La crisi di Nadal stavolta è vera4 min read

3 Aprile 2015 Uncategorized -

La crisi di Nadal stavolta è vera4 min read

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crisi di nadal
@rafaelnadalfans

Ci sono sconfitte e sconfitte. Alcune te le dimentichi in fretta, altre ti rimangono in testa e ti ronzano fino a farti impazzire. Quella subita da Rafa Nadal contro Fernando Verdasco, nel Masters 1000 di Miami, rischia di rientrare nella seconda categoria. È stata la seconda sconfitta consecutiva del maiorchino contro il connazionale madrileno, ma se la prima era arrivata in condizioni particolari (la tanto odiata terra blu di Madrid che fece storcere il naso a molti), questa non fa che addensare nuvoloni neri sulla testa dell’ormai ex numero 3 del mondo. Vero che in Florida Rafa non ha mai vinto, ma le quattro finali perse dimostrano come i campi lenti e collosi del Miami Open gli vadano più che a genio. Entrando in un discorso più ampio, il K.O. nel derby iberico è solo l’ultimo tassello che compone un inizio di stagione gravemente insufficiente: primo turno a Doha, quarti a Melbourne (sconfitto da Berdych, una delle sue vittime preferite), semifinale a Rio, quarti a Indian Wells e terzo turno a Miami. Unica oasi di felicità il torneo di Buenos Aires, test inattendibile visto il parco partecipanti degno di un Challenger.

Mai Nadal aveva raccolto così poco nei primi tre mesi di stagione; certo in alcune annate si è trovato costretto a dare forfait in tornei importanti a causa dei problemi fisici, ma per il resto il segno lo aveva sempre lasciato. Ciò che preoccupa è che per la prima volta gli infortuni non c’entrano, lo ha ammesso lui stesso nella conferenza post-partita di Miami:

Il problema si trova dentro la mia testa, non è una questione di tennis. Il mio gioco è migliorato, ma sono troppo nervoso nei momenti importanti: devo cercare di essere più rilassato

La testa, dunque. Per la prima volta Nadal si sente vulnerabile lì dove non lo era mai stato, lui che negli anni ha dovuto combattere con malanni a schiena, polso, spalla, ginocchia, coscia, piede: guai fisici che negli ultimi dieci anni gli hanno impedito di prendere parte a sei prove dello Slam, una decina di Masters 1000, quattro Masters di fine anno e due Olimpiadi.

Dentro la crisi di Nadal: la sentenza del campo

Ora gli tocca fare i conti con un problema nuovo, forse ancora più delicato di quelle ginocchia martoriate, perché sulla sua forza mentale Nadal ha costruito tanti dei suoi successi e perderla significherebbe privarsi di una delle migliori armi del suo repertorio, quella che solo un Novak Djokovic d’acciaio riuscì a far vacillare nel 2011. Ma quale potrebbe essere l’origine del problema? Tutto suggerisce che si tratti di qualcosa di personale, magari un problema familiare, ma su questo Rafa tiene giustamente le labbra cucite. A Miami era presente anche l’ormai storica fidanzata Xisca Perello, lei che raramente appare in tribuna a sostenere il compagno; forse un modo per dare maggiore forza e tranquillità a un Rafa che tranquillo non appare affatto. Nel frattempo il campo emette le sue sentenze e per il nove volte campione del Roland Garros è un verdetto deprimente: poco lucido, in difficoltà negli spostamenti, poco incisivo nei colpi e sempre più stanco con il passare dei minuti, proprio lui che era perfetto nello sfiancare gli avversari sulla lunga distanza.

Le sconfitte stagionali sono già cinque, tre delle quali arrivate dopo essere stato avanti di un set: la prima contro Michael Berrer, numero 164 ATP e ormai a fine carriera, la seconda contro il già citato Berdych che lo ha umiliato in Australia, poi Fognini, Raonic e per ultimo Verdasco. Tutti avversarsi meno forti di lui e che solitamente riusciva a dominare senza grande sforzo. In attesa che riesca a liberarsi delle sue paure, in soccorso di Rafa arriva il calendario, che adesso propone solo terra rossa fino ai primi di giugno: Monte Carlo, Barcellona, Madrid, Roma e Parigi sono tutti suoi feudi e tornare a calpestare quei campi potrebbe già liberarlo da qualche ansia. Lo scorso anno, subito dopo il successo su Djokovic al Roland Garros, Yevgeny Kafelnikov sentenziò su twitter che quello sarebbe stato l’ultimo Slam parigino di Rafa: le motivazioni sono tutt’ora sconosciute, ma vista la situazione il russo rischia di diventare profeta. A Nadal il compito di smentirlo e dimostrare che la sua epoca non è ancora finita.

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Classe 1991, nato a Palermo e cresciuto a pane (e panelle), Milan e fumetti Disney. Folgorato da Federer durante Wimbledon 2003, ho iniziato ad interessarmi anche al tennis, praticandolo da autodidatta e con pessimi risultati. Divoratore di pizza, appassionato e ossessionato da ogni tipo di statistica, studio Comunicazione ma odio comunicare.
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