Claudio Chiappucci e l’impresa del Sestriere6 min read

8 Maggio 2014 Uncategorized -

Claudio Chiappucci e l’impresa del Sestriere6 min read

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18 Luglio 1992, un sabato caldissimo anche ad alta quota tra le Alpi, al confine tra Francia e Italia. Il Tour de France è in pieno svolgimento, ed è in programma uno dei tapponi alpini. Si sta per entrare nella fase decisiva, siamo alla fine della seconda settimana. In maglia gialla c’è un francese, il sorprendente Pascal Lino, ma la maglia gialla virtuale, l’uomo da battere è sempre lui, Miguel Indurain, il Navarro, il Bel Tenebroso, trionfatore delle ultime due edizioni del Tour. Il Navarro ha una buona posizione di classifica, come sempre, le lunghissime tappe a cronometro previste dal Tour de France, gli avevano garantito un buon vantaggio nei confronti dei suoi rivali, per cui poteva permettersi di affrontare la tappa di montagna nella maniera che gli era più congeniale, ossia la difesa.

I suoi rivali più pericolosi erano soprattutto due italiani, Claudio Chiappucci e Gianni Bugno. Claudio Chiappucci, da Uboldo, paesino del varesotto, abile scalatore, ottimo discesista è un ciclista generoso e istintivo, pochi calcoli, tanto cuore, ma gli manca sempre qualcosa per la vittoria. Un secondo posto a sorpresa nel Tour del 1990, superato nell’ultima tappa a cronometro dall’americano Greg Lemond, dopo aver indossato per circa dieci giorni la maglia gialla, terzo posto nel Tour 1991 alle spalle di Miguel Indurain e Gianni Bugno, secondo posto al Giro d’Italia nel 1991 dietro Franco Chioccioli e nel 1992, alle spalle del solito Miguel Indurain.

Gianni Bugno, da Monza, passista, discreto uomo crono, validissimo nelle corse a tappe e in linea, vantava un Giro, dominato dalla prima all’ultima tappa nel 1990, un secondo posto al Tour nel 1991 e il mondiale su strada vinto a Stoccarda sempre l’anno precedente. Per prepararsi bene al Tour, Gianni Bugno aveva saltato a sorpresa il Giro d’Italia.

Mai come in questa tappa quindi gli occhi erano puntati sui due ciclisti italiani. Una tappa che parlava italiano prima ancora che iniziasse. La partenza infatti era a Saint Gervais, Isère, Alpi Francesi e l’arrivo era a Sestriere in Italia, sulla stessa salita che 40 anni prima vide trionfare Fausto Coppi, dopo una lunghissima fuga solitaria. Cinque Gran Premi della montagna, Col De Saisies, Cormet de Roselend, il maestoso Iseran (hors categorie) per poi arrivare in territorio italiano con il Moncenisio, la discesa di Susa e l’ultima scalata verso Sestriere.

Claudio Chiappucci e l’impresa del Sestriere

Claudio Chiappucci, intervistato dalla TV Francese, alla partenza sembra essere carico, e molti si aspettano un suo attacco. Nessuno però poteva immaginare la tempistica. Si lancia con un gruppetto di nove corridori già sul Col De Saisies e nella discesa attacca, mettendosi in testa al gruppetto tra cui figurava Richard Virenque. Il Diablo, così era chiamato il piccolo ciclista varesino, detta il ritmo sia in salita che in discesa. Finisce per staccare tutti e sulla salita dell’Iseran si trova in fuga da solo. Nonostante mancassero 125 km al traguardo. Una tattica che sembrava folle, nessuno pensava che la fuga avrebbe potuto avere successo.

Alle 13 anche il Telegiornale dava la notizia che Claudio Chiappucci, con la maglia a pois, del leader del Gran Premio della montagna, era in fuga solitaria. Dietro gli avversari sembravano voler aspettare per rispondere alla follia di Chiappucci. In vetta all’Iseran Chiappucci transita da solo, con 2’20’’ su Conti e Virenque, 2’30” su Chioccioli e la sorprendente maglia gialla Pascal Lino, 3’45” sul gruppo di Indurain e Bugno. Lemond e Luc Leblanc sfiancati dal caldo e dalla fatica erano già crollati.

Tra l’Isoard e il Moncenisio, l’omino a pois per qualche km è anche maglia gialla virtuale. Allora dietro inizia a muoversi qualcosa. Bugno, aiutato dal gregario Rondon attacca, Indurain risponde. Alle loro spalle si crea un altro duo, Hampsten (vecchio vincitore di un Giro d’Italia) e Franco Vona, ottimo scalatore azzurro. Si arriva in questo modo all’ultima salita del Sestriere dopo quasi sette ore di corsa. In testa c’è Chiappucci, col volto sempre più segnato dalla fatica, con la barba che sembrava crescere ed infoltirsi ad ogni pedalata. Dietro c’è il quartetto Bugno, Indurain, Vona e Hampsten a circa due minuti di ritardo. Oramai i sogni di maglia Gialla sembrano essere svaniti, ma la speranza che Chiappucci arrivi primo al traguardo c’è ancora, pur se i segni della fatica sono sempre più evidenti nelle prime rampe verso il Sestriere. Dietro Franco Vona scatta, portandosi dietro Miguel Indurain. Gianni Bugno non ce la fa a stare dietro e va in crisi, così come Hampsten.

