Emigrati italiani | Chi sono, da dove partono e dove vanno?16 min read
Reading Time: 13 minutesItaliani all’estero: dati 2019
L’emigrazione degli italiani all’estero è quindi una realtà consolidata con origini lontane. Secondo il rapporto dell’AIRE – Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, gli emigrati italiani nel mondo al 31 dicembre 2019 sono 5.486.081, un dato in crescita del 4% rispetto al 2018. Sono soprattutto in Europa (tre milioni) e America Latina.
Il paese con il maggior numero di emigrati italiani è l’Argentina, con 869 mila iscritti all’AIRE. Seguono Germania (785 mila emigrati italiani), Svizzera (634), Brasile (478), Francia (434), Regno Unito (360), Stati Uniti (283) e Belgio (274 mila).
Attenzione però, parliamo però di presenze registrate e non di movimenti migratori veri e propri: i dati dell’AIRE vanno letti considerando che l’iscrizione è un diritto-dovere previsto non solo per coloro che lasciano l’Italia e si trasferiscono in un altro Stato per oltre 12 mesi, ma anche per i discendenti di italiani nati all’estero a cui è stata riconosciuta la cittadinanza, i quali potrebbero non essersi neanche mai recati in Italia.
Ciò spiega la grande presenza italiana in paesi che sono stati mete di emigrazione nel passato, seppure più della metà risulta iscritta per espatrio e quelle stesse mete continuano a essere anche oggi destinazioni particolarmente attrattive. Per restituire un quadro più completo i dati dell’AIRE vanno quindi associati ad altre fonti, nazionali ed estere.
Gli emigrati italiani di oggi: dati 2019
A partire dagli anni settanta da paese di emigrazione l’Italia diviene paese di immigrazione, seppure si conta ancora una media di 50 mila espatri all’anno sia verso mete nuove, sia verso quelle già battute.
Dopo un decennio con numeri intorno alle 30-40 mila partenze annue, gli emigrati italiani tornano a crescere a seguito della crisi economica di fine anni duemila, con un aumento significativo dei numeri a partire dal 2011, dando avvio a quella che viene definita “Nuova Emigrazione”, tuttora in corso. Secondo i dati Istat, nell’ultimo decennio (2010-2019) sono 900 mila gli italiani e italiane che hanno lasciato il nostro paese, di cui oltre 200 mila con titolo di studio uguale o superiore alla laurea.
A queste 122 mila persone di cittadinanza italiana emigrate nel 2019 dobbiamo aggiungere anche circa 57 mila persone di cittadinanza straniera che risiedevano in Italia e che si sono trasferite in un altro paese, per un totale quindi di circa 160 mila cancellazioni anagrafiche, ventimila unità in meno rispetto al 2019, ma naturalmente il 2020 è stato l’anno della pandemia.
180 mila cancellazioni anagrafiche. Parallelamente diminuiscono i rientri dei nostri connazionali e il saldo migratorio con l’estero si assottiglia: nel 2019 sono state appena 68 mila le iscrizioni anagrafiche dall’estero di cittadini italiani con un saldo negativo tra italiani emigrati e rientrati di quasi 54 mila unità.
Il 20% degli emigrati italiani del 2019 ha meno di 20 anni, il 70% tra i 20 e i 49 anni, il 20% ha meno di 20 anni, il 13% ha più di 50 anni. L’età media è di 33 anni per gli uomini e 30 per le donne; a emigrare sono prevalentemente uomini, il 55% del totale, ma tra le donne c’è un’incidenza di laureate superiore (il 36% contro il 30%). A proposito di titolo di studio, anche nel 2020 molti emigrati italiani sono istruiti: il 50% ha almeno la laurea.
Gli emigrati italiani partono soprattutto da Lombardia (23 mila partenze), Sicilia e Veneto (12 mila), poi Campania e Lazio. In termini relativi alla popolazione però, la regione con il tasso di emigratorietà più alto è il Trentino-Alto Adige (4 emigrati ogni mille abitanti), seguito da Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Veneto, Sicilia, Molise, Lombardia e Abruzzo (tutte a circa 3 emigrati per mille abitanti).
