Cosa succede nello Yemen?17 min read

18 Luglio 2017 Mondo Politica -

Cosa succede nello Yemen?17 min read

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23 luglio

cosa succede nello yemen
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La tregua. Grazie all’intervento delle Nazioni Unite, lo scorso aprile è iniziata la tregua fra i ribelli houthi e il governo yemenita. Dopo mesi di guerra civile e il parziale ritiro della coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita, l’ONU è riuscita a far sedere i due schieramenti ad un tavolo per la pace. La situazione della regione stava degenerando rapidamente e, se il conflitto fosse proseguito, probabilmente non ci sarebbero stati vincitori: la guerra ha causato più di seimila vittime, costringendo milioni di cittadini ad abbandonare le proprie case; la situazione umanitaria si è aggravata a causa del concreto spettro della carestia, mentre le strutture e i servizi essenziali sono ormai arrivati del tutto al collasso. Grazie alla tregua, si sono aperti corridoi umanitari in tutto il Paese. I negoziati per la pace sono iniziati il 18 aprile nel vicino stato del Kuwait, territorio neutrale per entrambe le fazioni. A coordinare le trattative è l’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen Ismail Ould Cheikh Ahmed, mentre un comitato speciale con rappresentanti militari di entrambe le fazioni ha il compito di fare il possibile per mantenere il cessate il fuoco e la stabilità della tregua.

Gli ostacoli. A tre mesi dall’apertura del tavolo per la pace, non si sono ancora registrati grossi passi avanti. Purtroppo, sembra mancare la reale volontà politica di trovare un accordo. Sia il governo yemenita che i ribelli houthi non sono apparentemente interessati a creare un governo condiviso per il controllo della regione. Entrambe le parti hanno fatto di tutto per disertare e rinviare gli incontri fissati per le trattative. I rappresentanti della delegazione governativa in Kuwait la scorsa settimana hanno fatto sapere che “A causa della testardaggine [dei ribelli] e i loro ritardi, non è stato possibile raggiungere un accordo su nessuna delle questioni in agenda”, mentre dal canto loro gli houthi continuano a chiedere più garanzie per un governo di transizione condiviso in cambio dell’abbandono delle armi. L’inviato Onu Ould Cheikh Ahmed sta lavorando per tornare al tavolo delle trattative con una proposta base che raccolga i principi generali già accettati dalle due parti. Entro la prima settimana di agosto le delegazioni dovrebbero rivedersi per discutere la road map di Ahmed. Intanto, il vice ministro degli Esteri del Kuwait, Khaled al-Jarallah, ha dichiarato che il suo paese non ospiterà più il negoziato a meno che non si trovi una soluzione entro la scadenza stabilita per l’ultimo incontro: “Fin dall’inizio abbiamo trovato un accordo con le parti per condurre un negoziato su certe tempistiche. Il Kuwait sta ospitando il dialogo da troppo tempo, è abbastanza”.

Gli obiettivi delle fazioni. È evidente che i due schieramenti perseguano obiettivi diametralmente opposti: da una parte il governo yemenita, di ispirazione sunnita e appoggiato dall’Arabia Saudita, che punta in realtà al totale scioglimento del movimento degli houthi e al ripristino totale dell’autorità del Presidente eletto ʿAbd Rabbih Manṣūr Hādī; dall’altra, invece, i ribelli delle minoranze sciite che vogliono consolidare la propria influenza nella penisola araba, sotto la spinta anche dal vicino Iran. La condivisione del potere fra sunniti e sciiti per alcuni osservatori è uno scenario quasi fantascientifico e quindi le trattative attualmente in corso in Kuwait si risolveranno molto probabilmente con un nulla di fatto. Nel frattempo, in Yemen sono ricominciate le ostilità con le truppe governative che stanno coordinando un attacco per riconquistare la città di Harad, in mano ai ribelli houthi. La questione yemenita mette a dura prova gli equilibri in tutta la penisola araba e l’influenza di Arabia Saudita e Iran giocheranno un ruolo fondamentale nella risoluzione del conflitto.

Al Qaeda. Nel sud-est del Paese le cellule jihadiste di al Qaeda mantengono il controllo dei propri avamposti. Malgrado l’intervento militare della coalizione araba coordinata dall’Arabia Saudita, i terroristi mantengono il pieno controllo di molte città della parte meridionale e continuano imperterriti le loro azioni contro il governo yemenita. All’inizio di luglio è stata proprio la capitale provvisoria, Aden, a finire nel mirino dei jihadisti: un commando di al Qaeda era riuscito ad ottenere il controllo dell’aeroporto militare della città, dopo un rapido assalto aperto da due attentatori suicidi saltati in aria al checkpoint di ingresso. Solo dopo qualche ora, col supporto aereo degli elicotteri sauditi, le forze governative sono riuscite a riprendere il controllo dell’aeroporto. Malgrado la ritirata dei jihadisti, il fatto che al Qaeda sia riuscita a penetrare fino alle porte di Aden è un chiaro segnale di quanto la situazione in tutto lo Yemen sia instabile e imprevedibile. Malgrado l’apparente tregua a nord-ovest, la guerra nella parte meridionale non si è mai arrestata.

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
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