Cosa sono e come funzionano i corsi di integrazione in Germania9 min read

18 Febbraio 2019 Europa Migrazioni -

Cosa sono e come funzionano i corsi di integrazione in Germania9 min read

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L’autrice di questo articolo è Michela Manetti, laureata in Lingue e Letterature Europee e Americane a Tor Vergata di Roma, specializzata in lingua e letteratura russa, insegnante di italiano all’Università di Braunschweig in Germania. Michela ci ha inviato questo contributo attraverso il nostro modulo Partecipa! Se vuoi inviare anche tu il tuo contributo o proporci un argomento da trattare clicca qui e compila il modulo.

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Socialdemokraterna

Le migrazioni sono un fenomeno al tempo stesso globale e nazionale, e dentro questa contraddizione si fa una grande fatica a trovare soluzioni condivise, nonostante i recenti sforzi fatti dalla comunità internazionale con il Global Compact sulle migrazioni.

A parte questi passi, significativi ma ancora solo simbolici, nel concreto l’immigrazione rimane una questione nazionale, anche all’interno di unioni sovranazionali come l’Unione Europea.

Ogni Stato legifera in modo autonomo sull’immigrazione, e pare lontano il giorno in cui l’Unione Europea sarà messa nelle condizioni di adottare un codice unico di regolamentazione del fenomeno migratorio.

Per questo, al momento, sono presenti tante normative diverse quanti sono gli stati, ispirate a modelli diversi. I paesi che hanno una più lunga storia di immigrazione – Francia, Regno Unito e Germania – hanno sviluppato ciascuno un proprio modello di integrazione. Si parla infatti del modello inglese detto multiculturalista, il modello francese detto assimilazionista, il modello tedesco detto integrazionista.

In questo articolo ci occupiamo di quest’ultimo, che parte da questa domanda: gli immigrati possono far parte del nostro tessuto sociale senza stravolgere il proprio modo di essere e senza cambiare il nostro? Il modello di integrazione tedesco è il tentativo di rispondere a questa domanda, e i corsi di integrazione sono un pilastro di questo modello.

Per parlarne partirò dalla mia esperienza di italiana emigrata in Germania. Ho seguito i corsi di integrazione finanziati dal BAMF – Bundesamt für Migration und Flüchtlinge in Germania, l’Ufficio Federale per le migrazioni e i rifugiati, che fa parte del Ministero dell’Interno.

Ho vissuto sulla mia pelle cosa significa arrivare in un paese straniero, imparare la lingua, iniziare a muovere i primi passi da nuova cittadina, “doversi integrare”. Sono stata per mesi in classi con persone provenienti da diverse parti del mondo, con culture e storie alle spalle completamente diverse dalla mia.

Come funzionano i corsi di integrazione per stranieri in Germania

I corsi per l’integrazione non sono obbligatori per tutti: i cittadini europei possono viaggiare, risiedere e lavorare in un qualunque paese comunitario senza dover fare richiesta per il permesso di soggiorno. I cittadini della Comunità Europea non sono quindi obbligati alla frequenza di questi corsi. È sicuramente consigliabile accedervi se non si possiede alcuna o quasi conoscenza della lingua e si intende vivere e lavorare in modo stabile in Germania.

Di contro, i cittadini di paesi non comunitari dovranno avere solidi requisiti come un permesso di studio o di lavoro per poter permanere sul territorio tedesco. Se non conoscono la lingua tedesca e vogliono far richiesta di aiuti e sussidi statali, iscriversi a un corso professionalizzante denominato Ausbildung, richiedere lo status di rifugiato o ottenere la cittadinanza tedesca, avranno l’obbligo di frequenza e di superamento degli esami del corso d’integrazione.

I cittadini europei, una volta registrati al comune come residenti, possono iscriversi al percorso di integrazione, Integrationskurs, che comprende 600 ore di lingua tedesca, dal livello A1 al livello B1, l’esame di certificazione, Deutsch-Test für Zuwanderer, e un corso di cultura generale di 60 ore con relativo esame chiamato Leben in Deutschland.