Quanto alle destinazioni, continua e anzi si accentua il boom di partenze per il Regno Unito (+49% rispetto al 2018). La spiegazione data da Istat è che molti italiani in realtà già presenti nel Regno Unito ma che non avevano fatto la cancellazione dall’anagrafe italiana, lo abbiano fatto nel 2019 per trasferire la residenza nel Regno Unito all’interno del cosiddetto “periodo di transizione” che precede la Brexit, periodo terminato il 31 dicembre 2020.
Dopo il Regno Unito, le destinazioni più gettonate sono Germania, Francia, Svizzera, Brasile e Spagna, seguite da Stati Uniti e Australia. Rispetto al 2018, in crescita Regno Unito, Germania e Brasile, stabile la Svizzera, in lieve calo Francia, Spagna e Stati Uniti.
I numeri però sono molto probabilmente sottostimati, in quanto non tutti gli espatriati effettuano prontamente la cancellazione anagrafica e la registrazione nel paese d’arrivo, come abbiamo visto nel caso del Regno Unito.
Inoltre, è interessante anche il fenomeno dei nuovi cittadini italiani che emigrano. Si tratta di persone italiane che hanno un’origine straniera e che rientrano al luogo di origine o emigrano in un paese terzo dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana. Sono circa 37 mila i nuovi italiani emigrati nel 2019, di questi oltre il 30% è nato in Brasile, il 9% in Marocco, il 6% in Bangladesh.
Anche per questa tipologia di emigranti i paesi dell’Unione Europea sono le principali mete con una preferenza per il Regno Unito per i nati in Asia (92%), per la Francia per i nati in Africa (56%), per la Germania per i cittadini italiani nati in altri paesi Ue (42%).
grazia burman
E cosa succede con lemigrazione degli italiani nella economia italiana? Mi pare che non solo in Brasile gli effetti di questi arrivi massivi di italiani siano stati molto positivi sulla cultura di São Paulo e il suo sviluppo industriale ma anche in Italia queste partite massive permettono di svilupparsi di piú. Vuol dire che la capacità intrinseca determinata un pò per l educazione formale e informale e dello spirito della cultura italiana hanno fatto questo sviluppo. Studi di imigranti italiani in Brasile nella regione Sud (Rio Grande do Sul e Santa Catarina ) rurale dimostrano che questi discendenti dei emigrati italiani, in poco piu di una generazione hanno subito un inpoveramento intelettuale e economico e dimostrato che senza quelle condizioni culturali e educazionali che avevano prima, ne mezzi ne scuole adattate alle loro necessitá.
IB
Grazie per l'articolo. È molto interessante. Io vivo all'estero da 8 anni e ho conosciuto molte decine di stranieri (prevalentemente brasiliani) con cittadinanza italiana, ma residenti all'estero. In pratica stranieri con un nonno italiano che ha permesso loro di ottenere la cittadinanza, ma solo per potersi trasferirsi in altri paesi europei. Diversi di loro mi hanno anche parlato di un vero e proprio business in Italia di gente che affitta una stanza per il tempo necessario a ottenere la cittadinanza e agevola le pratiche. Se solo io ne ho conosciuti così tanti, il numero totale deve essere di almeno migliaia di persone. Presumo che vengano conteggiati come italiani emigrati, ma mi chiedevo se c'è la consapevolezza che rappresentano un categoria a sè. Per conoscenza, ho trovato poi un analogo fenomeno di sudamericani con passaporto spagnolo.
SFP
E sempre facile pensare al negativo che "fanno" gli immigrati. Luoghi come l'estate uniti sono cresciuti sulle spalle degli immigrati. L'Italia ha quasi sempre avuto problemi con le persone che migrano ad Italia. Nel passato potevamo dire la stessa cosa per gli italiani che emigravano ad altri luoghi però oggi finalmente sembra che è aumentato. Chi sono ancora gli stereotipi negativi degli italo americani però hanno anche aumentato molto la cultura americana. Gli immigrati crescono l'economia e la forza di lavoro.