Cosa ci fanno i militari italiani in Iraq?10 min read

24 Ottobre 2016 Mondo Politica -

Cosa ci fanno i militari italiani in Iraq?10 min read

Reading Time: 7 minutes
Cosa ci fanno i militari italiani in Iraq?
@wikilao

(traduzione dall’articolo di war is boring, autore Sébastien Roblin)


Le truppe italiane in Iraq cercano di impedire una catastrofe idrica. I soldati scelti che stanno proteggendo la diga di Mosul potrebbero essere nel mirino dello Stato Islamico.

L’Italia ha dispiegato elicotteri, droni, jet da combattimento e più di 1300 truppe di terra per la guerra all’Isis sul suolo iracheno. Il contingente di Roma include un battaglione di 450 soldati scelti che verranno impiegati per salvaguardare la diga di Mosul, situata in posizione strategica, mentre una società di ingegneria italiana si occuperà di riparare i punti critici. Se la diga si rompesse, causerebbe un’inondazione tale da sommergere Mosul sotto circa 20 metri d’acqua – e da devastare i terreni circostanti fino a raggiungere Baghdad, a distanza di 340 miglia.

In passato l’ISIS ha evitato di danneggiare la diga, in quanto la rottura creata avrebbe potuto distruggere proprio la città più popolosa che si trova sotto il loro controllo. Ma, dalle comunicazioni trapelate a settembre, pare che il gruppo di fanatici abbia una visione delle cose differenti, ora che sta per perdere il controllo di Mosul a causa delle forze irachene circostanti. Nel Maggio 2016 Benedetta Argentieri, giornalista di ‘War Is Boring’, ha raccontato le condizioni precarie della vulnerabile diga di Mosul, alta 113 metri.

Le fondamenta della diga poggiano su di un letto molle e solubile composto da gesso; esso tende ad erodersi e a generare cavità ad un ritmo sorprendente. Le cavità possono riempirsi d’acqua, fino a causare un aumento della pressione tale da spaccare la diga. Il miglior modo per prevenire ciò è tramite il costante riempimento delle cavità con la malta. Gli ingegneri hanno colato più di 95.000 tonnellate di malta da quando la diga è stata costruita, nel 1981.

Il U.S. Army Corps of Engineers (Corpo degli Ingegneri dell’Esercito americano) ha eseguito uno studio sulla diga nel 2006, descrivendola come “la diga più pericolosa del mondo” proprio per il problema dell’erosione. Se la diga si rompesse, secondo il U.S. Army Corps of Engineers, più di 11 miliardi di metri cubici d’acqua causerebbero un’onda di 20 metri, che spazzerebbe via Mosul dalla faccia della terra in quattro ore – e potrebbe addirittura inondare alcune parti di Baghdad sotto quasi cinque metri d’acqua. Mezzo milione di persone potrebbero morire. Il governo degli USA ha ritenuto il rischio talmente elevato da dare il via ad operazioni per la messa in sicurezza dell’ambasciata statunitense a Baghdad nell’evenienza che si verifichino inondazioni.

La diga si trova a soli 50 km da Mosul, città sotto assedio dell’ISIS – e a circa 10 km dalla principale linea del fronte. Il 7 agosto 2014, l’ISIS riuscì addirittura ad assumere il controllo della diga per un breve periodo. Nove giorni dopo, le forze aeree degli Stati Uniti e l’artiglieria curda iniziarono a colpire i combattenti intorno alla struttura. Una controffensiva curda allontanò definitivamente lo Stato Islamico dalla diga il 19 agosto.

L’occupazione da parte dei miliziani ha chiaramente danneggiato la struttura: i combattenti dell’ISIS hanno rotto uno dei cancelli che permettono l’uscita dell’acqua. Molti di coloro che lavoravano nella struttura sono fuggiti. Nonostante ciò, le autorità politiche irachene ed i dipendenti della diga protestano contro le dure valutazioni fatte dagli americani riguardo le condizioni in cui versa la diga.

