho cambiato residenza solo a 35 (dopo aver cambiato almeno 8 domicili diversi)... Dunque, alzo o abbasso la media?

    • Fabio Colombo

      Ottima domanda Stefano. I dati vengono raccolti tramite questionario e poi viene fatta una stima su tutta la popolazione. Ai rispondenti al questionario è richiesto di indicare la propria residenza abituale che di solito, ma non necessariamente, coincide con la residenza anagrafica. Ci sono vari casi, ma la soglia da considerare per classificarsi come residente in un posto o in un altro è un anno. Quindi nel tuo caso saresti stato coi tuoi fino al primo anno di vita da solo. Da lì in poi saresti stato considerato come uscito dalla casa dei genitori. Uso il condizionale perché se non hai compilato il questionario il tuo dato di per sé non esiste, ma è solo il risultato di una proiezione sulla popolazione. Ad ogni modo le proiezioni Eurostat sono considerate piuttosto attendibili.

  2. Emi

    Ma è normale vivere ancora con i genitori a 24 anni dato che è difficile o difficilissimo trovare lavoro

  3. Emi

    Non siamo bamboccioni, è colpa dell' Italia che è molto difficile trovare lavoro

    • Fabio Colombo

      Grazie Emi, è proprio la tesi sostenuta dall'articolo (vedi ultima sezione)

  4. Ermete

    Questo caso italiano rientra più in generale in tutto il ritardo che esiste nel nostro stile di vita.I giovani italiani studiano e lavorano come tutti gli europei, ma accade qualcosa di diverso quando si tratta di formare una famiglia, come priorità cercano la stabilità economica, la nostra cultura ci chiede una sistemazione dignitosa, siamo il paese del mattone e della dolce vita, difficilmente progettiamo una vita di coppia in ristrettezze economiche, senza supporto dei genitori, in balia di lavori flessibili e incerti, piuttosto prolunghiamo il fidanzamento. Probabilmente gli europei sono un po' più spartani e avventurosi di noi.Secondo me il fattore più determinante sul ritardo è l'insicurezza di avere indipendenza economica, per assurdo la pensione dei propri genitori è una sicurezza che consente al paese di tamponare il problema della disoccupazione giovanile, e dell'insufficiente reddito che hanno i giovani per affrontare il costo della vita attuale.Questo ritardo è direttamente collegato all'anzianità delle madri italiane, sono le più anziane d'Europa, cioè circa un quarto (non ricordo la percentuale esatta) è madre per la prima volta dopo i 35 anni, e il 7% è ultraquarantenne.

    • Fabio Colombo

      Grazie Ermete, riguardo all'ultimo punto ne abbiamo parlato qui: https://www.lenius.it/eta-media-primo-figlio-in-europa/

    • Manfro

      Ma possibile che quelli come te non si pongono o fanno mai delle domande!?! Non sarà che magari per certi aspetti la mentalità italiana è sbagliata ed esagerata, qui si guarda solo il lato pratico delle cose ma per quanto riguarda la realtà umana inconscia e profonda nulla non si fa ricerca, il nostro è un paese dogmatico, dogmatico non è solo colui che crede cecamente alla Chiesa ma che crede cecamente a quello che la famiglia ed i genitori dicono senza avere una propria identità ed un proprio pensiero, il lato pratico per carità sarà pure quelle importante ma oltre a quello guardiamo anche il fatto psicologico, ce gente che è andata via di casa facendo lavoretti precari ed i primi tempi ha mangiato pane e cipolla, non dico sia facile però basta fare delle rinunce i primi tempi, il problema nostro è che si vuole sempre tutto e subito, ognuno deve essere artefice del proprio destino senza aspettare che i politici facciano le cose per noi, ma dobbiamo essere noi a voler cambiare le nostre vite, ecco come la Chiesa cattolica è stata tossica nel nostro paese.

    • Manfro

      con questo per carità non voglio dire che sia facile ma che alla base ci vuole pure coraggio di rischiare perché in Italia si è troppo attaccati alle sicurezze

  5. Claudio

    E' la società che ti permette di fare un passo piuttosto che un altro. Se in Italia l'età media è questa è colpa del sistema; se anche ti trovi male in famiglia, molto, non puoi di fatto andartene. Gli stipendi per i diplomati periti, ma anche per i laureati, per esempio, è quello che è salvo casi particolari. E' fortunato chi ha un supporto familiare tale da consertigli di formarsi bene e, al tempo opportuno, andarsene veramente. La vita vera non è un film.

  6. chris

    Io 26 enne mi rendo conto Siamo un popolo di giovani squatrinati, e sottovalutati quando vado a vedere case da comprare mi chiedono sempre "ma hai i soldi? la banca te li da?" o mi offro per aiutare persone/aziende loro mi guardano dall'alto in basso. E la cosa divertente è che sono io che porto lo stipendio a casa e aiuto i miei genitori disoccupati. Sono cornuto e mazziato, mantengo i miei e poi devo pagare pure le pensioni altrui che nessuno ha il coraggio di rimodulare perchè i politici si cagano sotto. Non me ne vado da sto paese solo perchè non so l'inglese sennò già me ne sarei andato in australia, posto in cui mi avevano già offerto il lavoro nonostante fossi uno sbarbato di 22 anni pagato il doppio di qua.

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