Cosa sono i Piani individuali di risparmio (PIR) e come funzionano7 min read

26 Marzo 2018 Economia -

Cosa sono i Piani individuali di risparmio (PIR) e come funzionano7 min read

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Finanza e risparmio: cosa sono i PIR, piani individuali di risparmio

Pocket Nius: da sapere in breve

1) I Piani individuali di risparmio (PIR) sono strumenti di investimento per i risparmiatori i cui rendimenti sono esenti da tassazione se sono rispettati alcuni requisiti.
2) Sono formati dal 70% da strumenti di finanziamento emessi da imprese italiane che operano nell’economia reale e il restante 30% da altre fonti diversificate.
3) Per questa loro composizione, investire in PIR comporta investire in maniera diretta nell’economia reale del Paese spingendo sulla ripresa economica.
4) L’investimento in PIR non è esente da rischi, ma offre garanzie aggiuntive per il risparmiatore rispetto ad altri strumenti di risparmio simili.
5) Investire in PIR è vantaggioso, e farlo online ai costi più bassi è ancora meglio: AcomeA SGR ha da poco aperto la possibilità per i propri clienti di investire in PIR attraverso due nuovi fondi: il fondo flessibile “AcomeA Patrimonio Esente” e il fondo azionario “AcomeA Italia”.

Cosa sono i piani individuali di risparmio

I Piani individuali di risparmio a lungo termine sono una forma d’investimento introdotta con la legge 232 del 2016. Si tratta di veri e propri “contenitori” di strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni, fondi, polizze, conto corrente, il cui rendimento viene esentato dalla normale tassazione. I proventi scaturiti da questa forma di investimento non sono quindi sottoposti alle imposte sugli utili generati dalle rendite finanziarie e anche all’imposta di successione. Questa loro peculiare caratteristica rende i PIR strumenti di investimento molto allettanti per i risparmiatori, ma per ottenerla occorre rispettare alcuni vincoli: sono riservate alla singola persona fisica (tagliate fuori quindi imprese o associazioni), identificata attraverso il proprio codice fiscale; l’investimento non può essere complessivamente superiore a 150.000 €, con l’ulteriore limite di non poter investire più di 30.000 € all’anno; inoltre, per avere diritto all’esenzione fiscale, il PIR -pur essendo vendibile in qualunque momento- deve essere detenuto per almeno 5 anni.
I principali obiettivi di questa forma di risparmio alternativa sono principalmente due: incentivare gli investimenti a medio/lungo termine (grazie al limite di detenzione dei 5 anni per ottenere i benefici fiscali) e convogliare il risparmio delle famiglie italiane nell’economia reale del Paese.

Aiuto all’economia reale

Una delle caratteristiche più critiche del nostro sistema economico attuale è la difficoltà delle imprese di reperire fondi per nuovi investimenti o addirittura in mantenimento della propria attività. Per molti istituti di credito è infatti molto più remunerativo investire in determinati mercati piuttosto che concedere prestiti alle aziende, sopratutto se si tratta di imprese di medie-piccole dimensioni. Una delle caratteristiche principali dei PIR è che sono in buona parte composti da investimenti diversificati su imprese italiane di questo tipo, che generano ricchezza nell’economia reale. Questo permette al risparmiatore di contribuire in maniera diretta al sostegno della crescita economica del nostro Paese attraverso l’investimento in uno di questi “contenitori”.
In un articolo dello scorso maggio, che qui riportiamo in forma semplificata, il Sole24Ore spiega come deve essere composto un PIR per essere considerato tale e godere di tutte le agevolazioni previste: fatto 100 € l’investimento iniziale, almeno 70 € saranno composti da strumenti di finanziamento emessi da imprese italiane (azioni, obbligazioni ecc), mentre i restanti 30 € potranno essere formati da investimenti di altra natura (es. titoli di stato). Per diminuire i rischi a carico del risparmiatore mantenendo diversificato l’investimento, un singolo emittente non può avere nello stesso PIR un peso superiore al 10 % del valore totale dell’intero portafoglio.

I vantaggi per il risparmiatore

Ovviamente per il risparmiatore si configurano tutta una serie di vantaggi peculiari portati dalla struttura dei PIR:

• l’esenzione dalla tassazione su utili, interessi, cedole e dividendi generati dall’investimento e dall’imposta di successione. Le plusvalenze su altri strumenti simili sono tassate al 26%, o al 12,5% nel caso dei titoli di stato. Pensandola in cifre, per ogni 1000 € di rendimento si possono risparmiare fino a 260 € di tasse;
• una volta ottenuta la detassazione degli utili dopo i primi 5 anni di detenzione dell’investimento necessari, questa verrà mantenuta per sempre. È possibile continuare a investire nel PIR fino al raggiungimento delle soglie stabilite per legge (non più di 30.000 € all’anno e fino a un investimento totale di 150.000 €) e mantenere l’investimento ad oltranza. Tra l’altro, secondo i principi dell’investimento, incrementandone la durata si riduce la probabilità di perdita;
• è possibile disinvestire i propri risparmi in qualunque momento, ma si perderanno i benefici dell’esenzione fiscale se non sono ancora trascorsi i 5 anni minimi richiesti.

