Digital Bees – Benessere digitale dei giovani adolescenti in rete7 min read
Reading Time: 6 minutes- Cos’è una fake news?
- Come viaggiano le informazioni online?
- Come faccio a fidarmi della fonte dell’articolo che sto condividendo o del video che sto guardando?
- Cosa accade ad una foto che ho fatto e che ho condiviso online?
- Come faccio ad essere certo che i miei contenuti non vengano rubati da nessuno?
Queste sono molte delle domande che ci pongono spesso adulti alle prese con adolescenti nativi digitali o giovani alle prese con la ricerca e condivisione di contenuti sui social network.
Abbiamo iniziato a lavorare offline dal 2014, incontrando le persone in diversi luoghi di aggregazione: scuole, oratori, centri sociali e culturali. Quando ancora Tik Tok non esisteva, e se esisteva si faceva chiamare Musical.ly.
In queste prime attività abbiamo tenuto incontri sul funzionamento dei social network, le fake news e il debunking, il cyberbullismo, la gestione della privacy, la prevenzione dei rischi connessi all’uso improprio della rete, entrando in contatto con centinaia di adolescenti, giovani adulti, insegnanti, educatori e genitori e con le problematiche emergenti sull’uso e manipolazione di dati e informazioni online.
Da questa esperienza diretta con le persone e dalle nostre competenze sulla comunicazione online, nasce il progetto Digital Bees – Benessere digitale dei giovani adolescenti in rete.
Il progetto Digital Bees di Le Nius
Negli anni abbiamo rilevato diversi elementi critici su cui concentrare interventi educativi e informativi nelle scuole legati alla digital skills education (almeno 4 aree delle 5 aree richieste dal DigCom2.1 framework UE) e su cui vogliamo lavorare per favorire l’acquisizione di strumenti personali per diventare cittadini digitali, consapevoli e sicuri.
Tali elementi critici sono:
- la scarsa capacità nel valutare la veridicità delle informazioni e nel gestire la loro condivisione, legata sicuramente alla sovrabbondanza mediatica. Ma anche alla mancanza di adeguata comprensione del funzionamento tecnico dei canali di informazione online;
- la scarsa conoscenza del funzionamento di licenze, copyright e privacy sui social network, con la conseguente perdita o furto di identità, o di contenuti, che talvolta genera episodi di cyberbullismo;
- un crescente uso degli strumenti digitali senza spirito critico e senza il necessario “spazio” di riflessione per confrontarsi con i propri pari e con figure educative esperte.
Gli strumenti della comunicazione online cambiano in continuazione. Il loro continuo mutare sta influenzando le nostre abitudini, creando nuove forme di analfabetismo e distanze generazionali enormi sulla fruizione della conoscenza e della informazione online, proprio sotto i nostri occhi.
Alla luce di quanto descritto crediamo sia necessario tenersi costantemente aggiornati e intervenire. L’ambito scolastico, a cui è riconosciuto dal MIUR anche il compito di favorire l’acquisizione delle competenze digitali e dell’uso consapevole della rete, ci sembra il più adeguato per farlo.
Abbiamo raccolto tutti questi elementi critici e strutturato il percorso del progetto Digital Bees in tre moduli con lezioni, workshop e attività ludiche, tra algoritmi, motori di ricerca e attività di blogging per viaggiare in rete con 160 studenti di due scuole medie di Milano.
Il progetto Digital Bees mira non solo a migliorare la capacità di leggere e scrivere online, di cercare informazioni, di comprendere come funziona l’informazione online, ma anche a riflettere con i partecipanti sulle modalità di stare in rete, prevenendo così spiacevoli inconvenienti e stimolando una educazione reciproca.
Nell’anno accademico 2019-20, il progetto Digital Bees è possibile grazie al finanziamento dell’8×1000 della Chiesa Valdese.
Se non sai cosa sono le competenze digitali (o digital skills) ti invitiamo a leggere questo articolo ?!
Cosa sono le competenze digitali e perché dobbiamo apprenderle
Digital Bees: a scuola fra aule reali e virtuali
Il primo anno del progetto Digital Bees è stato un anno pieno di lavoro, e molte sorprese.
Siamo passati da aule scolastiche reali, con chiacchiere, esercitazioni e scambi di esperienze face to face con i ragazzi e i loro docenti, a aule virtuali.
A Ottobre 2019 infatti abbiamo regolarmente iniziato con gli incontri in aula in due scuole medie di Milano, la scuola media Istituto Vittoria Colonna e la scuola media Puecher, Istituto Rinnovata Pizzigoni.