Gli iracheni hanno sottolineato che la diga ha sopportato in passato enormi pressioni idriche senza rompersi – ammettono però di non essere equipaggiati con il materiale necessario per gestire le cavità che si sviluppano a profondità sotto i 120 metri.
Il U.S. Army Corps of Engineers ha installato strumenti per misurare la presenza di voragini a tali profondità, e, in un report del 30 gennaio 2016, sostiene di aver trovato un ‘livello senza precedenti di voragini trascurate’

Roma alla riscossa

Dopo negoziazioni e rinvii, il governo iracheno ha finalmente appaltato il contratto per la riparazione della diga all’unico offerente, l’italiana Trevi, azienda di ingegneria. Un team di specialisti è arrivato ad aprile 2016, e da allora Trevi ha iniziato a spostare tutti i propri macchinari, inclusa la tecnologia 3D per mappare il sottosuolo, e 92 camion pesanti, permettendo al proprio team di compiere operazioni di rinforzo più accurate di quanto lo staff iracheno sarebbe capace di fare. Attualmente il numero di tecnici italiani risiedenti nei pressi della diga è tra 300 e 450. 1200 curdi lavorano al loro fianco come dipendenti a contratto.

Un’azienda Americana, Aecom, si è aggiunta alle operazioni di riparo come parte di un contratto da 52 milioni di dollari separatamente stipulato con Baghdad. I suoi scienziati, ingegneri e geologi, fanno da supporto all’utilizzo di strumenti che, basati sulla navigazione internet, permettono di monitorare le condizioni della diga.

Un battaglione di truppe dell’esercito Italiano vigila sulle operazioni di ricostruzione. I primi 100 soldati del Task Force Praesidium sono arrivati nel maggio 2016. Fanno parte del Sesto Reggimento dei Bersaglieri di Trapani, Sicilia. I bersaglieri consistono in unità scelte di fanteria leggera fondate nel Regno di Sardegna durante il 1836, prima dell’Unità d’Italia. Indossavano cappelli neri con le piume, e si distinguevano per le loro abilità di tiro e la rapidità nel marciare. Oggi ci sono sei battaglioni del Reggimento dei Bersaglieri.

I bersaglieri hanno giocato un ruolo fondamentale nell’unificazione dell’Italia. Nel 1870, il dodicesimo battaglione fu protagonista della breccia di Porta Pia, a Roma, che segnò la fine del governo papale sulla città. Dopo la Prima Guerra mondiale, i bersaglieri adottarono le biciclette come loro principale mezzo di trasporto. Durante la Guerra Fredda ricevettero invece Veicoli Trasporto Truppe (VTT) monitorati e dotati di ruote. Il sesto battaglione dei bersaglieri è stato dispiegato in Iraq con veicoli Lynx 4×4 e VTT Bear.

Il Lynx è la risposta italiana all’americano Humvee. Comprende caratteristiche specifiche resistenti alle mine, incluso uno scafo interno a V elevato a mezzo metro sopra il suolo, un pavimento a struttura ripiegabile, e un sistema di armatura modulabile. Il Lynx pesa 6.5 tonnellate, può portare fino a quattro passeggeri ed è dotato di una mitragliatrice sulla cima. Il Bear è un VTT italiano resistente alle mine costruito per necessità logistiche – benché capace anch’esso di portare un’arma difensiva sulla cima. Il veicolo pesa diciotto tonnellate e può ospitare fino a dieci passeggeri nel comparto appositamente protetto.

