Come sta l’Unione Europea?8 min read

8 Novembre 2016 Europa -

Come sta l’Unione Europea?8 min read

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come sta l'Unione Europea?
@European Parliament

Negli Stati Uniti con Donald Trump presidente la tensione è molto alta, ma anche da questa parte dell’Atlantico non siamo messi meglio. Tra ripresa che arranca, crisi dei migranti che non conosce sosta, Brexit, elezioni in Germania e elezioni francesi quasi alle porte, la temperatura è altissima. Cerchiamo quindi brevemente di tastare il polso all’Europa e comprendere lo stato della nostra Unione, dell’Unione europea.

Quello che si può già anticipare è che sia qui che negli Stati Uniti in ballo c’è qualcosa di molto grande, forse l’essenza stessa della democrazia e lo stridere di equilibri che, bene o male, ci hanno portato dal dopoguerra fino ad oggi. Oltremanica il pasticcio dello scorso giugno si fa più grande di giorno in giorno. Mentre la sterlina perde valore e le tensioni sociali in Gran Bretagna crescono, l’Alta Corte di Londra ha sentenziato che il Governo inglese non potrà esercitare la royal prerogative – cioè il potere di legiferare o comunque prendere provvedimenti – senza autorizzazione del Parlamento.

Di per sé la più normale delle cose. E anche la più rassicurante. Il potere giudiziario, indipendente, afferma che il potere esecutivo soggiace al vaglio del potere legislativo. Montesquieu stappa lo champagne nella tomba dalla gioia. L’occidente ha fatto molti disastri, ma anche qualche buona pensata, tra cui la separazione dei poteri.

Eppure, eppure no. La notizia è stata accolta da molta parte dei media, e cavalcata da buona parte della politica, come un affronto, un insulto alla volontà della gente, un attacco alla sovranità del popolo. E qui siamo subito al punto nodale della questione. Sia in Europa, che negli Stati Uniti, si sono ormai scatenate forze politiche e mass media (fra loro collegati) che poco a poco, ma sempre più sfacciatamente, incendiano gli istinti più brutali di alcune fasce – sofferenti e non – della popolazione, prospettando come turpi le più normali dinamiche, persino le grandi conquiste della civiltà. Pensiamoci: un giudice britannico, applicando una norma britannica, ha ribadito il potere/diritto del parlamento britannico di pronunciarsi sull’operato del governo britannico. Queste sono le basi più elementari della salvaguardia della democrazia. Risultato: Farage, sì proprio lui che aveva abbandonato la politica, è già tornato alla ribalta dicendo che è pronto a portare 100.000 persone sulle strade fuori dalla Corte suprema. Certo, lo stesso Farage e i suoi sodali, Cameron in primis, si erano ben guardati dallo spiegare alla popolazione che essendo il referendum consultivo non avrebbe avuto nessun valore legale vincolante per il Governo, ma solo il valore politico – seppur innegabile – di un sondaggione di massa. Per fortuna che in Italia, nella nostra costituzione all’art. 1, sta scritto “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Fuori da queste forme e questi limiti, c’è la sovranità delle sfilate di Farage, o delle marce su Roma. Ricorda nulla?

l'Unione Europea resisterà a fascismi e populismi in continua avanzata?
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In Ungheria, il padrone dello Stato, non a caso il fascista Orban, da anni governa massacrando costituzione e democrazia, alimentando l’odio del suo popolo verso qualunque cosa venga dall’esterno. Per prima cosa l’Europa, intanto però mangia miliardi di aiuti provenienti dall’UE che hanno estratto il suo Paese dalla miseria. In secondo luogo, i migranti, contro i quali ha costruito un muro. Anche lui non ha saputo resistere alla tentazione del referendum plebiscitario, con il quale – esattamente al pari delle legge razziali di Mussolini – costringere la popolazione a respingere le proposte della Commissione europea per la ripartizione dei migranti. Gli è andata male, ma solo perché non si è raggiunto il quorum. Tra coloro che sono andati a votare è stato, appunto, un plebiscito.

In Austria, prima delle ultime elezioni presidenziali il governo non ha trovato di meglio, per correre dietro alla pancia di una parte della popolazione, che costruire un muro al Brennero. In Olanda, si vota per le elezioni generali a Marzo. Il governo attualmente in carica è di centro-destra. Gli attacchi più duri che riceve, attacchi che fanno breccia perfino nella tollerante Olanda, arrivano dall’estrema destra, ovviamente euroscettica e xenofoba, rappresentata dal biondo Geert Wilders, le cui dichiarazioni su migranti ed Europa fanno sembrare Farage un moderato. Non è da escludere che il suo partito prenderà il potere.

In Italia c’è stato un referendum e sappiamo com’è andata.

In Francia, nella prossima primavera si terranno le elezioni più importanti dal dopoguerra. E queste, dopo il risultato negli Stati Uniti, rappresentano il vero turning point per l’Europa e per il mondo. La possibilità che il Front National vinca è molto concreta. Gli argomenti dei lepenisti è persino inutile citarli, perché dare il loro nome alle cose è piuttosto liberatorio e più sintetico, e siccome abbiamo dovuto dare del fascista a Orban, non possiamo certo negare a Marine Le Pen il privilegio di essere definita per ciò che è. Se costoro dovessero affermasi in uno Stato cardine come la Francia, è difficile immaginarsi un’Europa e un mondo che siano gli stessi in cui si è sviluppata la nostra civiltà dal 1945 ad oggi.