Le Nius in aula e Le Nius in aula virtuale.
Abbiamo lavorato con 8 classi terze, coinvolto in totale più di 300 studenti e studentesse e 15 docenti.
Gli incontri sono stati sempre molto interessanti. Ogni volta che affrontavamo un tema – le fake news, l’educazione in rete, dove finiscono i nostri dati, il progresso – si aprivano dei mondi di riflessione sull’uso che facciamo e che fanno i giovanissimi degli strumenti online, come social media, piattaforme di streaming, app di messaggistica istantanea. E sulle prospettive da cui li approcciamo.
Una domanda e una riflessione che piace molto ai ragazzi, li interpella in quanto a curiosità e punti di vista nuovi è:
Cosa rimarrebbe della nostra storia se il genere umano scomparisse dal pianeta Terra?
La domanda “che cosa rimarrà di noi” tornava spesso, con collegamenti alla carta scritta, alle pitture rupestri, o a nuovi modi per conservare le nostre tracce: se non scriviamo più sulla pietra in che modo possiamo far arrivare le nostre tracce ai posteri?
Se su queste domande moltissimi tra i ragazzi incontrati non avevano mai riflettuto, altre volte, invece, erano le prospettive che arrivavano dai ragazzi a sorprenderci. Come quella volta che Francesco ci dice di aver usato Twitch per imparare passo passo a fare un disegno a mano libera o per costruire un vascello. E noi che pensavamo fosse quasi solo una app di gamers!
Oppure come quando I-Ling (nota anche come Sofia) ci racconta timidamente che lei non usa social network ma solo QQ per restare in contatto con i propri parenti e amici e praticare la lingua cinese.
Abbiamo svolto la maggior parte degli incontri durante le ore di italiano, inglese e matematica, e con il supporto dei docenti siamo riusciti a collegare il tema dell’incontro al programma e alla materia di studio (fake news storiche, divulgazione scientifica, vocabolario inglese e letture in lingua inglese) con una certa soddisfazione.
Poi è sopraggiunta l’epidemia di Covid-19
Quando le scuole hanno chiuso abbiamo temporaneamente sospeso il progetto Digital Bees e i suoi incontri in aula.
Dopo qualche settimana, però abbiamo ripreso i contatti con i professori e cercato di capire con quale classe potessimo continuare e concludere il percorso iniziato sulla informazione online, le fake news e lo stare in rete.
E così abbiamo continuato con alcuni in modalità virtuale.
In fondo, il momento del lockdown è stato il momento giusto per riflettere sul ruolo della informazione nella nostra vita, per confrontarsi sul tema della fake news e il loro ruolo nel condizionamento dei comportamenti sociali. A pochi giorni dall’allarme Coronavirus e l’inizio del lockdown in Italia hanno cominciato a circolare moltissime fake news.
Vi ricordate quella dell’uso della Vitamina C per combattere il Coronavirus da Covid-19?
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Ecco, in aula virtuale abbiamo potuto anche riderci analizzando le ultime Fake News legate al Coronavirus, vedendo come si sono diffuse e il loro debunking. Per i ragazzi, la fakenews che hanno girato attorno al tema del Coronavirus, come quella della Vitamina C, sono state un esempio concreto per riflettere sulla disinformazione e manipolazione legata anche alle innovazioni tecnologiche e scientifiche.
Quello della fake news sulla Vitamina C è stato il primo esempio che gli è venuto in mente durante le lezioni virtuali. Esempio che i ragazzi hanno vissuto loro stessi in questo periodo, visto circolare sulle bacheche Instagram e nei loro gruppi Whatsapp.
Durante gli incontri, i giovani adolescenti ci hanno raccontato le loro passioni legate ai social network, il loro modo di informarsi online e offline, i segreti di Twitch (nota piattaforma di streaming) o di altre app che non conoscevamo.
Noi gli abbiamo raccontato come funziona un sito, come funzionano e perché funzionano le fake news, gli abbiamo spiegato alcuni elementi tecnici sul funzionamento dei social network, sul perché vedono alcuni post e video nelle loro bacheche invece che altri, e su come comportarsi per capire meglio la fonte delle informazioni: real o fake?
Abbiamo iniziato pensando che con l’anno accademico 2019-20, a giugno avremo finito il numero di lezioni previste. Mai ci saremo aspettati di finire l’anno accademico con incontri virtuali. E di darci appuntamento a settembre per continuare questo percorso.
Digital Bees è un progetto finanziato con i fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese che si concluderà a dicembre 2020. Riprenderemo le lezioni con l’inizio del prossimo anno accademico, a settembre 2020.