Cinque consigli per pubblicare un libro (o per non farlo)6 min read

16 Marzo 2017 Cultura -

Cinque consigli per pubblicare un libro (o per non farlo)6 min read

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consigli per pubblicare libro

Hai scritto un libro? Vorresti vederlo pubblicato?

Sembra l’inizio di una delle tante mail promozionali che ti offrono servizi per lanciarti nel mondo dell’editoria, ma qui non si vende niente. Solo qualche consiglio, semiserio e un po’ cinico peraltro, per aiutarti a non partire col piede sbagliato.

Ma almeno è tutto gratis.

1. Non sei speciale

«Ho scritto un libro. No, sul serio, ho scritto un libro!». Abituatevi a non registrare eccessivo stupore sul volto del vostro interlocutore, mentre gli ripetete questa notizia con orgoglio. Se è esistito un tempo in cui aver scritto un libro, romanzo o saggio che fosse, poteva fare la differenza, oggi non è più così.

Scrivono tutti, e tutti pubblicano. D’accordo, non proprio tutti, ma le piccole e medie case editrici, l’editoria a pagamento e il self-publishing hanno aumentato a dismisura le possibilità di vedere la propria opera pubblicata e distribuita online e nelle librerie.

Chi non ha un manoscritto nel cassetto, chi non sogna di fare il successo di Stephen King o della Rowling dando alle stampe la propria storia rivoluzionaria, avvincente, che se la scoprisse Hollywood preparerebbe le valigie di dollari per acquisirne i diritti? Aumenta la quantità, aumenta la varietà, mentre calano qualità ed “effetto wow” tra amici e parenti. Che magari hanno pubblicato anche il loro personale libro sul Kindle Store di Amazon…

Primo consiglio: non farla più grande di com’è, non sentirti speciale. Sei uno dei tanti. Uno dei tantissimi.

2. Amici e parenti non contano

Ricordate il film di Checco Zalone Sole a catinelle? Il protagonista, rappresentante porta a porta di aspirapolvere, diventa in breve il venditore dell’anno. Una parlantina speciale? Una tecnica di vendita evoluta? Un prodotto sopra la media? No, il segreto è che, da buon meridionale, ha tante zie e cugine, tant’è che quando satura il mercato famigliare viene licenziato…

Quindi, cari aspiranti scrittori, ricordate che amici e parenti non contano. Verranno alle presentazioni – se sarete abbastanza fortunati da riuscire a organizzarle con una libreria o una biblioteca e se sarete abbastanza amati da avere un po’ di pubblico – compreranno il libro e lo commenteranno positivamente, ma non fateci affidamento. Il loro giudizio conta poco più di quello di una madre sullo scarabocchio di suo figlio.

A giudicare è il mercato, un mercato in cui voi rappresentate uno su milioni e in cui nessuno conosce il titolo del vostro romanzo, sempre che l’editore si sia ricordato di inserirlo negli store online. Un mercato che può essere scalato, beninteso. Ma per farlo servono i numeri: recensioni, pubblicità, offerte e l’arma più potente e incontrollabile di tutte, il passaparola.

Secondo consiglio: non esaltarti se vendete 100 copie nel vostro paese. Potreste finire come Checco Zalone nel film.

3. Gli editori non hanno fretta di leggerti

Una ricerca online vi mostrerà editori a decine, per non dire centinaia. E ne spuntano di nuovi continuamente. Ognuno di loro, anche quello fondato mezz’ora fa nello scantinato del vostro condominio, riceve decine e decine di manoscritti ogni giorno (vedi il primo consiglio). Se escludiamo i grandi editori, che probabilmente risolvono il problema con frequenti falò, è possibile che le piccole, medie e micro case editrici leggano o almeno “assaggino” tutte le proposte.

Ma la lettura e la valutazione di una mole simile di materiale richiede tempo, infatti solitamente le FAQ dei siti degli editori ricordano che bisogna pazientare almeno sei mesi e che non sempre si può pretendere una risposta in caso di rifiuto.

Ecco perché dovreste guardarvi bene da responsi fulminei ed entusiastici (tra l’altro, le due cose vanno sempre insieme, stranamente).

Se inviate un manoscritto e dopo poche settimane o addirittura giorni ricevete una mail o una lettera, magari dal titolare stesso, che vi annuncia che siete il nuovo Hemingway e che l’umanità non può attendere oltre prima della pubblicazione della vostra opera, fatevi un paio di domande. E date un’occhiata al contratto di edizione – che, sempre curiosamente, sarà già allegato alla lettera – alla ricerca di clausole che prevedano contributi iniziali, acquisto minimo di copie e fregature simili.