Quali sono i riferimenti comuni di queste forze, fuori dall’Europa? Trump, negli Stati Uniti, e Putin in Russia. E i due, a loro volta, si fanno i complimenti reciproci e ricambiano apprezzamenti verso gli estimatori. Orban, Wilders, Le Pen, Trump, Salvini, Putin, Farage. Tutti sulla cresta dell’onda, tutti con gli stessi – ignobili – argomenti, tutti nutrendo il proprio elettorato di bugie, per cavalcarne le paure e tirare la corda fino allo stremo. Solo che prima o poi la corda si spezza. E ci siamo molto vicini.

È indubbio che la globalizzazione abbia creato delle nuove povertà, delle insoddisfazioni, delle tensioni in molte fasce della popolazione. Ma non ne ha certo creati più della distruzione indotta dalla guerre, o della miseria che queste precedeva o che ad esse a seguito. Il problema, però, è che oggi – come sempre prima di qualche grande disastro mondiale – alcune forze alimentano i problemi gettando benzina sul fuoco appena possibile e inventando balle dal nulla quando non hanno argomenti. La prima vittima di tutto questo, da questa parte dell’Atlantico, è l’Unione europea. La seconda, ma è un pari merito, è la democrazia.

L’UE è ormai derisa e attaccata su tutto. Quasi nessuno sa bene di cosa parla quando ne parla, però una sferzata all’UE ci sta sempre. E questo erode sempre più a fondo la percezione comune. Come disse un importante giornale inglese, in occasione della campagna anti-Brexit,

non si smontano 40 anni di bugie sull’Europa in un mese di campagna.

Stato dell'Unione Europea: tra populismi, referendum, elezioni e crisi economica
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Sta avendo successo il programma di chi vuole descrivere questa conquista, frutto insperato nato da guerre e divisioni, come un mostro. Ma chi ha ragione? Chi la difende o chi la attacca? L’UE ci difende dai problemi che la globalizzazione porta con sé o li amplifica? È la domanda a essere sbagliata. Ci poniamo la stessa domanda sulla Repubblica italiana o sul Regno dei Paesi Bassi? No. La realtà è che l’Unione europea è un’organizzazione travolta da quei problemi, così come tutti gli Stati. Di fronte a questi problemi, però, è una delle poche realtà al mondo che, nel limite dei suoi poteri, dà e può dare risposte. Lo scopriranno bene i milioni di lavoratori nel Regno Unito, che si troveranno abbandonati senza le tutele per i lavoratori previste dalle norme UE oggi vigenti anche in Gran Bretagna, in balia delle forze liberiste (a dir poco) nelle mani di cui si sono consegnati seguendo i pifferai magici nel fiume. E lo stesso vale per le regole sulla tutela dell’ambiente, della salute, per le norme che limitano le giravolte spericolate delle operazioni finanziarie delle banche, etc. Non è un caso che il leader laburista Corbyn – svegliatosi dal torpore giusto con qualche mese di ritardo – stia minacciando in Parlamento che, se tutte le norme UE in questi ambiti non saranno salvaguardate, voterà contro la Brexit nella House of Commons.

Insieme a questo, tuttavia, l’Unione europea ha delle falle. Come l’Italia, la Francia, la Germania, il mondo. Ma nel suo caso quasi tutte dovute a un semplice e drammatico elemento: l’Europa non può quasi nulla che gli Stati che la compongono non vogliano. Solo in alcune materie, ha pieni poteri. E in quelle si fa sentire. Negli altri, come per esempio in tema di immigrazione, non può nulla, sono gli Stati membri che hanno il potere di rifiutare le proposte dell’Europa. E come sappiamo, lo fanno. Lo schema è uno solo: prima le si impedisce di fare, poi la si accusa di non fare. Così facendo si getta un colpevole “esterno” in pasto all’opinione pubblica, cercando di salvarsi la faccia. E vale per tutto: migranti, banche, trasporti, conti pubblici. Tutto. Il risultato rischia di essere tragico.

Non si può fare stucchevoli liste di pro e contro. Non si può giudicare una realtà come l’UE in questi termini. La si deve considerare nel suo respiro e nel suo ideale, e nell’aver assicurato quella pace e quello sviluppo in cui siamo nati vissuti senza saperlo. Non si può sempre metterla in dubbio. Mettiamo in dubbio l’esistenza della Repubblica italiana se un governo fa una finanziaria sgradita? Il Molise fa il referendum per uscire dall’Italia perché ha troppi migranti? O cambia la narrazione, o la politica ritrova il coraggio di spiegare la complessità delle cose complicate, rendendole comprensibili, o lo stato dell’Unione sarà sempre peggiore, e sarà una rovina. Per questo però, ci vorrebbero coloro che l’Europa l’hanno fondata, non quelli che corrono dietro ai voti spacciando per democrazia la distruzione della democrazia. Quello che la globalizzazione non è riuscita a fare, lo faranno loro. I signori di cui abbiamo parlato prima, ma votati dal popolo. È questa la tragedia che si rischia da Mosca a Washington, passando per Bruxelles.

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Milano, Dublino, Londra e Bruxelles. Specializzato in diritto bancario, dei mercati finanziari e dell'Unione europea, collaboro con le facoltà di Economia e Diritto di alcune università europee.
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