Cosa prevede il referendum sull’eutanasia legale?8 min read
Reading Time: 6 minutesSi è conclusa il 30 settembre 2021 la raccolta firme per richiedere un referendum sull’eutanasia in Italia. È stato un successo, con oltre 1 milione di firme raccolte, quando ne sarebbero bastate 500 mila. Ma cosa prevede il referendum sull’eutanasia legale?
Il referendum intende abolire parzialmente la norma penale che considera l’omicidio del consenziente come una forma speciale di omicidio, impedendo di fatto l’introduzione dell’eutanasia.
Ma cos’è l’eutanasia? E cosa prevede il referendum sull’eutanasia legale?
Eutanasia: cos’è e dove è legale
Per eutanasia si intende un’azione compiuta volontariamente da un medico (eutanasia attiva) volta a garantire la morte indolore del richiedente o la scelta di astenersi dall’intraprendere qualsiasi tipo di azione atta a mantenere in vita il paziente (eutanasia passiva).
Entrambe le forme di eutanasia comportano la morte di un soggetto consenziente, in grado di esprimere la propria volontà finale. Nel caso in cui la legge vieti di compiere attivamente l’atto dell’eutanasia, esiste la modalità del suicidio assistito, nel quale il soggetto richiedente ottiene, attraverso l’auto somministrazione, i farmaci necessari alla morte biologica indolore.
La completa legalità della decisione autonoma di mettere fine alle proprie sofferenze, senza compromissioni legali per il medico o per chi coadiuva il richiedente, è possibile ad oggi in un numero limitato di stati.
Nell’Unione Europa, l’eutanasia è completamente legale in Belgio, Olanda e Lussemburgo. In Spagna è stata depenalizzata assieme al suicidio assistito nel 1995. In Ungheria è possibile solo l’eutanasia passiva su richiesta del paziente.
In Svizzera l’eutanasia attiva diretta è punita legalmente, mentre l’eutanasia attiva indiretta (ovvero la somministrazione di un farmaco per alleviare il dolore – come ad esempio la morfina – che potrebbe condurre alla morte come effetto secondario) e l’eutanasia passiva non sono regolamentate ma neanche punite legalmente.
Pratica invece regolamentata è il suicidio assistito, che spinge molte persone provenienti da tutta Europa e dagli Stati Uniti a recarsi in Svizzera per porre fine alla propria vita.
Negli Stati Uniti e in Canada non esiste una normativa unica, ma le possibilità variano da uno stato federale all’altro. In America latina la pratica dell’eutanasia è permessa in Colombia dopo un verdetto della Corte Costituzionale pur non esistendo una legge specifica, mentre in Argentina è permessa la forma passiva solo nei casi di malati terminali.
In Cina dal 1998 è possibile per i malati terminali usufruire dell’eutanasia, mentre in Thailandia è permessa l’eutanasia passiva anche a cittadini stranieri. Infine, in Australia hanno valore legale le direttive anticipate, mentre dal 2020 l’eutanasia è diventata legale a seguito di un referendum in Nuova Zelanda.
Eutanasia in Italia
L’Italia ha incontrato nel corso del tempo una situazione singolare. Si è creato cioè un vuoto normativo che potrebbe paradossalmente favorire l’apertura definitiva e giuridicamente protetta del fine vita.
Se da una parte si scoraggia l’atto dell’eutanasia equiparandolo ad un reato, dall’altra, nel novembre 2020, la Consulta ha dichiarato parzialmente illegittimo l’articolo 580 del Codice Penale riguardante l’istigazione al suicidio, l’accusa dalla quale Marco Cappato ha dovuto difendersi dopo aver assistito negli ultimi momenti di vita Fabiano Antoniani, per essere infine assolto dalla giustizia.
Come spesso accade nel nostro paese, i vuoti normativi sono quindi colmati dalla Giustizia ordinaria, come anche nel caso di Eluana Englaro, rimasta in stato vegetativo dal 1992 al 2009, fino a quando la famiglia della donna riuscì ad ottenere l’interruzione delle cure dal tribunale.
Analogo è il caso di Piergiorgio Welby del 2006. Questa volta però fu proprio il richiedente a chiedere con forza che gli venisse concesso il diritto di decidere di morire, e nel suo caso il medico anestesista Mario Riccio fu prosciolto da ogni accusa dal Tribunale di Roma nel 2007.
Cosa prevede il referendum sull’eutanasia legale
Il referendum sull’eutanasia voluto da associazioni, movimenti e partiti è il risultato di molti anni di battaglie politiche e giudiziarie attorno al tema.
Risale al 2013 una proposta di legge di iniziativa popolare sul tema, mentre la Corte costituzionale ha richiamato due volte le due Camere a legiferare sul tema. Ma negli anni il parlamento non ha risolto la controversia, ed è per questo che i promotori chiedono ai cittadini di esprimersi sulla parziale abrogazione dell’articolo 579 del codice penale.
