Cosa prevede il referendum sulla legalizzazione della cannabis?9 min read

12 Novembre 2021 Politica interna -

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Cosa prevede il referendum sulla legalizzazione della cannabis?9 min read

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Il successo della campagna di raccolta firme per la legalizzazione della cannabis – attestato dalla quota di 630 mila firme raggiunte – sottolinea quanto l’argomento sia di interesse vivo per la popolazione. Ma cosa prevede il referendum sulla legalizzazione della cannabis?

Il quesito referendario, promosso da una lunga serie di associazioni e supportato da movimenti e partiti politici come Europa Verde, Possibile, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, +Europa e Sinistra Italiana, chiede una modifica degli articoli 73 e 75 del codice penale, depenalizzando il consumo e la produzione di piccole quantità di piante di cannabis ed eliminando il ritiro della patente per i consumatori.

Lo strumento del quesito referendario si è reso necessario perché i partiti – a parte quelli minoritari citati sopra – su questo argomento, come sul delicato tema del fine vita, hanno latitato o sono intervenuti in maniera non incisiva.

Vediamo quindi come è regolato il consumo di cannabis attualmente in Italia e nel resto del mondo per poi entrare nel dettaglio di cosa prevede il referendum sulla legalizzazione della cannabis.

Che cos’è la cannabis e dove è legale

cos'è la cannabis
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La cannabis ha una storia che attraversa secoli e culture diverse, essendo conosciuta ed utilizzata dalle popolazioni dell’Asia centrale, dove ha assunto connotati sacri, e dalle realtà precolombiane dell’America Meridionale.

Appartiene al genere delle piante angiosperme, nella famiglia delle Cannabaceae. Le specie più conosciute in Europa sono la Cannabis sativa e la Cannabis indica.

Escludendo gli usi industriali derivanti dalla lavorazione della canapa, l’utilizzo per scopi ludici della cannabis ha subito nel corso del novecento una serie di provvedimenti restrittivi che l’hanno resa illegale in gran parte del mondo.

Alcune parti della pianta possiedono infatti principi attivi in grado di dare effetti psicotropi, in particolare i fiori femminili e la resina. Il più importante principio attivo è il THC, ossia il delta-9-tetraidrocannabinolo. Il contenuto di THC è variabile in base alla specie, oscilla infatti tra una percentuale dello 0,2% e il 25%.

I principali effetti sono un aumento delle sensazioni, benessere, ilarità, alterazione della percezione del tempo, assenza di aggressività, rilassatezza muscolare.

La cannabis per uso personale è oggi legale in pochi paesi, tra i quali il Canada e alcuni stati degli Stati Uniti. Colorado e Washington dal 2012, Alaska, Oregon, District of Columbia dal 2014, in California, in Massachusetts, in Maine e Nevada a seguito di un referendum nel 2016, infine dal 2020 in Illinois.

Nell’America Latina è legale in Cile, Colombia e Uruguay (primo stato al mondo ad aver reso nel 2013 la cannabis monopolio di stato).

Nell’intero continente africano l’unica nazione ad averla legalizzata è il Sudafrica, e anche in Asia esistono poche realtà, essendo legale solo in alcuni stati indiani quali Bihar, Orissa, Uttarakhand, Bengala occidentale.

Infine, in Europa la cannabis è legale soltanto in Spagna e nei Paesi Bassi, che attorno al suo consumo libero hanno costruito un introito turistico significativo.

E in Italia?

Il caso italiano è interessante. La cannabis è infatti legale in ambito terapeutico, lo Stato ne riconosce quindi l’utilità, ed è possibile l’acquisto e il consumo della cosiddetta cannabis legale o light, con un contenuto di THC inferiore allo 0,2%.

L’Italia non è ancora riuscita a prendere una decisione definitiva sulla possibilità di rendere legale la cannabis, pur avendo tentato nel corso degli anni di ammorbidire la legislazione corrente, procedendo parallelamente con l’introduzione della forma light.