Lo stato tedesco sconta il costo del corso di più del 50%. Se superi con successo l’esame di certificazione, lo stato elargisce un ulteriore bonus pari al 50% della spesa sostenuta. In pratica un corso di 600 ore, più un ulteriore corso breve di 60 ore, e relativi costi di iscrizione agli esami, costerebbe più di 4.800 euro. Ho pagato 120 euro circa anziché 400 euro ogni 5 settimane ovvero la durata di un ciclo di studio.

Per i cittadini extraeuropei non richiedenti asilo non vi è alcuna forma di agevolazione o rimborso. I richiedenti asilo invece accedono al sussidio del governo, più ulteriori agevolazioni per il trasporto pubblico e per l’affitto della casa, in base a diverse variabili quali il reddito, l’età, la condizione familiare, la scolarizzazione.

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Socialdemokraterna

Il corso di lingua comprende conversazione, grammatica, ascolto, come qualunque altro corso di lingua. In aggiunta è previsto anche un corso di cultura tedesca, che non solo è necessario per concludere il percorso formativo ma anche per richiedere successivamente la cittadinanza.

I moduli per il corso di integrazione vero e proprio “Leben in Deutschland” sono suddivisi in capitoli brevi di storia, geografia, simboli della Repubblica tedesca, cucina regionale, regole della civile convivenza, accenni al sistema politico e ai partiti in Germania.

L’esame consiste in 33 domande scelte tra 310 domande a risposta chiusa, 300 delle quali di carattere “nazionale” valide per tutto il territorio tedesco e 10 specifiche per il Bundesland (la regione) in cui si vive. Il test è semplice e bastano solo 17 risposte esatte per superarlo. Dal sito ufficiale del BAMF si può accedere al catalogo delle domande e fare i quiz per esercitarsi.

Una volta superato sia l’esame di lingua che l’esame di integrazione, si riceve per posta direttamente a casa un plico con i certificati spediti direttamente dal BAMF.  

I numeri dei corsi di integrazione in Germania

I nuovi iscritti ai corsi di integrazione nel 2017 sono stati 291 mila, e queste sono le nazionalità più rappresentate.

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Principali nazionalità degli iscritti ai corsi di integrazione | Fonte: BAMF

Dei quasi 300 mila nuovi iscritti ai corsi di integrazione in Germania nel 2017 ben 100 mila sono siriani, più del 30%. Seguono iracheni (9,4%), afghani (6,9%), eritrei e iraniani. I cittadini comunitari UE rappresentano in totale il 17%.

Di questi, gli iscritti sono stati per il 56,5% uomini e per il 43,5% donne, concentrati soprattutto nella regione Renania Settentrionale-Vestfalia (25%), Baden-Württemberg (13,1%), Baviera (12,3%) e Berlino (5,9%). Storicamente la regione Renania Settentrionale-Vestfalia è stata la destinazione dei Gastarbeiter, lavoratori-ospiti, impiegati nelle miniere del bacino della Ruhr.

In totale il BAMF stima che nel 2017 oltre il 90% degli studenti ha superato con successo l’esame di lingua “Deutsch-Test für Zuwanderer”, con un livello A2 (40%) e B1 (51%), livello considerato minimo per accedere al mercato del lavoro.

Dal 2005 al 2017 più di 2,7 milioni di persone si sono iscritte in totale ai corsi di integrazione per stranieri in Germania e circa i tre quarti di essi, ovvero circa 2 milioni di persone, lo hanno concluso con successo.

Il numero di persone iscritte ai corsi di integrazione è andato in continua crescita dal 2012, quando gli iscritti erano 94 mila, al 2016, quando hanno raggiunto il picco di 340 mila unità, per poi calare alle 291 mila del 2017.

Il dato è chiaramente connesso a quello delle domande di asilo in Germania, che sono cresciute a ritmi prima lenti dal 2013 e poi vertiginosi nel 2015 e 2016, per poi calare nel 2017.

Cosa ho imparato nei corsi di integrazione in Germania

Per la mia esperienza – sicuramente privilegiata essendo italiana – molto più che durante il corso di lingua, nel corso d’integrazione ho visto la capacità di interagire positivamente con la moltitudine di culture diverse che vi erano in classe.

