I misteri di Cracovia5 min read

24 Marzo 2014 Viaggi -

I misteri di Cracovia5 min read

Reading Time: 4 minutes
Torre dell'Orologio, Cracovia
@lisiPrada

Apri gli occhi e sogna. Cracovia è volata. Non fai in tempo a disfare lo zaino che già devi ripartire. Eppure, quando torni all’aeroporto da cui sei arrivata, ti ricordi di esserci già stata, ma tanto tempo fa. Questo è solo uno dei tanti misteri di Cracovia.

Misterioso è anche ricevere 30 zloty da una sconosciuta semplicemente perché tra viaggiatori ci si comporta così: finché non contempli questa idea è difficile capirla, ma quando poi ci entri ti sembra la cosa più normale del mondo, perché qualcosa in te è cambiato. Prima eri tu che dovevi entrare nella città, o meglio: incastrarti nella stanza di un ostello, addentrarti in una miniera e immergerti in nuove strade; dopo è la città che è entrata in te con la stanchezza di ogni giorno, con le cose viste e imparate, con le emozioni provate. La cosa bella, una delle cose belle, è che la città non porta rancore. Non fa niente se sei uscita dall’ostello, dalla miniera e dalle strade. Non importa. Lei da te non esce.

Quattro giorni in un altro mondo. Il mondo di Cracovia, con le sue vie vecchie e Piazza del Mercato, che nonostante sia tra le più grandi d’Europa, in un minuto si percorre per metà. Con le sue birre, i suoi bicchieri di vino, la vodka, i pieroghi, la torta di mele, la zuppa di barbabietole, il pane con il formaggio dall’aspetto di maionese e il sapore di burro; tutto questo al ristorante più in del centro illuminate da una tenue candela e circondate da una caldo odore di cacca di cavallo; sì, ma tutto questo spendendo pochissimo.

Cracovia, con i suoi concerti a cui è impossibile infilarsi anche volendolo con tutte le proprie forze; ma anche con i suoi canti popolari, i quali non puoi rifiutare, anche volendolo con tutte le tue forze. E tu cerchi anche di cantare, ma oltre a sputacchi, morsichi di lingua e inceppamenti vari, proprio non riesci (se vuoi arrivare in città preparato all’eventualità di sputacchiare in qualche concerto ti consiglio di visitare prima questo sito dove troverai i maggiori eventi di Cracovia in ogni periodo dell’anno).

Cracovia, con l’uomo più impegnato del mondo. Un appuntamento all’ora sulla cima della Torre del Municipio con tutte le persone della piazza, a suonare per 4 volte una malinconica, breve, ma profonda melodia, per poi venire ucciso ogni volta. Guarda che ci vuole coraggio.

Cracovia, con i suoi Kantor e i suoi semafori intelligenti, la sua università e le sue chiese, le sinagoghe sempre chiuse e i kebab sempre aperti.

Quattro giorni in un altro mondo. Un mondo dove le persone fanno file lunghissime sulla collina Wawel per comprare un biglietto che gli farà fare file lunghissime per entrare in posti dove faranno altre file, perché le persone sono quelle e stanno facendo il tuo stesso percorso in quel momento: tengono una porta aperta perché vogliono comprare il biglietto per il castello o per la grotta o per la cattedrale o per tutti e tre se riescono a capire come funzionano i biglietti polacchi; fanno una fila per fotografare una suora che gli darà un pass per ascoltare un tipo in divisa che racconterà strane cose a noi persone; toccano una campana, alcuni senza sapere perché, ma pensando per caso a un desiderio, altri senza sapere perché e pensando per caso: “Mamma oh! Devo proprio andare in bagno!” e forse è qui la differenza tra chi si ferma a toccare una campana perché il suo desiderio si avveri e chi invece non sta fermo, ma prova a farlo avverare. Il suo desiderio.

Quattro giorni in un altro mondo e in un altro pianeta. Un pianeta dove la gente moriva così “tanto per”. Dove la gente non era nessuno. Storie, storie e storie ridotte a un niente. Capelli tagliati e persone soffocate, valigie svaligiate e persone fucilate, lavori disumani e persone morte di fame. Noi possiamo ricordare. Non lo dimentichiamo.

Particolare del binario ad Auschwitz
@Mariaelena Dell’Oca

Quattro giorni in un altro mondo. Un mondo fatto di emozioni densissime. Un viaggio non è un viaggio se non porti con te l’entusiasmo di un bambino e noi, partendo da questo, siamo arrivate in alto. Tanto che per tornare su un giusto piano siamo dovute scendere di 300 metri, alla miniera di sale Wieliczka, ma non è bastato, perché anche qua ci siamo trovate di fronte a qualcosa di indescrivibile, una meraviglia naturale, qualcosa che ti lascia senza fiato.

Quattro giorni in un altro mondo. Un altro mondo che però ora è diventato il nostro, o meglio, è entrato a far parte del nostro. Perché noi non solo abbiamo visto Schindler’s list, noi abbiamo anche fotografato la sua fabbrica. Perché noi non solo abbiamo lanciato una sfida, noi la sfida l’abbiamo anche vinta. Ora puoi chiudere gli occhi e tornare a vivere.

Cracovia, dove dormire

Una buona soluzione per il pernottamento è il Guest Rooms Kosmopolita: situato nel centro storico di Cracovia, offre stanze doppie a partire da circa 40€.

Cracovia, dove mangiare

Cracovia non è una città cara, quindi ci si può permettere di cenare in centro spendendo meno di 120 zloty a persona (circa 25€). Un bel ristorante in una comoda posizione centrale (via Bracka 6 – dietro Piazza del Mercato) è il CK Dezerterzy: cucina tipica locale con gli immancabili pieroghi –ravioli ripieni di carne, formaggio o verdure – oltre a tanti altri piatti caratteristici dell’impero austro-ungarico. Le portate principali non costano più di 8€.

CONDIVIDI

Il primo grande viaggio lo intraprendo nel 1986, per arrivare qui, mondo dove rimarrò fino ad oggi e, mi auguro, ancora per un po’. Cresco, imparo a parlare con la parola “Coca – Cola” disegnandomi così precoce figlia del consumismo. Gioco nei primi anni e studio in quelli dopo. Cade a fagiolo che scrissi una tesina proprio sul viaggio. Ne iniziai uno iscrivendomi all’Università di Terapia Occupazionale e trascorsi qui gli anni migliori, finora. Me ne andai un po’ in giro per l’Europa, tornai. Me ne andai a fare un salto in Kenya, tornai. Me ne stetti un po’ in Perù e tornai anche da lì. Ritornano sempre. Strimpello la chitarra, ma la gente mi supplica di smettere. O comunque di non accompagnare gli accordi con il mio canto. Forse anche per questo preferisco i libri alle persone. A tempo perso lavoro in un ospedale geriatrico a Milano. Magari domani partirò. Magari invece no.
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

TORNA
SU