C’è qualche rischio?

Essendo degli strumenti di investimento, i PIR non sono esenti da rischi, ma questi sono decisamente più controllabili e prevedibili rispetto a molti altri strumenti finanziari.
È evidente il fatto che investire direttamente sull’economia reale del Paese, espone i PIR al così detto “rischio Italia”. In realtà, questo fattore di rischio è condiviso anche con le altre forme di risparmio più comuni scelte dalle famiglie italiane, come buoni del tesoro o obbligazioni di banche italiane, i cui rendimenti sono fortemente condizionati dalla situazione economica del Paese. Ma rispetto a questi, i PIR offrono qualcosa in più:

• a parità di rischio, offrono rendimenti potenzialmente più alti rispetto ad altri portafogli composti da strumenti di natura simile;
• il vincolo di 5 anni garantisce un orizzonte temporale corretto che permette un’adeguata allocazione del portafoglio e una giusta diversificazione del rischio;
• in buona sostanza, investendo in un PIR, il risparmiatore investe sull’economia reale del Paese e quindi può godere in maniera indiretta anche dei benefici derivanti dalla ripresa economica.

L’investitore deve tenere conto anche di un altro aspetto non secondario: per gestire l’investimento in PIR sono necessarie delle figure professionali che decidano quali titoli comprare e vendere. Questo può comportare dei costi non indifferenti, tenuto anche conto che la detassazione sui rendimenti può consentire a consulenti e gestori un certo rincaro sul proprio compenso o sulle commissioni, senza che il cliente se ne renda conto subito.
Per i PIR valgono quindi le solite regole di buon senso da applicare a qualunque altro investimento: valutare bene i proprio obiettivi, affidarsi a professionisti seri nella gestione del portafoglio e controllare i costi.

Quale PIR scegliere?

Nello scegliere il proprio investimento in PIR, il risparmiatore deve valutare attentamente le commissioni di ingresso e quelli di gestione. Uno studio fatto da Assogestioni, poi ripreso dal Sole24Ore, evidenzia come molto spesso siano le commissioni d’ingresso quelle più gravose per il cliente: facendo una media di diversi prodotti finanziari proposti da enti diversi, è stato evidenziato che queste arrivano mediamente al 2,5%, con alcuni estremi che tocca anche il 3%; i costi di gestione si assestano mediamente attorno all’1,5% e arriva all’1,6% considerando anche le spese ricorrenti. Le commissioni di ingresso sono quindi l’onere più gravoso, ma sono anche la componente soggetta a negoziazione. Esistono infatti alcune società di gestione che propongono PIR senza commissioni di ingresso. Una di queste è AcomeA SGR: non solo non prevede spese d’ingresso per i suoi PIR, ma propone anche fra i costi di gestione più bassi. Nel 2017 AcomeA ha vinto il Premio Alto Rendimento, attribuito dal Gruppo24ORE, per il quinto anno consecutivo anche grazie alla sua politica sui costi contenuti. AcomeA SGR gestisce due fondi comuni PIR, ognuno con le proprie caratteristiche:

• il fondo flessibile “AcomeA Patrimonio Esente” oltre a rispettare i limiti sugli investimenti tipici dei PIR, investe in modo più conservativo perché i titoli azionari non arrivano comunque mai a superare il 40% del patrimonio;
• il fondo azionario “AcomeA Italia” si concentra soprattutto nell’investire principalmente in titoli azionari o obbligazioni emessi da aziende attive sul territorio italiano.

La società gestisce anche tutto l’iter relativo alle verifiche fiscali necessarie per ottenere l’esenzione.


5 link per saperne di più

Il + ottimista

L’articolo del Sole 24 Ore riguardo il lancio dei PIR.

Il + attento

Una piccola guida di Altroconsumo per il primo approccio del risparmiatore ai PIR.

Il + accurato

QuiFinanza.it riprende la circolare emanata dall’Agenzia delle Entrate a fine febbraio con indicazioni specifiche per i PIR.

Il + multimediale

Un video a cura dell’inserto Economico del Corriere.it che spiega cosa sono i PIR.

Il + chiaro

10 cose da sapere sui PIR: scarica l’ebook di AcomeA che risponde a molti interrogativi sui PIR.

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
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