Diritti senza dimora: intervista agli Avvocati di Strada8 min read

4 Febbraio 2016 Non profit Welfare -

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Antropologa e insegnante

Diritti senza dimora: intervista agli Avvocati di Strada8 min read

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diritti senza dimora
@Marco Parollo – #AreYouSeries Ciak, si gira in dormitorio

Vivere in strada è una condizione di estrema vulnerabilità, fisica, sociale, giuridica. Una persona senza dimora può essere facilmente vittima di rapine ed aggressioni, e si trova spesso coinvolta in dinamiche che le impediscono l’uscita dal mondo della strada ed il recupero di una normale dimensione di vita.

In questa condizione spesso sono anche i diritti ad essere senza dimora, e a finire calpestati. La mancanza di una residenza anagrafica, ad esempio, rende molto difficile l’accesso ad una vasta serie di servizi, come quello sanitario, e può portare alla perdita dei più basilari diritti civili.

L’Associazione Avvocato di Strada opera da più di 15 anni su questa frontiera, offrendo tutela legale gratuita alle persone senza dimora. Il presidente Antonio Mumolo, già socio fondatore dell’associazione bolognese Piazza Grande, ci parla di diritti senza dimora e del lavoro dell’associazione.

Diritti senza dimora: intervista ad Antonio Mumolo

Quando è nata l’Associazione Avvocato di Strada e chi l’ha promossa?

Il primo progetto di Avvocato di strada è nato alla fine del duemila all’interno dell’associazione bolognese Piazza Grande che si occupa, con molti progetti, di persone che vivono in strada. Io sono uno dei fondatori di Piazza Grande e, da avvocato, mi ero reso conto insieme ad altri volontari che spesso chi vive in strada accumula molte problematiche legali che, se non vengono risolte, possono moltiplicarsi ed impedire il ritorno ad una vita comune.

Un homeless non ha la possibilità di pagare un avvocato e molto spesso, poiché privo di residenza anagrafica e di documenti personali o relativi alla propria storia legale, non può neanche chiedere il gratuito patrocinio. Per questo abbiamo pensato di creare uno sportello organizzato come un vero e proprio ufficio legale che, in maniera strutturata, potesse dare una mano a chi aveva bisogno.

L’esperienza si è dimostrata subito molto utile ed efficace e, grazie all’arrivo di tantissimi volontari, abbiamo cominciato a far partire il progetto anche in altre città italiane, sempre all’interno di associazioni che si occupano di persone senzatetto. Nel 2007 abbiamo deciso di formalizzare la nostra realtà ed è nata formalmente l’Associazione Avvocato di strada Onlus, che oggi è attiva in oltre 40 città italiane e può contare su oltre 700 volontari.

Quali sono, oggi, i suoi obiettivi?

L’obiettivo fondamentale dell’associazione è offrire una tutela legale gratuita e professionale a senzatetto e consentirne l’uscita dalla strada. Per fare in modo che il nostro aiuto sia sempre più esteso e arrivare a più persone possibili vorremmo poter avviare il nostro progetto in tutte le principali città italiane dove vivono persone senza dimora. Oltre a questo realizziamo pubblicazioni e promuoviamo iniziative pubbliche e campagne informative con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e istituzioni sui temi della povertà e del diritto.

Chi è e che cosa fa, concretamente, un avvocato di strada?

I nostri volontari sono tutti avvocati professionisti che, nella propria quotidianità, lavorano nei propri studi legali. A turno, una volta al mese circa, vengono a fare volontariato presso i nostri sportelli. In quel luogo incontrano le persone che si rivolgono a noi. Gli avvocati li incontrano, aprono una pratica e seguono le persone come se si trattasse di clienti normali, con la differenza che non pagano nulla. Gli avvocati lavorano gratuitamente e le spese legali, quando ci sono, sono a carico dell’associazione. Molto spesso, per aiutare i nostri assistiti bastano un consiglio o una lettera. Se invece c’è da fare un ricorso o una causa siamo sempre a disposizione e seguiamo i nostri assistiti sia in via giudiziale che stragiudiziale.

Chi sono, di preciso, i destinatari del vostro servizio e come possono accedervi?

Noi assistiamo tutte le persone che vivono in strada nelle città dove siamo presenti. Per noi vale la situazione di fatto e non ci interessa sapere se la persona ha una residenza o no, o se ha i documenti o meno, se è giovane o vecchio, se è un uomo o una donna, se è laureato o analfabeta, se è italiano o straniero. Se vive in strada, in un parco, in un dormitorio o in macchina può essere assistito da noi.

Qual è oggi la situazione legale delle persone senza fissa dimora e quali i principali problemi per cui si rivolgono a voi?

Da noi arrivano persone che hanno problematiche di tutti i tipi: dalla multa non pagata al divorzio, dal foglio di via al lavoro in nero non retribuito, dal permesso di soggiorno alla pensione. Quasi la metà dei casi di cui ci occupiamo si riferiscono a problematiche di tipo civile. Seguono le pratiche di diritto dell’immigrazione, quelle di diritto penale e, infine, quelle di diritto amministrativo. Tra i problemi che affrontiamo più spesso c’è senz’altro quello della residenza anagrafica, senza la quale si perdono molti diritti civili, non si può votare, non si può ricevere una pensione e non si ha accesso al sistema sanitario nazionale. La legge dice che i comuni dovrebbero dare la residenza a chiunque viva in un dato territorio, ma così spesso non avviene e questo può essere un dramma. Tutti i dettagli sulle nostre attività legali possono essere reperite nel nostro bilancio sociale.

