Elezioni Europee 2014: perché rifiuto la scheda4 min read

23 Maggio 2014 Europa Politica -

Elezioni Europee 2014: perché rifiuto la scheda4 min read

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Elezioni Europee 2014: perché rifiuto la schedaSiamo oramai arrivati alla fine della campagna elettorale di quelle elezioni europee 2014 che rinnoveranno il Parlamento Europeo, incaricato di sorvegliare la futura Commissione su come spenderà il nuovo bilancio 2014-2020.

Bilancio che, ricordiamo, viene definito grazie ai contributi dei singoli paesi e dovrà essere speso per ridare vitalità ad un’economia europea in sofferenza rispetto ai grandi attori globali come la Cina, l’India, la Russia e gli Stati Uniti. Durante questo mese di tribune politiche, conferenze pubbliche, strilli e proclami, sembra che però si siano dimenticati tutti di raccontarci quali siano le azioni che l’Europa debba realmente intraprendere:

– no all’Euro: ok, ma quale moneta alternativa o quale politica monetaria? (Matteo Salvini vs Beppe Grillo)

– no all’Europa delle banche: ok, ma chi sostiene l’economia reale, quali sono gli strumenti di sostegno per la mobilità e l’innovazione? (Matteo Renzi vs Tsipras)

– no all’Europa dell’austerity: ok, ma chi ci spiega perché a Dicembre 2012 l’Italia aveva speso solo 21 dei 42 miliardi secondo gli strumenti di monitoraggio della spesa e la ex-ante conditionalities? (tutti vs tutti)

– no allo shale gas, sì alle rinnovabili: ok, ma chi mi spiega come facciamo a passare al 100% rinnovabili quando vengono messi al bando gli incentivi per le fonti rinnovabili e si preservano i sussidi ai combustibili fossili con le nuove linee guida per gli aiuto di Stato per ambiente ed energia? (Scelta Civica vs Green Italia)

– no ai disastri ambientali: ok, ma chi ci spiega perché nelle regioni non si stanno stanziando soldi per l’adattamento ai cambiamenti e la resilienza territoriale nell’obiettivo tematico 5? (Lista Tsipras vs Renzi)

Come se non bastasse, l’ultima campagna elettorale per le elezioni europee s’è rivelata la solita battaglia per le problematiche del Belpaese e non dell’Europa che ci regala pace da più di 60 anni. Nel dibattito abbiamo sentito parlare di Taranto, degli 80 euro in busta paga, dell’EXPO 2015, della riforma dell’amministrazione pubblica, del Senato, come se il prossimo Parlamento Europeo avesse il potere di risolvere le logiche clientelari tipiche della destra e della sinistra italiana.

Quelle logiche che hanno portato Grillo e i 5 Stelle a confondere cosa sia l’EXPO – esposizione universale di innovazione e valorizzazione del più grande patrimonio italiano, il legame tra cibo e turismo – con la Mafia, a dire che l’Europa ci strozza con l’austerity quando abbiamo ancora 10 miliardi da spendere e ne abbiamo spesi 11 in un anno con progetti e consulenze del tutto discutibili.

Nessuno ha soprattutto riflettuto su come sia stato rivisto il budget europeo 2014-2020, dove troviamo che il 20% del complessivo sarà destinato alla lotta ai cambiamenti climatici con i finanziamenti per la ricerca, le imprese private e la riduzione dei rischi sistemici. Dove la PAC Politica Agricola Comunitaria, che si prende quasi il 50% del budget complessivo, cambia forma e dal finanziare esclusivamente colture estensive guarda anche alle produzioni tradizionali e sostenibili. Molti candidati diranno “ma io ne ho parlato”, sì, ma la maggioranza della popolazione ha letto ed ascoltato i vostri leader, cari candidati, non voi.

Nuovamente nella discussione ha vinto l’interesse individuale di lobby reazionarie che si prestano a dire “rimango al governo se prendo meno del 30%, saremo a Roma il 26 Maggio se prendo più di lui, faccio ricorso se non prendo più dell’1% perché la rappresentanza dev’essere garantita a tutti”. Sembra la sagra della patatina fritta.

Signori miei, queste non sono le risposte che oggi la nostra società si merita di ascoltare ma che soprattutto creano quella consapevolezza nelle urne che può permettere all’Europa di saper svolgere un ruolo di primo piano nel risolvere le guerre civili come quella in Ucraina, o in Siria, che sa svincolarsi, e non meravigliarsi se la Russia firma con la Cina un accordo sul gas da 456 miliardi di Euro, in quanto capaci di produrci la nostra energia con l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, che è capace di riconoscere i propri errori passati e guidare una coalizione di paesi verso un nuovo accordo sul Clima a Parigi nel 2015 in grado di evitare le recenti morti in Serbia ed in Bosnia o le catastrofi in Emilia o nelle Marche (per altro tutte queste morti sono state ignorate dai media in nome delle sfide televisive tra i soliti noti).

Elezioni Europee 2014: perché rifiuto la scheda

Di questa campagna elettorale mi porterò dietro la foto pubblicata da un candidato Marco Furfaro (Lista Tsipras) di due persone che si abbracciano nei fondali del Mediterraneo, morti per la speranza di mettere piede nell’Europa delle genti e delle regioni.

Quel viaggio verso l’Europa del Nord e mitteleuropea che sa mantenere viva la nostra economia, ma che quando bisogna aiutare delle persone in fuga dalle guerre e dalle catastrofi naturali, si gira dall’altra parte in cerca della miglior birra belga, perché parlare di emergenza immigrazione non porta voti, aggiungerei, futili.

Immagine| www.frontierenews.it

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Fondatore di Climalia, prima società italiana di servizi climatici per la resilienza territoriale. Collabora con il Kyoto Club come responsabile della cooperazione internazionale e come esperto di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Consulente del Ministero dell’Ambiente, Acclimatise UK, AzzeroCO2 e Commissione Europea.
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