Le indecisioni e le successive stasi politiche rappresentano fedelmente l’interesse che la politica italiana ha riservato a questo tema, e il modus operandi che in generale viene adottato nei confronti delle questioni relative ai diritti civili: agire in maniera liminare e lasciare che la giustizia colmi i vuoti della politica – come è accaduto per la legge Fini-Giovanardi, dichiarata incostituzionale.

È stata inoltre la Cassazione il 19 dicembre 2019 a stabilire che la coltivazione di modiche quantità di cannabis per uso proprio non costituisce reato, mentre rimane ancora illegale lo spaccio anche a titolo gratuito: basterebbe regalare della cannabis ad un conoscente per essere qualificati come spacciatori.

Cosa prevede il referendum sulla legalizzazione della cannabis

Il quesito referendario mira a rendere completamente legali la coltivazione e l’utilizzo per scopi ludici della cannabis. Ecco il testo del quesito referendario proposto:

Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309, avente ad oggetto “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza“, limitatamente alle seguenti parti: Articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso “coltiva”; Articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”; Articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni;”?”

Esaminiamo quindi le modifiche che il referendum vuole apportare partendo proprio dai due commi 1 e 4 dell’articolo 73. Nel comma 1, eliminando la parola coltiva si renderebbe legale la coltivazione della cannabis, continuando a perseguire legalmente altri tipi di droghe, che necessitano di processi di produzione che rimarrebbero puniti e perseguiti ai termini di legge.

1. Chiunque senza l’autorizzazione di cui all’articolo 17, coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede o riceve, a qualsiasi titolo, distribuisce, commercia, acquista, trasporta, esporta, importa, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo o comunque illecitamente detiene, fuori dalle ipotesi previste dall’articolo 75 e76, sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alle tabelle I e III previste dall’articolo 14, è punito con la reclusione da otto a venti anni e con la multa da euro 25.822 a euro 258.228.

Il comma 4, che stabilisce la pena detentiva dai 2 ai 6 anni di reclusione, sarebbe cancellato del tutto con il referendum, mantenendo invariata la pena pecuniaria per tutte le altre droghe. Ecco il comma 4 emendato:

4. Se taluno dei fatti previsti dai commi 1, 2 e 3 riguarda sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alle tabelle II e IV previste dall’articolo 14, si applicano la reclusione da due a sei anni e la multa da euro 5.164 a euro 77.468.

Infine, il referendum richiede modifiche all’articolo 75, che disciplina le restrizioni per chi viene arrestato per spaccio o detenzione illegale di sostanze stupefacenti.

Tra le misure disciplinari ci sono la sospensione della patente, il divieto di ottenimento del porto d’armi e il ritiro dello stesso se lo si possiede, la sospensione del passaporto e infine la cessazione del permesso di soggiorno per turismo o la possibilità di conseguirlo, se il reato è commesso da un extracomunitario.

I promotori del referendum hanno deciso di chiedere l’eliminazione del solo punto sulla sospensione della patente perché è ritenuto il più limitante della vita quotidiana di un cittadino.

Per motivi tecnici si è scelto di non eliminare gli altri punti, in quanto si potrebbe incorrere nel pericolo di incostituzionalità.

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Le posizioni della politica italiana sulla cannabis

Dopo aver visto cosa prevede il referendum sulla legalizzazione della cannabis, vediamo ora le posizioni dei partiti.

A destra, la Lega e Fratelli d’Italia si oppongono sia all’utilizzo ludico sia a quello medico della cannabis, nonostante le comprovate risposte positive sui malati e nonostante la cannabis abbia un effetto placebo non trascurabile nei confronti delle malattie incurabili, offrendo una possibilità alternativa all’accanimento terapeutico.

I due partiti di destra non hanno quasi mai affrontato l’argomento e quando lo fanno i toni diventano sprezzanti e segnati dal perenne stigma sociale del consumatore “drogato”, da riportare sulla retta via.

