Elezioni in Olanda: vincitori, vinti e rimandati7 min read

21 Marzo 2017 Mondo Politica -

Elezioni in Olanda: vincitori, vinti e rimandati7 min read

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Come sono andate le elezioni in Olanda del 15 marzo 2017
@Sebastiaan ter Burg

Lo scorso 15 maggio l’Olanda è andata al voto per eleggere il nuovo Parlamento. Fra la paura dell’euroscettico Wilders e le incertezze sul premier europeista uscente Rutte, i risultati olandesi erano un importante banco di prova anche in vista delle prossime elezioni francesi e tedesche. Vediamo qual è stato il risultato del primo test elettorale, molto importante per la tenuta dell’Unione Europea.

Elezioni in Olanda: previsioni e risultati

Con una legge elettorale strettamente proporzionale e una bassa soglia di sbarramento, il panorama politico olandese è fortemente frammentato. Lo stesso governo uscente era frutto di un accordo fra i due principali partiti avversari: il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) del premier Rutte e il Partito Laburista (PVDA). Secondo le previsioni dei sondaggi pre-elezioni, nessuno dei 28 partiti che si presentava alle urne sarebbe riuscito a raggiungere una soglia superiore al 17% delle preferenze. L’unica certezza in questo scenario caotico era che nessuna formazione politica sembrava disposta a creare una coalizione di governo con il Partito per la Libertà (PVV) di Geert Wilders, movimento di estrema destra ultra conservatore e anti-europeista. Nel giorno del voto, la paura di un suo possibile exploit di consensi era più che concreta e ciò avrebbe rappresentato una profonda spaccatura non solo nel popolo olandese, ma all’interno di tutto l’ecosistema europeo. I risultati delle urne hanno scongiurato il peggiore degli scenari: il partito liberal democratico VVD del premier Mark Rutte ha vinto le elezioni conquistando 33 dei 150 seggi del Parlamento Olandese; a seguire si sono piazzati i temuti populisti del PVV con 20 seggi, destinati a rimanere ininfluenti nel caso si riuscisse a formare una solida coalizione di governo; si fermano invece a 19 seggi i cristiano-democratici del CDA (Appello Cristiano Democratico); 19 seggi anche per i liberali del D66; debacle assoluta per il partito Laburista che riesce a portare a casa a malapena 9 seggi, mentre il Partito Socialista (SP) riesce a riconfermare 14 dei 15 seggi della passata legislatura; le buone notizie da sinistra arrivano invece dai Verdi del GL (Sinistra Verde) che raggiungono lo storico risultato di ben 14 seggi conquistati (partendo dai 4 del 2012).

Chi ha vinto

La vittoria di Rutte era un risultato non così scontato alla vigilia delle elezioni: la forte frammentazione della politica olandese ha reso difficile prevedere gli spostamenti delle preferenze dell’elettorato ed era evidente fin da subito che chiunque avesse ottenuto il maggior numero di seggi non sarebbe comunque riuscito a governare da solo. Situazione che si è puntualmente avverata. Tuttavia, i successi dei cristiano-democratici e dei liberali D66 aprono scenari concreti per la formazione di un governo di coalizione relativamente stabile: i seggi raccolti fra i tre partiti ammontano in tutto a 71, poco sotto la maggioranza assoluta di 76. La “stampella” del nuovo governo Rutte potrebbe essere rappresentata dall’Unione Cristiana (UC) che ha raccolto proprio i 5 seggi mancanti. Malgrado la risicatissima maggioranza, molti osservatori sono ottimisti sulla stabilità di un nuovo esecutivo in quanto la paura di Wilders e del suo movimento possono spingere diversi partiti neutrali a schierarsi in favore del governo anche in caso di disaccordi all’interno della maggioranza governativa. In questo scenario, trovare i numeri necessari a governare non sarebbe quindi un problema insormontabile per Rutte. Il programma fortemente europeista e attento all’integrazione di Rutte scaccia momentaneamente la paura dei movimenti populisti che stanno raccogliendo sempre più consensi in tutta l’Unione Europea. Non è un caso, malgrado l’evidente sconfitta dei laburisti e della sinistra olandese, che i primi a congratularsi con Rutte siano stati il Presidente francese Hollande e il candidato laburista alla cancelleria tedesca Martin Schulz. Hollande ha evidenziato come la sua sia “una chiara vittoria contro l’estremismo”, mentre Schulz richiama l’attenzione su Twitter sul pericolo scampato: “Wilders non è riuscito a vincere le elezioni in Olanda. Sono sollevato, ma dobbiamo continuare a lottare per un’Europa aperta e libera”.

Anche la Cancelliera Angela Merkel ha accolto con soddisfazione il risultato olandese:

È stata una buona giornata per la democrazia. Sono lieta di poter proseguire una buona collaborazione come amici, vicini, europei.