I bersaglieri sono stati dispiegati in Iraq con mortai e armi anticarro. Inoltre, un comparto di elicotteri composto da quattro Mangusta, quattro Caiman per il trasporto, e 130 componenti – presi dai Reggimenti settimo e quinto della Brigata Assalto Aereo dell’Aviazione del Friuli – sono in grado di supportare, direttamente dalla loro base ad Erbil, le forze che proteggono la diga. Il Mangusta a due posti è l’equivalente italiano dell’elicottero d’assalto Apache utilizzato dall’esercito statunitense. Armato per resistere alle armi leggere anti-aircraft, il Mangusta è armato con un cannone da 20 millimetri e può portare capsule razzi e missili anticarro Hellfire. Il Caiman, di manifattura tedesca, può trasportare 20 soldati ad una distanza di 500 miglia. Un plotone di fanteria dal 66esimo Reggimento Aeromobile di Trieste della Brigata del Friuli è assegnato al comparto elicotteri per le missioni di salvataggio.

Operazione ‘Prima Parthica’

Prima dell’arrivo dei bersaglieri, Roma aveva già impegnato 750 militari per la guerra all’ISIS, come parte dell’Operazione ‘Prima Parthica’, che costa all’Italia circa 200 milioni di dollari all’anno. Il contingente più grande comprende truppe della Folgore, incluso il 187esimo Reggimento dei Paracadutisti di Livorno, ed il nono Reggimento Paracadutisti d’assalto, un’unità di forze speciali. Una risorsa sostiene che siano presenti anche truppe dal 185esimo reggimento dei Paracadutisti d’artiglieria.

I paracadutisti dirigono corsi di addestramento per i battaglioni dei combattenti Peshmerga curdi al Centro di coordinamento e addestramento curdo situato ad Erbil. L’addestramento comprende corsi base di fanteria che possono durare fino a sei settimane. Le lezioni avanzate includono lo sviluppo di abilità come il riconoscere e disinnescare bombe, rispondere ai cecchini nemici, pianificare operazioni, supporto all’artiglieria e tattiche urbane. Fino al 30 luglio 2016 il centro ha addestrato circa 9000 combattenti curdi.

Sono state riportate informazioni secondo cui 30 elementi appartenenti a forze speciali italiane dal nono Reggimento dei Paracadutisti d’assalto siano state dispiegate per supportare le truppe irachene nella battaglia di Ramadi. Circa dieci soldati delle forze speciali italiane tengono corsi di addestramento a Kirkuk – e un altro distaccamento designato come Task Force 44 si trova a Baghdad. Vi sono inoltre 100 carabinieri a Baghdad, che addestrano le forze di polizia irachene in materia di controllo dei disordini, indagini di polizia scientifica, diritti umani, tattiche SWAT, indagini antiterrorismo ed eliminazione di bombe.

Infine, 220 dipendenti delle forze aeree italiane del sesto Stormo -situato a Ghedi, Italia- si occupano del mantenimento e dell’utilizzo di quattro aerei d’assalto Tornado alla base aerea di Ahmed Al Jaber, in Kuwait. I Tornado volano sull’Iraq per compiere missioni di ricognizione dal novembre 2014, ed utilizzando telecamere Rafael Recepite.

Due droni Predator MQ-1C del 32esimo Stormo compiono missioni di sorveglianza. Gli addetti alla sorveglianza gestiscono i decolli e gli atterraggi dal Kuwait, mentre i piloti guidano via satellite dall’Italia per la maggior parte della missione. Un aereo cisterna KC-767A supporta il contingente delle forze aeree italiane. A maggio 2016 il distaccamento avrà compiuto più di 1250 missioni, totalizzando più di 7000 ore di volo.

La conquista della morte

Il contratto della Trevi per la riparazione della diga vale 296 milioni di dollari. I bersaglieri dispiegati costano circa 50 milioni all’anno. I mezzi di comunicazione italiani hanno criticato il dispiegamento delle forze per motivi di costo … e per la messa a rischio delle vite degli italiani.

Un analista ha sostenuto che le truppe siano un tentativo di risposta alla pressione della politica americana sull’Italia, affinché faccia sforzi maggiori contro l’ISIS. Considerato che anche le truppe Peshmerga pattugliano la diga, alcuni commentatori sostengono che lo stazionamento di truppe italiane intorno alla struttura non sia necessario – e potrebbe addirittura provocare un attacco dell’ISIS.

