Costolette di agnello con sensi di colpa ?3 min read

20 Aprile 2014 Cucina -

Costolette di agnello con sensi di colpa ?3 min read

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Costolette di agnello
@gagilas

Tradizione o modernità? Il solito agnello pasquale o una forte posizione animalista, cruelty free? Diciamocelo, qualcuno cercherà di insinuare sensi di colpa alla vostra tavola se ci saranno le costolette di agnello. In particolare oggi, che si parla molto di più dei danni provocati all’ambiente dalle coltivazioni intensive di carne, in termini di CO2.

Personalmente, nell’ampio spettro che vede ad opposti poli il “bracconiere carnivoro” e “l’animalista innocente”, cerco di pormi al centro, un filo spostato verso il secondo. Posizione traducibile in: un ridottissimo consumo di carne nella quotidianità e tendenzialmente vegetariano (oggi anche indicato come reducetariano da reducetarianism). L’agnello lo mangio quindi, e forse, solo una volta l’anno, e sempre lontano da Pasqua.

In questo periodo, infatti, si rischia, vista la grande domanda, di trovare poveri ovini allevati e macellati senza alcuna regola. Magari in avventurosi allevamenti est-europei che finiscono nei nostri supermercati impacchettati come prodotti in offerta e senza tracciabilità.

C’è anche una tradizione ben ancorata per molti di noi: storie, pratiche e uomini che si incontrano intorno ad un tavolo il giorno di Pasqua e perpetuano un rituale ebraico, secondo cui Gesù avrebbe “mangiato l’agnello” (o mangiato la Pasqua, Antico Testamento). Pertanto su chi, legittimamente, vuole comunque godersi l’agnello di Pasqua, con i suoi simbolismi dibattuti tra ebraismo, cristianesimo e giudaismo, noi non ci esprimiamo. Possiamo però approvare le scelte consapevoli e le posizioni ben argomentate che uniscono gli aspetti etici a quelli ritualistici/religiosi.

Dove comprare l’agnello di Pasqua?

Meglio rifornirsi da un macellaio di fiducia, dove ”fiducia” è dirci convincentemente dove prende l’agnello, o da piccoli allevatori locali o cascine di conoscenza.

Per inciso, in Italia abbiamo ben tre agnelli tutelati da presidi SlowFood  – quello sambucano (Piemonte), quello di Zeri (Toscana) e quello d’Alpago (Veneto) – ed uno a marchio Igp, quello sardo. In tutti questi casi si cerca di assicurare che l’allevamento dell’ovino risponda ad un minimo di criteri etico-ecologici (sempre sulla base che anche il consumo di carne, a certe condizioni, possa essere etico). Vi costeranno un po’ di più ma sarà soprattutto una spesa consapevole.

Qual è la vostra posizione in proposito?

Dovete avere una posizione in proposito e non lasciarvi trascinare inconsapevolmente.

Per coloro che hanno scelto la tradizione religiosa lasciamo una ricetta base, piuttosto semplice, che prevede la cottura delle costolette di agnello in forno, con aromi e patate.

Serve 4 persone

  • Costolette d’agnello (meglio se preparate davanti a voi) 800 g
  • Patate 500 g
  • Aglio 2/3 spicchi
  • Olio e.v.o.
  • Rosmarino 4 rametti
  • Alloro 2 foglie
  • Sale
  • Pepe nero
  • Vino bianco secco 1 bicchiere

 

Preparazione

1. In una capace teglia da forno mettete le patate, tagliate a spicchi non troppo grossi (4 mm di spessore) o a metà se sono novelle, assieme ad una foglia di alloro, uno spicchio d’aglio e 2 rametti di rosmarino. E’ essenziale che carne e patate ricevano una cottura uniforme. Un cucchiaio d’olio su tutto, salate e mescolate bene.

2. Aggiungete le costolette, gli aromi e l’aglio residui, il bicchiere di vino. Salate, pepate e mescolate ancora, poi infornate nel forno preriscaldato a 200° per 25/30 minuti.

Vino consigliato: un rosso secco, vinoso, moderatamente aromatico e leggero di corpo (12/12.5 gradi).

Buona Pasqua !

Foto in copertina | gagilas

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Aspirante antropologo, vive da sempre in habitat lagunar-fluviale veneto, per la precisione svolazza tra Laguna di Venezia, Sile e Piave. Decisamente glocal, ama lo stivale tutto (calzini fetidi inclusi), e prova a starci dietro, spesso in bici. Così dopo frivole escursioni nella giurisprudenza e nel non profit, ha deciso che è giunta seriamente l'ora di mettere la testa a posto e scrivere su tutto quello che gli piace.
2 Commenti
  1. giuseppina

    Questa tua ricetta, molto buona, è quella che si seguiva, da quando ero bambina, in casa mia.

  2. pier

    Già, dovrebbe essere una ricetta/base, che taglia linearmente tutte le molteplivi varianti locali e familiari, forse accontentando sia chi fa più uso degli ovini, sia chi vi si accosta solo in occasioni festive come la Pasqua

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