È vero che siamo un popolo di bamboccioni?16 min read

15 Dicembre 2020 Giovani Welfare -

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Sociologo

È vero che siamo un popolo di bamboccioni?16 min read

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Sì, secondo le statistiche. Secondo Eurostat l’età media di uscita di casa dei genitori in Italia è di 30,1 anni, più di molti altri paesi europei. Cosa dicono i dati? Come si spiegano?

Età media di uscita di casa: i dati

30,1 anni, dicevamo. Un’età media di uscita di casa ci colloca al terzo posto in Europa, preceduti solo da Croazia (31,8 anni) e Slovacchia (30,9). La media europea invece è di 25,9 anni e ci sono paesi dove l’età media di uscita di casa è impensabile per le abitudini italiane: 17,8 anni in Svezia, 20,1 in Lussemburgo, 21,1 in Danimarca.

In tutti i grandi paesi europei i giovani lasciano la casa dei genitori per andare a vivere da soli molto prima dei giovani italiani.

Il dato dell’età media di uscita di casa assume proporzioni particolarmente rilevanti per i maschi, che mediamente vanno a vivere in autonomia a 31 anni in Italia, mentre le femmine si distaccano a 29,1 anni, comunque quattro anni dopo la media europea.

L’età media di uscita di casa è un dato in continua crescita: in Italia si lasciava la casa dei genitori a 29,5 anni nel 2004, e da allora la crescita non si è mai fermata, anche se negli ultimi tre anni si è stabilizzata. È un trend che accomuna alcuni paesi europei, ma non si può dire che ci sia una tendenza univoca in Europa.

In particolare, negli ultimi 10 anni (2010 – 2019), l’età media di uscita di casa è cresciuta in 12 paesi, su tutti in Irlanda (+1,7 anni), Cipro (+1,3), Spagna (+1,1). In Italia la crescita è stata più contenuta (+0,4 anni), ma si partiva da un dato già molto alto.

16 paesi hanno visto invece diminuire l’età media di uscita di casa negli ultimi 10 anni, soprattutto paesi del centro-nord Europa e paesi baltici: Lussemburgo (-6,1 anni), Svezia (-2,5), Estonia (-2,2), Slovenia (-1,8), Lettonia (-1,5), Repubblica Ceca (-1,2). I trend tendono a ripetersi anche considerando gli ultimi cinque anni.

Quanti giovani vivono con i genitori: 18-34 anni

Dati simili se, oltre all’età media di uscita di casa, consideriamo anche i dati su quanti giovani vivono ancora con almeno un genitore. Ebbene, il 66% dei giovani italiani tra i 18 e i 34 anni vive con almeno un genitore. Siamo quarti in Europa dopo Croazia (74,5%), Slovacchia (69,7%) e Grecia (69,4%).

La media europea è del 47,6% e i paesi con le più basse percentuali di giovani che vivono con i genitori sono i paesi nordici: Danimarca (17,2%), Finlandia (19,5%), Svezia (22,4%), Olanda (34,9%).

Come vuole l’immaginario collettivo, i maschi tendono più a restare a casa dei genitori (lo fa il 71%), mentre le femmine sono più indipendenti (vive in casa il 61%). Come mai? In Italia l’uscita da casa dei genitori coincide spesso con il matrimonio o l’inizio di una convivenza, fase della vita che le donne tendono ad attraversare prima degli uomini. Questo spiega, almeno in buona parte, perché più femmine giovani vivono fuori dalla casa dei genitori.

L’Italia presenta inoltre percentuali in crescita, eravamo ad esempio al 61% nel 2010, con una crescita quindi di 4,7 punti percentuali in dieci anni. La percentuale di giovani che vivono con almeno un genitore è aumentata ancora di più in Spagna (+13 punti), Grecia (+9,8), Irlanda (+7,8), Belgio (+6,1). È invece diminuita in maniera consistente in Lettonia (-12,9 punti), Estonia (-10,1), Lituania (-8,1), Malta (-7,8) e Bulgaria (-6,8).

Quanti giovani vivono con i genitori: 25-34 anni

Le differenze tra paesi sono ancora più interessanti se consideriamo la fascia 25-34 anni, quando ci aspettiamo che ci sia più autonomia da parte dei giovani. L’Italia rimane il quarto paese in Europa, con il 49,2% dei giovani tra i 25 e i 34 anni che vivono ancora con i genitori, superata anche qui da Croazia (62,2%), Grecia (57,8%) e Slovacchia (56,4%).

Nei paesi nordici praticamente tutti i giovani dopo i 25 anni sono usciti di casa: vivono con i genitori il 4% dei giovani danesi, il 4,8% dei finlandesi, il 5,7% degli svedesi. Differenze abissali. Se consideriamo i paesi più grandi siamo messi così:

Come si spiegano questi dati?

