Diario olimpico: Rio 2016, tempo di bilanci28 min read

22 Agosto 2016 Uncategorized -

Diario olimpico: Rio 2016, tempo di bilanci28 min read

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diario olimpico

Giorno 17

– Bilanci –

Con l’amaro in bocca e una maledizione che resta aperta.
Si è chiusa così l’Olimpiade italiana, col 3-0 del Brasile sull’Italvolley nella finale per l’oro, un punteggio che non spiega quanto vicini eravamo alla medaglia più pesante.

La pallavolo, sia indoor sia in versione beach, resta uno degli sport in cui più abbiamo impressionato a Rio 2016. 8 ori, 12 argenti e 8 bronzi sono un buon bottino, tutto sommato. In linea con quanto fatto a Londra e Pechino, distanti dai fasti di Sidney e Atlanta, di gran lunga i miglior risultati olimpici dell’Italia nell’ultimo trentennio.

L’obiettivo del presidente del Coni – 25 medaglie e 8 ori – è stato raggiunto, ma nel futuro l’Italia dovrebbe lavorare per avere degli obiettivi più elevati già alla vigilia, sulla scia di quanto fanno altre nazioni europee come Francia e Germania, per non parlare dell’incredibile Gran Bretagna, capace di togliere il secondo posto alla Cina.

L’Italia a Rio è stata salvata dalle discipline del tiro (a volo e a segno), dove siamo riusciti a conquistare 4 ori e 3 argenti. È un’eccellenza italiana e dobbiamo andarne fieri, continuando a lavorare per raggiungere risultati di alto livello. Ogni nazione ha la sue discipline serbatoio di medaglie, noi non dobbiamo fare passi indietro nella nostra. 

Passi indietro – piccoli ma evidenti – fatti dalla scherma: sono arrivate 4 medaglie (bene), un solo oro e tre argenti (vuol dire 3 finali perse su 4, male). Era da Seul ’88 che l’Italia vinceva almeno 2 ori e finiva nelle prime due posizioni del medagliere di disciplina, quest’anno dominato dalla Russia. Pesa l’alternanza delle gare a squadre, con l’assenza del fioretto femminile, ma il passo indietro c’è stato, soprattutto nel fioretto maschile, e andrebbe preso in considerazione.

Tra le discipline promosse anche il ciclismo, dove si è tornati a vincere una medaglia in pista (lo splendido oro di Viviani), e dove il buon lavoro dei tecnici ha mostrato la crescita di giovani promettenti. Bene anche il ciclismo su strada che ha preso un bronzo nella gara femminile e sfiorato una medaglia con lo sfortunato Nibali. Tra le discipline promosse, anche se i risultati potevano essere migliori, inseriamo il canottaggio, che ha visto un’evidente inversione di tendenza col passato più recente, così come il judo, che porta in dote un oro e un argento.

Preoccupa invece la situazione nelle due discipline regine dei giochi, soprattutto nell’atletica. Era addirittura da Melbourne ’56 che l’Italia non restava senza medaglie nell’atletica leggera. C’è un progetto giovane cui si spera possano seguire dei risultati, ma è da tanti, troppi anni che in uno sport così rinomato il nostro paese raccoglie soprattutto delusioni. L’infortunio di Tamberi, per non parlare del caso Schwazer, sono parziali scuse, ma va invertita la tendenza, continuando a far crescere quei pochi giovani futuribili.

Discorso diverso per il nuoto, che torna da Rio con lo splendido oro di Paltrinieri e il doppio bronzo di Gabriele Detti, che di fatto salvano una spedizione altrimenti insufficiente. Tra gli sport acquatici le due medaglie e il successivo ritiro di Tania Cagnotto, regalano sorrisi e dubbi sul futuro dei tuffi in Italia; bene anche il nuoto di fondo e la pallanuoto, per la prima volta a podio sia con i ragazzi sia con le ragazze.

Esistono ancora sport in cui l’Italia non è assolutamente competitiva: equitazione (dove spadroneggiano le vicine grandi nazioni europee), sollevamento pesi, badminton, pallamano, hockey, bmx; esistono sport dove stiamo perdendo quella che era una discreta tradizione olimpica: canoa, pugilato, ginnastica (maschile soprattutto); esistono, infine, sport che hanno semplicemente deluso le aspettative: taekwondo in fase preolimpica (nessun qualificato), tiro con l’arco e vela in fase olimpica (due-tre speranze di medaglia fallite).

L’Italia è rimasta tra le dieci migliori nazioni dello sport mondiale, per la sesta olimpiade consecutiva, e non era affatto scontato alla vigilia. La speranza, oggi, non è solo potersi confermare anche a Tokyo 2020, ma provare a migliorare davvero, lavorando per quattro anni in funzione delle Olimpiadi, provando a ritrovare una crescita reale che non avviene dai tempi di Atlanta ’96.

Noi saremo qui, in attesa di un nuovo diario olimpico.

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Statistico atipico, ha curato la sezione Sport e amministrato i profili social di Le Nius. Formatore nei corsi di scrittura per il web e comunicazione social, ha fondato e conduce il podcast sul calcio Vox2Box e fa SEO a Storeis. Una volta ha intervistato Ruud Gullit, ma forse lui non si ricorda.
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