Non può mancare all’appello anche il nostro premier Paolo Gentiloni che affida a Twitter il suo commento

Gli altri vincitori di queste elezioni Olandesi sono i Verdi di Sinistra, che rispetto alle passate politiche guadagano ben 10 seggi. Altro risultato importante è quello del partito turco-olandese Denk, che entra per la prima volta in parlamento con tre rappresentanti e porta con sé un chiaro messaggio politico antirazzista: la parola “denk” in olandese si traduce in “pensiero” mentre in turco corrisponde a “uguaglianza”. In un momento di forte tensione fra Olanda e Turchia e con il problema dell’integrazione sollevato dalla destra populista, l’ingresso del neonato partito rappresenta un’ulteriore segnale di speranza. Altro importante dato da segnalare è la crescita dell’affluenza alle urne dal 74,6% delle politiche di cinque anni fa all’82% di questo marzo. La paura di possibili attacchi hacker sul voto olandese ha convinto il governo a optare per un conteggio manuale delle schede, processo che ha rallentato non poco le operazioni di scrutinio.

Gli sconfitti

Malgrado i 20 seggi conquistati, il partito di Wilders è il primo sconfitto delle elezioni olandesi. Nelle settimane prima del voto, in molti si erano sbilanciati su cosa sarebbe potuto succedere se i populisti del PVV avessero effettivamente vinto le elezioni: dopo Brexit, l’ascesa di Trump e la crescente popolarità dei movimenti anti-europeisti in Europa, un’eventuale vittoria di Wilders avrebbe rappresentato un pericoloso precedente in vista delle prossime elezioni in Francia e in Germania. Infatti, sia il partito di Le Pen che i populisti dell’AfD, vedono le proposte di Wilders come un punto di riferimento per la loro visione di Europa. Tolti i neonazisti o neofascisti dichiarati, il programma presentato dal PVV è effettivamente uno dei più radicali fra quelli proposti dalle varie destre anti-sistema europee: chiusura di tutte le moschee sul territorio olandese, divieto di ingresso nel Paese per i musulmani, il divieto alla circolazione del Corano (paragonato apertamente al “Mein Kampf” di Hitler) oltre alla messa in discussione della permanenza dell’Olanda nell’ecosistema dell’UE. Il parziale ridimensionamento di Wilders frena l’ondata populista in vista delle elezioni francesi e tedesche, rendendo più complicata la campagna elettorale per le altre formazioni anti-europeiste. Ma coloro che temono l’avvento delle destre europee possono festeggiare fino ad un certo punto: rispetto alle precedente legislatura infatti, il PVV ha guadagnato cinque seggi confermandosi come seconda forza politica del Paese con ben 20 deputati. Il Partito delle Libertà rimarrà probabilmente isolato dalle altre formazioni politiche a causa delle sue posizioni di rottura ed estremiste: sia il VVD che gli altri potenziali partiti di maggioranza e opposizione hanno infatti escluso categoricamente la possibilità di creare una coalizione con Wilders e i suoi. Il governo olandese avrà ora il compito di governare bene e non dare ulteriore spazio a Wilders, pena venir spazzati via alle prossime elezioni.

Il leader del PVV ha commentato senza troppo entusiasmo su Twitter il risultato ottenuto, rifiutando la visione della sconfitta: “Abbiamo guadagnato seggi, il primo obiettivo è raggiunto. E Rutte non mi ha fatto fuori”.

Consapevole della situazione del suo partito in Parlamento, ha poi aggiunto:

Vorrei partecipare al governo ma se ciò non fosse possibile voteremo comunque a favore sui temi che a noi sono più cari.

Chi esce completamente a pezzi da queste elezioni sono invece i Laburisti. Dai 38 seggi conquistati nel 2012 si passa ai 9 di queste elezioni. Il partito Laburista ha pagato caro gli anni di convivenza al governo con Rutte. L’esecutivo di coalizione che fino a oggi ha guidato l’Olanda si è concentrato soprattutto sul ripianare il bilancio statale messo a dura prova dalla crisi economica. La situazione sembra oggi essersi quasi normalizzata, con i conti pubblici tornati sotto controllo e la disoccupazione ferma al 5,3%, dato più basso degli ultimi cinque anni. Le riforme impopolari portate avanti dal governo sono costate care in termini di popolarità e, a quanto pare, a pagare il prezzo più alto sono stati i laburisti (il VVD ha perso “solo” 8 seggi rispetto ai 29 del PVDA). Quasi incredulo Sharon Dijksma leader dei laburisti che ha così commentato il peggior risultato della storia del suo partito:

Un colpo durissimo, un graffio sulla nostra anima. È veramente troppo presto per dire qualcosa. Evidentemente non siamo stati capaci di convincere gli elettori con le nostre politiche sociali ed i nostri programmi.

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
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