Autorevoli ma non autoritari, i due insegnanti spiegavano ogni parte del libro, dalle questioni più semplici come la cucina regionale e i dialetti, alla composizione del Parlamento e l’organizzazione politica regionale. Non ho mai sentito commenti negativi, o una gerarchizzazione di culture e valori da contrapporre, nessuno scontro tra tedeschi versus “altri”, né da parte degli insegnati né da parte degli studenti.

La libertà di espressione, di pensiero, di religione, il rispetto delle differenze e il rispetto delle leggi tedesche sono i principi cardine sui quali è stato improntato il corso, che vengono trasmessi ricorrendo spesso ad esempi su temi anche molto delicati come la poligamia, la libertà femminile, il terrorismo.

Il libro di testo riportava ad esempio il caso di un tale Lokmann Mohammed, condannato a sette anni per terrorismo. Veniva descritto il processo, a proposito del quale il libro concludeva: “Lokman hat im Prozess den Rechtsstaat kennengelernt und seine Werte: klare Regeln, Korrektheit, Fairness”, ovvero:

Lokmann ha conosciuto attraverso il processo lo Stato di diritto e i suoi valori: regole chiare, correttezza e imparzialità.

A partire da questa lettura, l’insegnante ha proposto un momento di discussione libera in cui gli alunni hanno potuto discutere e concordare alla fine che le regole si rispettano ed è giusto punire chi non le rispetta.

Questo esempio che necessariamente ho molto semplificato rende l’idea di come nei corsi di integrazione per stranieri in Germania si punti a far passare l’idea che una società integrata è una società dove alcune regole devono essere condivise e rispettate da tutti, senza evitare di affrontare casi anche scomodi e potenzialmente conflittuali.

In generale quindi la mia esperienza è stata certamente positiva. Non avevo mai studiato il tedesco e ho iniziato il corso da zero, arrivando a superare l’esame di certificazione B1 in otto mesi, e subito dopo l’esame di integrazione (Leben in Deutschland). In classe ho potuto fare la conoscenza di tante persone provenienti da molti paesi diversi, stringendo nuove amicizie e familiarizzando con altre culture, maturando non solo dal punto di vista personale ma anche professionale: ho iniziato a lavorare pochi mesi dopo aver terminato il corso, anche grazie a quanto appreso in aula.

I corsi di integrazione in Germania: conclusione

Il modello tedesco mette al centro la legge dello stato come spina dorsale dei rapporti tra comunità. Porsi al di fuori o in conflitto con la legge, per un popolo che ha fatto del rispetto delle regole il proprio emblema, è inconcepibile. È questo che si cerca di far passare nei corsi di integrazione per stranieri.

A differenza del modello inglese che ha come punto debole una semi-ghettizzazione della popolazione migrante e del modello francese che richiede un’implicita rinuncia alla propria identità per aderire alla nuova identità francese, il modello tedesco sembra andare nella direzione di un’integrazione dove ciascuno può mantenere i tratti fondanti della propria identità purché questi stiano dentro i parametri base della legge. Questo modello permette di “essere tedesco” in modo diverso ma comunque riconosciuto come valido.

Le leggi però cambiano, si evolvono, possono essere messe in discussione o non essere applicate in modo equo. Da un lato la legge garantisce la libertà d’espressione e la libertà di religione, garantendo pari diritti tra uomini e donne e l’uguaglianza di tutti i cittadini, dall’altro le norme cambiano e si adattano alla società e alle nuove politiche.

Negli ultimi anni è in corso infatti una battaglia attorno a questo modello di integrazione. I partiti di stampo nazionalista e xenofobo quali Pegida e AfD (Alternative für Deutschland) pongono la Germania e il suo modello di integrazione davanti a una nuova sfida. Questi partiti vorrebbero, infatti, limitare fortemente l’ingresso di migranti, sostenendo che l’immigrazione e l’islam siano un pericolo per la società e la libertà tedesca, e criticando le politiche di accoglienza della cancelliera Angela Merkel.

La società tedesca però si sta dimostrando matura e aperta, alle varie manifestazioni xenofobe organizzate di recente ha finora risposto con altrettante contro-manifestazioni con lo slogan “Deutschland ist und bleibt bunt”, la Germania è e rimane a colori, difendendo un modello di integrazione che molti ritengono ancora adeguato.

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