Come al solito questi dati da soli dicono tutto e dicono niente. Dipendono dalla “cultura mammona” del popolo italico? Dalla mancanza di opportunità lavorative e dunque di reddito sufficiente? Dalle carenze di un sistema di welfare storicamente sbilanciato a favore di bambini e, soprattutto, anziani?

Probabilmente da un mix di queste motivazioni, anche se le ricerche sulla cosiddetta transizione all’età adulta indicano come il fattore economico sia quello più importante. Insomma, se avessero un reddito stabile o delle prospettive di lavoro stabili, la maggior parte dei giovani italiani sarebbe ben disposta a lasciare la casa dei genitori.

Non è un caso che, anche negli altri paesi europei, i dati sull’età media di uscita di casa e sulla percentuale di giovani che vivono con i genitori abbiano avuto quasi ovunque una crescita negli anni della crisi economica, per poi tornare in alcuni paesi a decrescere dopo il 2013.

Inoltre, alcune ricerche condotte negli ultimi anni hanno evidenziato come in alcuni paesi europei (quelli anglosassoni e quelli mediterranei, tra cui quindi l’Italia) ci sia una forte correlazione tra possesso di un reddito e autonomia abitativa.

In questi paesi inoltre conta molto la dotazione economica familiare iniziale, che spesso sostituisce o integra il reddito del giovane, con ciò contribuendo alla riproduzione intergenerazionale delle disuguaglianze sociali ed economiche.

Nei paesi del centro-nord Europa invece l’accesso ad un’abitazione indipendente dai genitori è tendenzialmente più democratica, grazie a forme di protezione sociale previste dal sistema di welfare che consentono anche ai giovani privi del reddito necessario, e privi di dotazione familiare, di uscire dalla casa dei propri genitori. Il regime di welfare dei paesi mediterranei affida invece un ruolo determinante alla famiglia.

In conclusione, l’età media di uscita di casa in Italia è molto alta se paragonata a quella del resto d’Europa. L’età media di uscita di casa è più bassa per le femmine, ma questo potrebbe essere legato al fatto che si sposano o entrano in una convivenza prima dei maschi. Le motivazioni di questi dati sembrano essere prevalentemente legate a fattori economici, e alla configurazione delle politiche di welfare. Non si registrano tendenze univoche valide ovunque, anche se in linea di massima i dati seguono le fluttuazioni dei contesti economici.

età media di uscita di casa

Età media di uscita di casa: riferimenti bibliografici

Aassve, Arnstein / Billari, Francesco / Mazzuco, Stefano / Ongaro, Fausta (2002) ‘Leaving Home: A comparative Analysis of ECHP Data’, Journal of European Social Policy, 12 (4): 259-276.
Ayllón, Sara (2009) Modelling State Dependence and Feedback Effects Between Poverty, Employment and Parental Home Emancipation Among European Youth, SOEPpaper no. 235, Berlin: German Socio-Economic Panel Study.
Billari, Francesco (2004) ‘Becoming an Adult in Europe: A Macro(/Micro)-Demographic Perspective’, Demographic Research, Special Collection 3, Article 2: 15-44.
Livi Bacci, Massimo (2005) Il Paese dei Giovani Vecchi, IlMulino, vol. LIV, n. 419, 3/2005.
Mendola, Daria / Busetta, Annalisa / Aassve, Arnstein (2008) Poverty Permanence Among European Youth, ISER Working Paper Series no. 2008-04, Colchester: University of Essex Institute for Social & Economic Research.
Moreno, Almudena (2012) ‘The Transition to Adulthood in Spain in a Comparative Perspective: The Incidence of Structural Factors’, Young, 20 (1): 19-48.

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Immagine | Luis Hernandez

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
11 Commenti
  1. Stefano

    Interessante. Ma come si misura, tecnicamente, l'eta' di uscita di casa? Dal cambio di residenza? Io, per esempio, ho smesso di vivere coi miei a 23 anni ma ho cambiato residenza solo a 35 (dopo aver cambiato almeno 8 domicili diversi)... Dunque, alzo o abbasso la media?

    • Fabio Colombo

      Ottima domanda Stefano. I dati vengono raccolti tramite questionario e poi viene fatta una stima su tutta la popolazione. Ai rispondenti al questionario è richiesto di indicare la propria residenza abituale che di solito, ma non necessariamente, coincide con la residenza anagrafica. Ci sono vari casi, ma la soglia da considerare per classificarsi come residente in un posto o in un altro è un anno. Quindi nel tuo caso saresti stato coi tuoi fino al primo anno di vita da solo. Da lì in poi saresti stato considerato come uscito dalla casa dei genitori. Uso il condizionale perché se non hai compilato il questionario il tuo dato di per sé non esiste, ma è solo il risultato di una proiezione sulla popolazione. Ad ogni modo le proiezioni Eurostat sono considerate piuttosto attendibili.