Una posizione decisa invece è quella mostrata da vari esponenti del Movimento 5 Stelle durante l’attuale legislatura. Nonostante l’argomento non facesse parte di nessuno dei due contratti di governo, da più parti è stata sollevata la possibilità di legalizzare la cannabis per spezzare un bacino economico importante per la malavita.

Anche dal vertice del movimento sono arrivate prese di posizione molto chiare sul tema: il 4 luglio 2020, dal suo blog, Beppe Grillo si esprimeva in maniera ampiamente positiva sulla possibilità di rendere legale la cannabis.

Chi invece non ha mai avuto un buon rapporto con i referendum è il Partito Democratico che, come per il referendum sull’eutanasia, ha scelto di lasciare ai propri iscritti libertà di scelta senza assumere una posizione netta di partito.

Matteo Orfini, uno dei politici più influenti nel Partito Democratico, ha lasciato intendere come la base dei giovani Democratici fosse ampiamente favorevole all’iniziativa, ma dai vertici non è arrivata nessuna decisione dirimente.

È ipotizzabile che le varie aree interne del Partito Democratico non riescano a giungere ad una sintesi, preferendo aspettare i risultati del referendum.

+Europa e Sinistra Italiana sono gli unici partiti presenti nell’attuale legislatura che mantengono una posizione chiara sul tema della legalizzazione. Il primo ha inserito nel suo programma elettorale la depenalizzazione dei reati connessi al consumo delle droghe leggere, ed è favorevole alla legalizzazione di tutte le droghe, mentre il secondo ha sottoscritto il quesito referendario ed ha mantenuto una posizione favorevole anche a livello di partito.

Sulla cannabis è anche in discussione alla Camera un testo parallelo presentato l’8 settembre 2021 dal deputato del Movimento 5 Stelle Mario Perantoni, che ha raccolto il parere positivo del Movimento, del Partito Democratico, di Liberi e Uguali, di Riccardo Magi (+Europa-Gruppo Misto) e del forzista Elio Vito, in contrasto con il resto del suo partito.

Il disegno di legge non legalizza la cannabis ma ne permette la coltivazione fino a un numero di 4 piante e il solo consumo personale per chi la coltiva. Italia Viva si è astenuta, mentre la destra ha presentato un testo parallelo votando contro la proposta di Perantoni.

Legalizzare le cannabis?

Occorre sottolineare come tutte le azioni proibizioniste attuate nel corso del novecento contro qualsiasi tipo di sostanza si siano rivelate fallimentari. Il nostro corpus legislativo sul tema è inadeguato e va superato, perché criminalizza una sostanza che nel 2020 è stata depennata dalle Nazioni Unite dalla lista delle sostanze più pericolose per gli esseri umani.

Legalizzare la cannabis non equivarrebbe ad un salto nel vuoto: l’esempio dei Paesi Bassi ha mostrato che il suo consumo non è aumentato, anzi è diminuito, togliendo vigore ad una presunta teoria – sostenuta soprattutto a destra – che se si comincia con la cannabis si finisce con le droghe pesanti.

La legalizzazione permetterebbe allo Stato di controllare un mercato che a causa del proibizionismo è in mano alla criminalità organizzata, di offrire ai consumatori un prodotto certificato e sicuro che, a differenza di altre sostanze che lo Stato offre (dalle sigarette all’alcool), causa meno danni di quanto si pensi.

Il responso dei cittadini è stato chiaro fin dalle prime ore della raccolta firme: la maggioranza degli italiani è pronta per la legalizzazione, adesso tocca al Parlamento trasformare questa decisione in realtà rispettando la volontà popolare che sembra avere sui temi più delicati e importanti più audacia e intelligenza di chi governa.

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Studente di storia presso l’Università di Pisa, è appassionato di tematiche di genere, storia e attualità. Come un pendolo, tra passato e presente, in cerca di giustizia ed equità. Scrive di politica italiana ed estera.
1 Commenti
  1. Domenico

    Speriamo sia la volta buona

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