Nel settembre 2016 Wikilao, sito italiano di giornalismo investigativo, ha rivelato che l’intelligence occidentale ha ottenuto dettagli di un piano dell’ISIS per attaccare la diga di Mosul tramite intercettazioni.

“La pianificazione dell’operazione è appena iniziata” comunica il messaggio intercettato. L’“enorme” attacco, nome in codice Al Mazwat Mat o “Conquista della Morte”, coinvolgerebbe 200 combattenti ‘scelti’ dell’ISIS provenienti da Tunisia, Francia, Libia e Russia dispiegati direttamente da Raqqa, Siria, capitale dello Stato Islamico.

Il piano è che i combattenti si riuniscano nella città di Badush, 15 km fuori Mosul, dove l’ISIS sta scavando tunnel che possano avvicinarli alla diga. Il movimento dei combattenti per l’attacco ha ripetutamente messo in allerta le agenzie di intelligence occidentale.L’attacco principale avrebbe poi coinvolto 30 camion seguiti da una dozzina di kamikaze ceceni alla guida di autobombe,
Cannoni Howitzer a lungo raggio avrebbero dato supporto all’artiglieria, insieme a missili nascosti in camion refrigeratori. I cecchini avrebbero dovuto eliminare una ad una le guardie della diga.

L’ordine di lanciare l’offensiva sarebbe stato trasmesso da Abu Bakr Al Baghdadi, leader dell’ISIS. Il piano riflette esattamente lo scenario che la coalizione anti-ISIS teme di più. Ma, sorprendentemente, sembra ora che l’attacco non avverrà mai. Inoltre, penetrare il perimetro difensivo della diga potrebbe risultare difficile. Per quanto riguarda i curdi, i peshmerga a protezione della diga di Mosul includono i combattenti scelti noti come Zeravani. Un volontario norvegese che combatte al fianco dei Peshmerga ha pubblicato un video che ritrae un attacco dell’ISIS ad un avamposto curdo situato a sud della diga di Mosul, avvenuto il 4 aprile 2016. Nel video una autoblindo BRDM-2 che dirige l’attacco, viene data data alle fiamme dalle granate curde, azionate da razzi.

La Trevi ha iniziato i ripari della diga su larga scala nell’ottobre 2016. I lavori potrebbero continuare per quasi 18 mesi, e il ministro della difesa italiano, Roberta Pinotti, ha detto che le truppe di difesa potrebbero rimanere fino a 2 anni, se necessario. Per allora l’ISIS probabilmente sarà stata cacciata da Mosul. Le truppe italiane potrebbero rimanere per assicurare che la diga, che produce elettricità per 1,7 milioni di iracheni, non sia per loro fonte di pericolo e distruzione – a causa di un errore, o come risultato di un sabotaggio.

CONDIVIDI

23 anni, ho studiato Scienze Linguistiche a Milano. Eternamente indecisa. Ho vissuto un mese a Valencia e forse ne passerò un altro in Inghilterra; dopo aver partecipato come volontaria in un'associazione culturale ed in un festival di fotografia, ho iniziato a scrivere, l'unica passione sulla quale non ho mai cambiato idea.
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Iscriviti alla niusletter e resta aggiornato

Lascia la tua email qui sotto e rimani aggiornato con le ultime novità dal Blog di Le Nius
Puoi annullare l’iscrizione in qualsiasi momento facendo clic sul collegamento nel footer delle nostre e-mail. Per informazioni sulle nostre pratiche sulla privacy, trovi il link qui sotto.

Su cosa Vuoi Rimanere Aggiornat*?

Scegli lo scopo per cui vuoi ricevere le nostre Niusletter. Scegli almeno un’opzione per permetterci di comunicare con te

TORNA
SU