  2. Emi

    Ma è normale vivere ancora con i genitori a 24 anni dato che è difficile o difficilissimo trovare lavoro

  3. Emi

    Non siamo bamboccioni, è colpa dell' Italia che è molto difficile trovare lavoro

    • Fabio Colombo

      Grazie Emi, è proprio la tesi sostenuta dall'articolo (vedi ultima sezione)

  4. Ermete

    Questo caso italiano rientra più in generale in tutto il ritardo che esiste nel nostro stile di vita.I giovani italiani studiano e lavorano come tutti gli europei, ma accade qualcosa di diverso quando si tratta di formare una famiglia, come priorità cercano la stabilità economica, la nostra cultura ci chiede una sistemazione dignitosa, siamo il paese del mattone e della dolce vita, difficilmente progettiamo una vita di coppia in ristrettezze economiche, senza supporto dei genitori, in balia di lavori flessibili e incerti, piuttosto prolunghiamo il fidanzamento. Probabilmente gli europei sono un po' più spartani e avventurosi di noi.Secondo me il fattore più determinante sul ritardo è l'insicurezza di avere indipendenza economica, per assurdo la pensione dei propri genitori è una sicurezza che consente al paese di tamponare il problema della disoccupazione giovanile, e dell'insufficiente reddito che hanno i giovani per affrontare il costo della vita attuale.Questo ritardo è direttamente collegato all'anzianità delle madri italiane, sono le più anziane d'Europa, cioè circa un quarto (non ricordo la percentuale esatta) è madre per la prima volta dopo i 35 anni, e il 7% è ultraquarantenne.

    • Fabio Colombo

      Grazie Ermete, riguardo all'ultimo punto ne abbiamo parlato qui: https://www.lenius.it/eta-media-primo-figlio-in-europa/

    • Manfro

      Ma possibile che quelli come te non si pongono o fanno mai delle domande!?! Non sarà che magari per certi aspetti la mentalità italiana è sbagliata ed esagerata, qui si guarda solo il lato pratico delle cose ma per quanto riguarda la realtà umana inconscia e profonda nulla non si fa ricerca, il nostro è un paese dogmatico, dogmatico non è solo colui che crede cecamente alla Chiesa ma che crede cecamente a quello che la famiglia ed i genitori dicono senza avere una propria identità ed un proprio pensiero, il lato pratico per carità sarà pure quelle importante ma oltre a quello guardiamo anche il fatto psicologico, ce gente che è andata via di casa facendo lavoretti precari ed i primi tempi ha mangiato pane e cipolla, non dico sia facile però basta fare delle rinunce i primi tempi, il problema nostro è che si vuole sempre tutto e subito, ognuno deve essere artefice del proprio destino senza aspettare che i politici facciano le cose per noi, ma dobbiamo essere noi a voler cambiare le nostre vite, ecco come la Chiesa cattolica è stata tossica nel nostro paese.

    • Manfro

      con questo per carità non voglio dire che sia facile ma che alla base ci vuole pure coraggio di rischiare perché in Italia si è troppo attaccati alle sicurezze

  5. Claudio

    E' la società che ti permette di fare un passo piuttosto che un altro. Se in Italia l'età media è questa è colpa del sistema; se anche ti trovi male in famiglia, molto, non puoi di fatto andartene. Gli stipendi per i diplomati periti, ma anche per i laureati, per esempio, è quello che è salvo casi particolari. E' fortunato chi ha un supporto familiare tale da consertigli di formarsi bene e, al tempo opportuno, andarsene veramente. La vita vera non è un film.

  6. chris

    Io 26 enne mi rendo conto Siamo un popolo di giovani squatrinati, e sottovalutati quando vado a vedere case da comprare mi chiedono sempre "ma hai i soldi? la banca te li da?" o mi offro per aiutare persone/aziende loro mi guardano dall'alto in basso. E la cosa divertente è che sono io che porto lo stipendio a casa e aiuto i miei genitori disoccupati. Sono cornuto e mazziato, mantengo i miei e poi devo pagare pure le pensioni altrui che nessuno ha il coraggio di rimodulare perchè i politici si cagano sotto. Non me ne vado da sto paese solo perchè non so l'inglese sennò già me ne sarei andato in australia, posto in cui mi avevano già offerto il lavoro nonostante fossi uno sbarbato di 22 anni pagato il doppio di qua.

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