Terzo consiglio: non fidarti di giudizi troppo veloci e positivi, l’entusiasmo di un editore nasconde qualche imbroglio.

4. Consigli per pubblicare un libro: non passa un treno solo

Ci sei. È una vita che insegui il sogno, anni e anni di tentativi andati male, di limature, di correzioni, di fogli strappati e gettati alle spalle, di delusioni, di notti in cui il futuro sembra brillante seguiti da giorni in cui capisci che è ora di lasciar perdere… E adesso hai concluso il tuo romanzo. È perfetto. È esattamente come doveva essere.

Invii il manoscritto a cento editori. Ti rispondono due piccole case editrici che non hai mai sentito, ma il sito è incoraggiante. Vendono sui siti principali dove anche tu acquisti. Ti esprimono sinceri complimenti, ma ti indicano anche come migliorare ulteriormente il libro: insomma, fanno sul serio, lavorano bene. E poi mica potevi ambire alla Mondadori al primo colpo!

Però, fermati. Quanto hai lavorato su questo libro? Sei davvero sicuro che il treno passi solo una volta, che se non vieni selezionato oggi e da uno di questi cento editori non avrai altre chance in futuro? Sei certo di non poter aspettare qualche anno e vedere se il vento cambia, se le mode letterarie si aggiornano, se il tuo romanzo può avere una possibilità con un editore di un gradino più alto del primo che stai valutando?

Una volta che un libro è stato pubblicato e che ha ricevuto il proprio codice ISBN, è difficile avere una seconda possibilità. Se scegli l’editore sbagliato, che non dà il valore che speravi alla tua opera, difficilmente ne troverai un altro disposto a ripubblicare un manoscritto non più inedito.

Quarto consiglio: non avere fretta, considera se sia davvero l’ultima chiamata per il tuo romanzo o se convenga avere pazienza e fiducia.

5. È la passione che conta

Hai finito il libro. Ti sei dannato per trovare un editore valido. Hai rimesso mano all’opera come ti hanno consigliato. Hai investito tempo e denaro per promuoverlo. Hai mantenuto i piedi per terra. Ma il libro non vende, se vende non piace e se piace non lo fa abbastanza da attivare il passaparola o il meccanismo delle recensioni.

Sei un fallito? No, tranquillo. Non abbatterti. Nessuno ha detto che sarebbe stato facile.

E non esistono regole matematiche che affermino che se vendi tanto o fai parlare tanto di te hai scritto un buon libro. Nel tuo romanzo, incapace di andare oltre i confini del tuo quartiere per le più svariate cause, potrebbe esserci davvero qualcosa di buono che non ha trovato la via giusta per emergere. Forse lo riscopriranno i posteri, forse resterà una bellissima farfalla a cui nessuno ha fatto caso perché altrove un arcobaleno o un fiore attiravano di più l’attenzione.

Ma che importa? Non è forse bellissimo scrivere, indipendentemente da cosa succede dopo? Quanto ti sentivi bene, completo, realizzato quando trasformavi una pagina bianca in un mondo nuovo? Niente a che vedere con lo stress e l’ansia da risultato attuale. Dovresti smettere di divertirti solo perché poi non ci guadagni niente?

Quinto consiglio: scrivi per il piacere di farlo, senza secondi fini. L’arte e la creatività bastano a se stesse. Comprendendolo, avresti già imboccato la strada per la vera realizzazione personale.

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Classe '85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura (ho pubblicato cinque romanzi) ed i videogiochi, non disprezzo fumetti, calcio, cinema e cucina. Eterno bambino, amo la vita e credo che sia troppo breve per non interessarsi a... tutto!
2 Commenti
  1. Greenchess

    Completamente d'accordo con quanto scrivi. L'editoria editaliana ha modificato il business, o meglio, questo è cambiato per motivi di business. Scrivere è solo una parte del lavoro. Se non vuoi promuoverti, probabilmente non in molti ti leggeranno, ma almeno ti sarai liberato della "urgenza" di scrivere (quel libro). Altrimenti, in bocca al lupo! A me è capitato tutto quanto descrivi. Ora sono alla fase due: ancor prima di uscire, senza fretta, comincia a crearti un pubblico di potenziali interessati. Già perché, scrivere senza essere letti, per me, è metà della metà del percorso. Concordo sul fatto che però sia un po' assurdo che lo scrittore debba anche promuoversi, anche investire su se stesso. ...e gli editori allora...che mestiere fanno? ????

    • Jury Livorati

      Grazie per il commento. Personalmente, dopo la delusione che mi ha portato a fare miei i consigli da 1 a 3, ho ritrovato equilibrio e passione grazie a ciò che ho riassunto nei punti 4 e 5.

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