Click #9 – Magic Moments parte I4 min read

3 Marzo 2014 Giochi -

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Click #9 – Magic Moments parte I4 min read

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magic_the_gatheringUn collegamento casuale, non cercato né voluto, ma dettato dall’entropica connessione globale, per cui la realtà è un aggrovigliato insieme di cavi elettrici, lungo i quali gli impulsi viaggiano secondo percorsi imprevedibili. Il nono pulsante evoca un Wurm devastatore. Ed è una delusione (più avanti capirete perché).

Ogni volta che scopro che esistono ancora le carte di Magic mi stupisco. Mi stupisco perché sono un gioco della mia giovinezza e io ormai tanto giovine non lo sono più, per cui mi ritrovo a compiacermi di avere qualcosa in comune con i giovini di oggi. Mi ritrovo a pensare – è successo giusto pochi giorni fa – che anche loro, un giorno, avranno tanti (più o meno) felici ricordi legati a questo gioco di carte e che alcuni di questi ricordi saranno andati a formare la loro personalità adulta. Per cui ho deciso di andare a rovistare tra alcune di quelle memorie di Magic, per capire cosa hanno significato e significano tuttora per me.

L’odore del napalm al mattino – Il primo ricordo che ho di Magic rimanda alla sfera olfattiva. Avevo suppergiù dodici  anni e mi ero fatto regalare il mio primo mazzo e lo avevo appena aperto, stupendomi dell’odore delle carte. Era moderno e antico allo stesso tempo. Fresco di stampa, carico di promesse e di speranza. Inebriante. Fatemi annusare un mazzo di Magic appena scartato e ancora oggi mi sognerò alla guida di un esercito di mostri assortiti.

wurmLe dimensioni non contano – Tra le primissime carte che ho avuto, c’era il Wurm devastatore, una specie di drago serpentiforme che aveva 6 di forza e 4 di difesa, ovvero più di qualsiasi carta possedessero i miei amici, anch’essi neofiti del gioco. Ci sembrava potentissimo. Ero convinto di avere una delle carte migliori possibili tra le mani. Invece, scoprii, era una sòla, a causa dell’alto costo per evocarlo (due foreste e quattro terre a scelta) che lo rendevano difficilmente giocabile. Ricordo ancora la mia delusione quando compresi questa verità, ma allo stesso tempo imparai che la velocità di gioco spesso conta molto più della forza bruta.

Specializzazione – Sempre ai miei primi passi, siccome non avevo ancora molte carte, mi ero per forza di cose costruito un mazzo con carte di tutti e cinque i colori. Pensavo che fosse normale e anche consigliabile. Ricordo ancora le sonore bastonate che presi dal mio vicino di casa più grande, che aveva un mazzo di due colori, molto più efficiente del mio perché riusciva a giocare le carte più facilmente. Lì compresi l’importanza di scegliere non più di due tra i cinque colori a disposizione, perché se non ti specializzi sei fottuto. Alle volte è così anche nella vita reale.

Il falsario – Una volta comprese meglio le dinamiche del gioco, cominciai a frequentare un po’ Giochi dei Grandi, un negozio in centro a Milano dove si trovavano i ragazzi per giocare a Magic e scambiare le carte. Un giorno un ragazzo più grande di me cercò di convincermi a scambiare una carta piuttosto buona con una delle sue, in teoria di pari livello. Accettai, ma c’era qualcosa che non mi convinceva. Ci arrivai solo una volta a casa: non era una carta vera, ma una fotocopia quasi perfetta attaccata su un’altra carta. Che fregatura!

Il bullo – Un giorno, fuori dal negozio un tizio più grande e dall’aspetto vagamente inquietante approcciò me e un mio amico e ci propose di andare in un vicolo là dietro a scambiare le carte con calma. Un ragazzo inquietante e un vicolo isolato? Ottima idea! Accettammo di buon grado – del resto che cosa poteva andare storto – e lo seguimmo. Poi ebbi come un’illuminazione e compresi che c’era qualcosa di sospetto: perché non potevamo scambiare le carte nel negozio? Per fortuna avevo con me due mazzi da scambio: uno con carte di valore, un altro con carte inutili, a fare da riempitivo. Quando ci chiese di vedere i nostri mazzi gli diedi quest’ultimo. Una volta che li ebbe in mano, dichiarò: “Ora questi sono miei”. Ok. Eravamo in due. Ma lui era più grande, palesemente più cattivo e noi due mezze seghe. Glieli consegnammo senza protestare. Per fortuna, però, ho limitato i danni. Questa esperienza, unita a quella del falsario, mi ha insegnato a non fidarmi della gente. Lezione fondamentale!

Per oggi le memorie magiche finiscono qui, ma ce ne saranno anche per la prossima volta. Click, il decimo pulsante accende… beh, diamine, in pratica ve l’ho già detto che cosa accende!

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Ciao a tutti, mi chiamo Agu e ho un problema con l’alce. E pure con i correttori automatici. Sono giornalista freelance. Pubblico racconti e disegnetti sul mio blog, Come un dinosauro in un bicchier d’acqua. Se ne avete voglia, dateci un occhio. Prima o poi ve lo restituiremo.
8 Commenti
  1. marco

    Mazzo Zombie tutta la vita!!!!

  2. Agu

    E' vero... i mazzi "tematici". Una volta avevo provato a fare un mazzo-goblin e tutto sommato non era neanche malaccio :)

  3. Daniele

    Io avevo un mazzo bianco e blu basato sui controincantesimi e sui circoli di protezione. Non vincevo quasi mai.

  4. Agu

    Bianco+blu era uno dei miei abbinamenti preferiti, ma anche rosso+verde superviolento non era male...

  5. Paolo Dell'Oca

    Dopo il pentacolore e prima del Grande Furto solo verde&nero.

  6. Agu

    Grande Furto? Racconta...

  7. Paolo Dell'Oca

    Marzo 1996, direi. Ma potrei sbagliarmi. Un ottimo scambio a più carte: avevo piazzato delle Leggende inevocabili in cambio di una terra doppia, un Vassallo di Gea e qualche artefatto pregio.A seguire una partita di basket sul campetto di porfido, l'Invicta ad aspettarmi a pochi metri. Poi il ritorno sul 33. Mi siedo, attendo qualche secondo. Apro lo zaino per rigirarmi tra le mani i nuovi ingressi e fantasticare su strategie vincenti.La mia custodia di finto cuoio con lucchetto non è dove l'avevo messa. Al suo posto rimane il vuoto.

  8. Luca Bertieri

    Quando non ero più tanto giovane, rispolverai il mio mazzo bianco e blu per socializzare con una persona che interessava ma mi intimidiva. Mi sembrava irraggiungibile e a parte l'aula in cui frequentava un corso prima del mio corso di storia medievale avevamo poco in comune...avendo visto più volte che sistemava il suo mazzo nel cortile ghiacciaia pensai "perfetto, mi presento con il mazzo e facciamo una partita". E così fu (stalking 101). Presi una sonora batosta...e un caffè. E un numero di telefono.

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