Ecco dunque cosa prevede il referendum sull’eutanasia legale: il testo del quesito referendario chiede che dall’articolo 579 del codice penale venga eliminato parte del comma 1 dove vengono esplicitate le pene detentive per chi concorre alla morte del consenziente, l’espunzione di tutto il comma 2 che fa riferimento all’articolo 61 del codice penale in merito alle circostanze aggravanti comuni e infine una piccola parte del comma 3. Ecco di seguito per esteso il quesito referendario:
Volete voi che sia abrogato l’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) approvato con regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398, comma 1 limitatamente alle seguenti parole «la reclusione da sei a quindici anni.»; comma 2 integralmente; comma 3 limitatamente alle seguenti parole «Si applicano»?
Di seguito l’articolo 579 con le correzioni richieste dal quesito referendario:
Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con
la reclusione da sei a quindici anni. Non si applicano le aggravanti indicate nell’articolo 61. Si applicanole disposizioni relative all’omicidio [575-577] se il fatto è commesso:
1. Contro una persona minore degli anni diciotto;
2. Contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti;
3. Contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno [613 2].
L’articolo 579 emendato come chiede il quesito referendario permetterebbe quindi di normare l’eutanasia continuando a perseguire penalmente l’omicidio del consenziente, laddove sia commesso nei confronti di un minore di 18 anni, di una persona incapace di intendere e volere, e senza il consenso del richiedente, ma eliminerebbe qualsiasi forma di reato penale per chi coadiuva o favorisca l’ottenimento dell’eutanasia da parte del paziente richiedente.
Si aggiunga a questa riflessione che, nonostante l’eutanasia non sia legale, in Italia esiste un quadro normativo che disciplina il biotestamento, approvato in via definitiva dal Senato il 14 dicembre 2017, durante il Governo Gentiloni.
Si permette quindi al cittadino di esplicitare nel suo testamento biologico la volontà, in caso di incidenti gravi che compromettano le facoltà primarie e lo costringano a letto in stato vegetativo, di non proseguire le cure, senza però paradossalmente depenalizzare l’atto principale che è appunto svolto dal medico e che continua ad essere considerato come omicidio.
Referendum sull’eutanasia legale: la situazione politica italiana
La volontà di rendere legale l’eutanasia in Italia è una richiesta portata avanti dal movimento politico dei radicali italiani, guidato per anni da Marco Pannella, volto storico di tante battaglie per i diritti civili. Movimento trasversale senza una collocazione univoca, i radicali hanno cercato nel corso degli anni un sostegno bipartisan alle proprie iniziative.
Negli ultimi anni è arrivato il sostegno diretto di alcuni partiti politici, impegnati nella campagna di raccolta firme, quali ad esempio +Europa, Possibile (movimento fondato dall’ex parlamentare del PD Giuseppe Civati) e Sinistra Italiana.
Rimanendo nell’area del centro sinistra, il PD nazionale ha scelto di non scegliere, molto influenzato in questo dall’ala cattolica. Soltanto il gruppo consiliare del Partito Democratico delle Marche ha espresso piena adesione al referendum. Hanno espresso piena adesione alla battaglia referendaria anche i giovani del partito: i Giovani Democratici di Emilia Romagna, Piemonte, Trentino, Brescia, Caltanissetta, Monza e Brianza e Trapani figurano addirittura tra i promotori.
Anche il Movimento 5 Stelle si trova in una posizione simile: anche se ufficialmente il referendum non è stato sostenuto dai vertici, si è lasciato che attivisti e attiviste del movimento promuovessero banchetti per la raccolta firme nei territori.
Contrari a qualsiasi forma di eutanasia sono invece i partiti di destra e i moderati. Le obiezioni di partiti come la Lega e Fratelli d’Italia vanno dal no tout court per il rispetto della vita a oltranza fino ad azioni di vero e proprio ostruzionismo.
Salvini, ad esempio, ha lasciato intendere che l’iter in Commissione giustizia del referendum potrebbe seguire la stessa sorte del ddl Zan (ostaggio per mesi del leghista Andrea Ostellari, presidente della Commissione giustizia in Senato).
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, definì nel 2019 l’eutanasia “una sconfitta per il paese” e l’assoluzione di Marco Cappato come “sconcertante”.
Forza Italia politicamente è paralizzata dai due alleati di peso, di conseguenza ha espresso la stessa contrarietà in blocco nei confronti dell’eutanasia, una decisione tutta elettorale.
Infine, occorre una riflessione sull’obiezione di coscienza che attualmente in Italia rappresenta la foglia di fico dietro cui si nascondono i detrattori dei diritti civili, sia per interesse carrieristico che per ragioni etiche e personali, come nel caso del diritto all’aborto minacciato dall’alto tasso di medici obiettori.
La stessa situazione rischierebbe di porsi con l’eutanasia, se venisse legalizzata con il meccanismo dell’obiezione di coscienza, spingendo comunque molte persone a emigrare, ad esempio in Svizzera, per ottenere una morte dignitosa.
È proprio questo infatti l’obiettivo del referendum sull’eutanasia legale: rendere l’eutanasia un diritto riconosciuto che non costringa il richiedente a dover fare chilometri per poter morire serenamente secondo le proprie volontà.
Il gran numero di cittadini e cittadine che hanno firmato per il referendum fa intuire che l’opinione pubblica è finalmente pronta ad accettare un passo importante per la storia italiana.