Chiappucci continua la sua drammatica salita, e il suo distacco diminuisce pericolosamente. Dietro Indurain sembra pedalare sicuro, ha la faccia di chi vuole andare a prendere Chiappucci, stoppando per l’ennesima volta il suo tentativo di fuga. Come dire, anche il tentativo più eroico, spettacolare e romantico, sarà annullato dal Grande Calcolatore Navarro. Chiappucci fatica tra due ali di folle impazzite, che vorrebbero sospingerlo, ma che quasi finiscono per ostacolarlo. Dietro Franco Vona si stacca, Indurain e oramai a 45 secondi, quando mancano poco più di 2km, che in salita dopo sette ore sono un’eternità.

Sembra delinearsi la più crudele delle beffe per El Diablo. Ma spinto dalla voglia di arrivare, e vedendo che il traguardo sempre più vicino, l’entusiasmo della folla, Chiappucci sembra trovare quelle residue energie che gli fanno cambiare passo. Arriviamo al triangolino rosso dell’ultimo chilometro, e Chiappucci sa che è l’impresa è praticamente compiuta, e continua a pedalare verso il traguardo. La sorpresa arriva alle spalle di Chiappucci, mentre tutti si aspettano Indurain, ecco spuntare al secondo posto Franco Vona. Ebbene si, anche il Navarro era andato in crisi.

Claudio Chiappucci taglia il traguardo in lacrime, la folla è impazzita, la voce storica di Adriano De Zan è commossa, 192 km di fuga, si è scritta una pagina fantastica del ciclismo. Al secondo posto giunge Franco Vona, e dietro Miguel Indurain giunge con 1’45” di ritardo perdendo nell’ultimo chilometro un minuto. Paradossalmente sarebbero stati comodissimi, nonostante l’immane sforzo a Chiappucci un paio di chilometri in più. Ma in una giornata così, non c’è spazio per le recriminazioni. Solo gioia, tantissima e ammirazione per il coraggio folle di un campione.

Il Tour sarebbe stato vinto da Indurain, Chiappucci arrivò secondo e Gianni Bugno terzo. Sarebbe stato l’ultimo podio al Tour de France per Claudio Chiappucci. Un ciclista generoso, che avrebbe meritato qualcosa in più dalla sua carriera. Ma che passerà alla storia come l’Eterno Secondo, con tre podi al Tour e tre podi al Giro. È stato sfortunato a nascere nell’era di Indurain con le grandi corse a tappe che finivano sempre per favorire i passisti rispetto agli scalatori. Ma il riconoscimento di essere stato l’avversario più duro per un campionissimo come Indurain oltre all’affetto della gente possono essere un degno premio di consolazione per il ciclista di Uboldo.

Da li a pochi anni, El Diablo sarebbe stato compagno di squadra di un altro ciclista che per molti versi era simile a lui, ma ancora più folle e più forte. Un ciclista che avrebbe raggiunto traguardi che Chiappucci non ha mai raggiunto, e che avrebbe scritto una storia ancora più intensa, sia nella gioia, che ahinoi nel dolore. Parliamo dell’indimenticabile Pirata. Ma questa è un’altra storia. Oggi vogliamo ricordare questa impresa e questo ciclista, che più di tutti ha contribuito a farmi amare questo sport. Prima che venisse macchiato indelebilmente da tragedie e scandali.

Immagine| sweatngears.wordpress.com

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3 Commenti
  1. Fabio Colombo

    Grande! Chiappucci era il mio ciclista preferito nella pre-adolescenza… anche se ammiravo tantissimo anche Indurain. mi sono sempre intristito al pensiero che Chiappucci non sia mai riuscito a vincere una corsa a tappe, ma forse è anche questo che me lo ha reso così romantico. Complimenti per l'articolo!

  2. Libero Labour

    Mi associo ai complimenti di Fabio. Il Diablo era il mio ciclista preferito, la tappa del Sestriere la ricordo come se fosse ora... avevo 9 anni, ero da mia nonna, ed era un afosissimo pomeriggio calabro... e ricordo anche - chissà perché - la sovraimpressione "maillot jaune virtuel". Il giorno dopo, titolo sobrio dei giornali, quanto mai meritato: Chiappucci come Coppi. Grazie Vincenzo per questa madeleine chiappucciana... e per quest'anno forza Nibali, chissà che non ci faccia sognare un po'.

  3. Emilio

    Chiappucci divenne da quel giorno il mio mito e il suo carattere il mio modello di vita! Ho un bellissimo e fortissimo ricordo di quella tappa: vista su un vecchio televisore in bianco e nero, in vacanza in Lunigiana nella casa dei miei nonni, io, mio nonno materno e mio padre che dopo pochi giorni sarebbe ritornato al nord a lavorare. E alla fine della corsa i vecchi del paese fuori dal bar a commentare e a ricordare il parallelismo con Coppi. Sono emozioni che mi porterò sempre dentro grazie a El Diablo... Grazie per l'articolo!

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