Come è cambiato il fenomeno dei senza dimora nei vostri 15 anni di attività? Ci può indicare qualche nuova caratteristica che qualche anno fa non c’era?

È sempre difficile rispondere a questa domanda perché in questo ambito non ci sono dati certi e assoluti, o date che segnano dei cambiamenti netti. La nostra impressione è che, forse, un tempo tra i senzatetto ci fossero in maggioranza persone che avevano determinate caratteristiche: una bassa scolarizzazione, esperienze di carcere, una storia di dipendenza da alcool o droga. Oggi invece può finire in strada anche una persona comune, che mai avrebbe pensato di poter avere un problema di questo tipo. Può bastare un evento, brutto ma che può capitare a tutti, come una malattia, un lutto, una separazione o la perdita di un lavoro: se non c’è una rete di amici o parenti che ci sostiene, tutti noi possiamo finire in strada.

C’è qualche storia che le è rimasta particolarmente impressa nel corso di quest’esperienza?

Può sembrare una banalità ma è così: dietro ogni nostra pratica c’è una persona e ogni nostro piccolo successo lo portiamo nel cuore. Di solito quando mi fanno questa domanda cito sempre la prima causa da noi seguita: una persona che venne da noi al primo sportello e che aveva bisogno di ottenere la residenza anagrafica dal comune per poter lavorare. Stavolta invece voglio parlare dell’ultima importante sentenza che abbiamo ottenuto la settimana scorsa a Milano. Un nostro assistito è stato aggredito da due ragazzi che volevano derubarlo. Ha passato molti mesi in ospedale sospeso tra la vita e la morte. Adesso sta meglio e ha trovato la forza di rivolgersi a noi. Abbiamo portato gli aggressori in tribunale e il giudice li ha condannati ad una pena di 4 anni e 8 mesi di reclusione, al pagamento delle spese processuali e di un risarcimento di 25.000 euro al nostro assistito. Per noi è stata una grandissima soddisfazione perché sono tantissime le persone senza dimora che ogni anno sono vittime di aggressione e che non denunciano neanche quello che è successo: la sentenza che abbiamo ottenuto ribadisce, se ce ne fosse bisogno, che non si può picchiare impunemente una persona solo perché vive in strada e che può esserci giustizia per tutti, anche per gli ultimi.

diritti senza dimora
Marco Parollo – #AreYouSeries Ciak, si gira in dormitorio

Con ben 41 sedi e 700 associati in tutta Italia, nel vostro sito vi definite “lo studio legale più grande d’Italia”: in che modo il decentramento ed il contatto diretto con il territorio sono in relazione al vostro tipo di utenza?

Le nostre sedi locali sono fondamentali perché non è possibile tutelare da un punto di vista legale una persona se non la si incontra dal vivo, se non si possono vedere i documenti, se non si può conoscere a fondo una pratica. Quando apriamo una nuova sede, sempre all’interno di un’associazione che si occupa di senzatetto, cerchiamo di creare una rete con tutte le altre realtà del territorio. É il modo più diretto per far sì che le persone sappiano della nostra esistenza e per far sì che si fidino di noi e scelgano di venirci a trovare. É una cosa non scontata, perché molto spesso i senzatetto sono persone che hanno perso ogni fiducia e che non credono che potranno mai risolvere i propri problemi o far valere i propri diritti.

In base ai vostri dati, quali sono le zone d’Italia maggiormente afflitte dalla questione abitativa?

Da poche settimane è stata presentata una nuova ricerca sulle persone senza dimora realizzata dal Ministero delle Politiche sociali e dalla FioPSD, la Federazione Italiana degli Organismi per le Persone Senza Dimora, di cui facciamo parte anche noi. Dalla ricerca si evidenziano dati chiari: la quota principale di persone senza dimora si registra nelle regioni del nord ovest dell’Italia (38%) e in quelle del nord est, i luoghi che tradizionalmente attraggono maggiormente chi vive in strada perché sono più ricchi e più attrezzati con strutture, servizi, mense e dormitori. Nel centro Italia vivono il 23,7% delle persone senza dimora, nelle isole il 9,2% e nel sud l’11,1%.

Come si può sostenere o collaborare con l’Associazione Avvocato di Strada?

Il primo modo per sostenerci è diventare uno dei nostri volontari: la nostra associazione è aperta al contributo di tutti e ogni nuovo arrivo è il benvenuto. Possono collaborare con noi avvocati, praticanti, studenti di giurisprudenza o semplici cittadini. Chi vive in città dove non siamo presenti può aiutarci ad aprire nuove sedi. Altrimenti si può sostenere l’associazione con una donazione, acquistando le nostre t-shirt o devolvendoci il 5×1000 della propria dichiarazione dei redditi.

Leggi qui le storie di alcuni senza dimora

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Antropologa culturale, autrice e insegnante, si occupa di temi legati alla maternità, all'educazione e alla narrazione. Lettrice onnivora e compulsiva, scrive col contagocce perché non ama sprecare le parole. Adora le birre artigianali e, finora, le migliori idee le sono venute andando in bicicletta.
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